Cinema Festival Recensioni

La trama fenicia: Wes Anderson tra simmetrie, sarcasmo e redenzione. Ma non è (vera) una svolta

Benicio del Toro e Mia Threapleton in una commedia surreale che punta ancora molto sull’estetica, ma che lascia anche ben sperare

Pubblicato il 19 maggio 2025 di Andrea D'Addio

Negli anni Wes Anderson ha attraversato una transizione stilistica e strutturale sia nel tono narrativo (la sostanza) che nella costruzione scenografica delle sue storie (la forma).

Escludendo i film di animazione, si può dire che la prima fase è quella di Un colpo da dilettanti, Rushmore, I Tenenbaum, Le avventure acquatiche di Steve Zissou, Il treno per Darjeeling e (anche se è più un ponte verso ciò che arriverà dopo) Moonrise Kingdom: storie umane, per quanto filtrate dalla sua estetica, con location reali o comunque credibili.

Alla seconda, e cioè favole corali, iper-stilizzate, dall’ironia surreale, divise normalmente in capitoli e visivamente a metà tra affresco illustrato e teatro in miniatura, appartengono The Grand Budapest Hotel, The French Dispatch, Asteroid City e, per l’appunto, il suo nuovo lavoro, The Phoenician Scheme, La Trama Fenicia, presentato in concorso al Festival di Cannes 2025.

Come in ogni recente film di Anderson, la trama è al tempo stesso semplice nella struttura di base e caotica nei dettagli. Zsa-Zsa Korda (Benicio del Toro) è un ricco e spietato industriale degli anni ’50 che, nonostante abbia nove figli maschi, decide di nominare sua erede la figlia ventenne Liesl (Mia Threapleton), novizia destinata a prendere i voti. La decisione, o meglio, la trama che ha in mente, innesca una serie di viaggi (ognuno è un capitolo), trattative e attentati, mentre padre e figlia si confrontano su affari, etica e memorie familiari. Attorno a loro ruota il solito cast stellare, che include sia veterani come (andiamo in ordine decrescente) Bill Murray (10 film assieme), Willem Dafoe (6), Scarlett Johansson (4), Bryan Cranston (3), Jeffrey Wright (2), Tom Hanks (2), Rupert Friend (2), Mathieu Amalric (2) e Benedict Cumberbatch (1), sia new entry come Benicio Del Toro, Riz Ahmed, Charlotte Gainsbourg, Michael Cera e Mia Threapleton, di cui parleremo meglio più avanti.

Il tono è quello tipico della fase più recente di Anderson: commedia surreale, a tratti slapstick, a tratti quasi contemplativa. Si ride, a volte con gusto, a volte con un sorriso stiracchiato. Spesso, però, ci si limita a pensare “carino”, senza che la scena lasci davvero il segno. Il problema, come già accaduto nel recente passato, è che la storia in realtà non sembra interessare a nessuno, nemmeno ad Anderson. Appare più come un pretesto per mettere in scena bozzetti visivi e situazioni eccentriche. Quando però la formula funziona – come nella sequenza iniziale, con Korda sul jet privato che sopravvive a un attentato e finisce in un “paradiso” in bianco e nero con Bill Murray nel ruolo di Dio, o quando si decide l’esito di un contratto giocando a basket – il film si accende brevemente. Sono però guizzi sporadici.

The Phoenician Scheme ha comunque il merito di essere più leggibile e narrativamente compatto rispetto, ad esempio, a The French Dispatch, per rimanere su film passati da Cannes. Qui non ci si perde in mille sottotrame o virtuosismi editoriali: la storia ruota attorno a due personaggi principali e, sebbene mantenga la struttura episodica e capitolare tipica, è facile da seguire. Non solo: c’è anche un intelligente lavoro sui personaggi. Nonostante tutto sembri vertere su di lui, il vero protagonista non è Del Toro, ma la giovane Mia Threapleton, che Anderson trasforma in una nuova musa. È lei, con la sua trasformazione da suora a donna indipendente, ad avere un vero e proprio arco narrativo drammatico e coerente, capace di generare un minimo di coinvolgimento.

The Phoenician Scheme è un’ulteriore variazione sul tema dell’universo andersoniano, ma, a differenza del suo recente passato, qui si intravede una certa voglia di trovare una forma narrativa riconoscibile. Del Toro e Threapleton funzionano, e la loro chimica tiene in piedi un film che, pur restando frammentato, trova momenti piacevoli. Chi è stanco della ripetizione andersoniana probabilmente continuerà ad annoiarsi. Chi invece continua a trovarvi fascino e gioco, lo apprezzerà, e forse riterrà che sia un piccolo segnale che Anderson non ha ancora smesso di cercare qualcosa di narrativamente autentico, come faceva all’inizio della sua carriera.

La trama fenicia uscirà il 28 maggio nei cinema italiani

CONSIGLIATI