Cinema

Until Dawn: Fino all’alba – La chiusura del cerchio

Un film tratto da un gioco ispirato ai film, in un grande momento per i videogame, su schermi grandi e piccoli.

Pubblicato il 23 aprile 2025 di DocManhattan

Domani, 24 aprile, arriverà nelle sale italiane Until Dawn: fino all’alba. Potrebbe sembrare solo un film horror, e invece è l’anello di una lunga catena che dimostra come i videogiochi, oggi come oggi, siano ovunque nelle nostre vite. E abbandonate gaffe e incertezze dei decenni scorsi, con le loro trasposizioni per grande e piccolo schermo vogliono prendersi un’altra fetta del nostro tempo, colonizzandolo con nuove avventure delle IP più famose. O anche meno famose, come in questo caso. Quasi dieci anni fa, nell’estate del 2015, Until Dawn era solo un gioco per PlayStation 4 fortemente ispirato agli slasher movie. Due lustri più tardi, ne è stato tratto un film vero e proprio, diretto dal David F. Sandberg dei due Shazam! (ma soprattutto, visto che parliamo di horror, di Lights Out – Terrore nel buio e Annabelle 2: Creation). Una chiusura del cerchio, visto che il gioco, nel 2015, faceva di tutto per sembrare un lungo, lungo lungometraggio.

 Until Dawn

DAL TRAMONTO (DI PS3) ALL’ALBA (DI PS4)

Era estate, ovviamente faceva un caldo assurdo, ed ero solo a casa. Mi era arrivato il codice per provare questo nuovo gioco per PlayStation 4. Si intitolava Until Dawn, era sviluppato dal team inglese Supermassive Games e ne seguivo distrattamente la gestazione da un po’ di tempo. Originariamente, avrebbe dovuto essere un gioco per il PlayStation Move, un tipo di controller per PlayStation 3 oggi sostanzialmente dimenticato. Un gioco per ragazzini, più che un horror per un pubblico maturo.

Ma poi Sony decise di traslocare il progetto su PS4, e il gioco cambiò pelle, puntando a un’esperienza dal taglio molto cinematografico, in cui la tensione fosse garantita dall’effetto farfalla legato a ogni scelta del giocatore. In pratica, come in titoli allora molto popolari in quegli anni come Heavy Rain di Quantic Dream, in Until Dawn ogni decisione avrebbe influito sull’evoluzione della storia e avrebbe condotto a un determinato finale.

E per rendere il tutto più simile a uno slasher vero, vennero ingaggiati lo sceneggiatore/regista Larry Fessenden, con diverse voci in curriculum legate all’horror, e alcuni volti celebri per interpretare questo cast di giovani alle prese non con una, ma con due gite in un pericoloso chalet di montagna in cui è facile imbattersi in un pazzo col lanciafiamme (interpretato dallo stesso Fessenden). I volti noti in questione erano essenzialmente quelli di Rami Malek e Hayden Panettiere, grazie Mr. Robot e Heroes praticamente due di famiglia.

 Until Dawn

UNA NOTTE INFINITA

Funzionava, come gioco, Until Dawn perché la formula era avvincente e la storia ti prendeva, anche se non sempre le scelte adottate influivano davvero sulla trama. Insomma, se non ti fissavi eccessivamente sul meccanismo, ti godevi la trama e i suoi colpi di scena. In quel 2015, Until Dawn vendette un botto di copie e portò a casa diversi premi.

Lo scorso autunno ne è uscito un remake per PS5 e PC, passato decisamente più in sordina. Ma era solo l’antipasto per l’arrivo del film, ed eccolo qui, Until Dawn: fino all’albaIncentrato non sulla medesima storia del gioco, ma su una trama ad essa parallela, e quindi fruibile anche da parte di chi del gioco non dovesse sapere nulla. Tra gli interpreti, Ella Rubin, Michael Cimino, Ji-young Yoo e quella vecchia lenza di Peter Stormare. Alla base c’è una struttura a loop che, nelle intenzioni degli autori, serve ad alimentare il mistero e a spingere i protagonisti a provare diversi approcci alla soluzione del problema. Oltre che a far rivivere continuamente agli stessi i medesimi infarti: se la notte è destinata a ripetersi, quando arriverà mai l’alba?

Il plus per chi il gioco l’ha giocato, invece, è che questa nuova storia e questi nuovi personaggi dovrebbero inserirsi, promettono i produttori, nel quadro più grande già delineato dal videogioco, allargandone di fatto il mondo.

 Until Dawn

VIDEOGAME KISSED THE VIDEO STARS

Dicevamo all’inizio di come siano cambiate le cose, nel volgere di alcuni anni, sul fronte delle trasposizioni televisive e cinematografiche delle saghe videoludiche. Un tempo, un tempo per nulla non lontano, “film tratti dai videogiochi” era molto spesso sinonimo di produzioni scadenti. Le pellicole appena discrete erano l’eccezione, in un mare perennemente in tempesta in cui veleggiava felice Uwe Boll. Storie e personaggi venivano stravolti, perché registi e sceneggiatori snobbavano il materiale originale o lo trovavano infantile.

Dopo il boom di pellicole come Super Mario Bros. – Il film o, del tutto a sorpresa, Un film Minecraft, che le cose siano cambiate è sotto gli occhi di tutti. Il resto ce lo sta mettendo The Last of Us, la cui seconda stagione è partita a razzo e sembra fermamente intenzionata a superare i picchi emotivi già altissimi della sua controparte giocabile. Non è un caso, del resto, che dietro al film di Mario ci sia anche il suo creatore, Shigeru Miyamoto. O che la conversione in serie TV di The Last of Us avvenga sotto l’egida del suo papà, Neil Druckmann.

Qualcosa che suscita determinate emozioni quando sei tu a controllarne il protagonista può diventare, nei casi più virtuosi, fonte di un intrattenimento di tipo diverso, ma non per questo meno coinvolgente o valido. Se sarà questo il caso anche di Until Dawn: Fino all’alba lo scopriremo solo domani. Ma intanto, per chi di voi dovesse essere sufficientemente stagionato come chi scrive: ma vi ricordate quando “sembra un videogioco” era un insulto, a Hollywood e dintorni?

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