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THE LAST OF US PARTE II: terza puntata, la recensione di Roberto Recchioni

Prosegue la recensione della seconda stagione di The Last of Us, Roberto Recchioni ci parla del terzo episodio Il percorso

Pubblicato il 29 aprile 2025 di Roberto Recchioni

L’episodio si apre con le conseguenze degli eventi devastanti di quanto visto nella puntata precedente, con Jackson City che piange i suoi morti e pensa ai suoi feriti mentre Ellie è in ospedale, con un polmone collassato e un brutto shock post-traumatico. Tre mesi dopo, la situazione è ancora brutta ma in netto miglioramento: le difese della cittadina stanno venendo faticosamente ricostruite e la nostra protagonista è finalmente pronta a essere dimessa.

Sembra la Ellie di sempre, strafottente e ironica, ma quando nessuno la vede, la maschera cala e il suo volto ci rivela il suo reale stato d’animo. Rapido confronto con Dina, che rivela a Ellie una scomoda verità e altrettanto rapido scambio di opinioni prima con Tommy, il fratello di Joel e poi con Jesse, l’ogni tanto fidanzato di Dina e amico di Ellie.

Segue una scena che sembra uscita da una versione post-apocalittica di Stars Hollow, la cittadina immaginaria creata da Amy e David Palladino per Gilmore Girl (Una mamma per amica) dove Ellie cerca di convincere il consiglio cittadino a dare il via a una spedizione di giustizia. Ovviamente mente: è solo vendetta quella che vuole, e l’unica che sembra rendersene conto è l’analista della comunità, Gail, un personaggio non presente nel videogame ma decisamente interessante e molto ben costruito (con una storia alle spalle che scopriremo nei prossimi episodi). A questo punto, la rotta degli eventi è tracciata e non ci vuole molto per ritrovarci su una pista ben nota agli spettatori, con Ellie in viaggio attraverso i boschi, alla ricerca di qualcuno. L’unica differenza è che se nella prima stagione ad accompagnarla c’era Joel, questa volta c’è Dina. E i ruoli sembrano invertirsi perché a Dina spetta la parte della ragazza ironica e spigliata mentre a Ellie il ruolo della seria e dura.
E sorvolando su una parentesi in cui ci vengono presentati (in anticipo rispetto al videogame) i Serafiti e ci viene fatto ben capire quanto l’esercito del WLF non è gente con cui scherzare, è più o meno tutto.

Non ci vuole un critico di alta caratura per dire che questo è un episodio di transizione.

Di necessaria transizione, sia chiaro, utile a dare il tempo alle emozioni di emergere e respirare (a questo proposito, molto bella la scena della visita di Ellie al cimitero, graziata da una fotografia stupenda), per definire meglio i personaggi vecchi e nuovi e a costruire le basi per quello che verrà, seminando vari indizi in giro. Se però siete di quelli che vogliono che in episodio succeda qualcosa di particolarmente significativo, forse questa non sarà mai la vostra puntata preferita, anzi, è probabile che nel flusso della narrazione, non la ricorderete proprio. È una cosa grave? No, ma c’è da dire una cosa: di puntate di pura transizione o dimenticabili, nella prima stagione, non ce n’erano. Ogni episodio, invece, anche quando era costruito come una narrazione di servizio per far progredire la trama, aveva una sua qualche storia autonoma all’interno, un tema su cui riflettere, delle domande da porre e sempre, almeno un momento da ricordare. Questa volta non capita. Non significa che sia un brutto episodio, perché non lo è, ma è un episodio normale di una serie normale, cosa che TLOU non è mai stata. Vi anticipo anche una cosa: questa critica me la sentirete ripetere anche per gli episodi quattro e cinque, che su un totale di sette, qualcosa significa.

Ultima nota, le differenze con il videogame.

La più grande è il lasso temporale che passa tra quando Ellie si riprende e quando comincia la caccia, tre mesi nella serie, pochi giorni nel videogame. E qui ci ricolleghiamo a quanto detto in fase di recensione del secondo episodio, cioè che l’assalto alla cittadina di Jackson aveva anche lo scopo di risolvere una ingenuità narrativa del capolavoro videoludico (oltre che quello di far vedere un mucchio di mostri). In sintesi: nel videogame, subito dopo il fattaccio, tanto Tommy quanto Ellie, si mettono subito alla caccia di Abby e soci. Nella serie, Tommy sente il dovere di restare in città a causa della devastazione in cui versa Jackson City mentre Ellie è bloccata in ospedale e riprendersi. Questo non solo rende più credibile il fatto che le due ragazze non raggiungano in fretta Abby e i suoi (che non dovrebbero essere troppo lontani) ma costruisce anche un tessuto narrativo più solido per giustificare il fatto che poi Ellie e Dina partano da sole, e non con un gruppo di persone. È, sostanzialmente, un cambio migliorativo della storia originale.
Altra differenza: perché mostrare ora i Serafiti e perché farlo in questa maniera? Probabilmente per non farli piovere dall’alto e per creare un certo tipo di idea su di loro nello spettatore che non ha giocato il videogame. Anche in questo caso, mi sembra un cambiamento efficace.

Per concludere e in sintesi: un buon episodio di una buona serie. Ma TLOU è più di questo.

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