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Andor Stagione 2, episodi 1-3: scene da un matrimonio alieno

Perché Andor continua a essere una delle migliori cose mai prodotte nella saga di "Star Wars".

Pubblicato il 24 aprile 2025 di DocManhattan

In qualsiasi altra declinazione della saga di Star Wars, quel prototipo fighissimo di caccia Tie si sarebbe librato in volo senza alcun problema e avrebbe seminato con stile i suoi inseguitori, come faranno in seguito Luke Skywalker a bordo di un X-Wing o lui e Leia in sella a uno Speeder tra gli alberi della luna boscosa di Endor. Ma in Andor no. In Andor quella fuga dev’essere brutale, sbatacchiata e difficile, perché la via alla ribellione nei confronti dell’Impero non è quel gioioso ottovolante che credevamo, un sorriso via l’altro fino alle medaglie appuntate al petto di Luke e Han dalla Principessa Leia. Come ogni resistenza, anche questa è una guerra sporca e clandestina, fatta di alleati insospettabili, scelte difficili e compagni morti. O in cui puoi imbatterti in una banda di ribelli totalmente inetti, perché questo passa il convento stellare. Benvenuti nella seconda stagione di Andor, la serie che molti fan di Star Wars probabilmente non si meritano. D’ora in avanti, SPOILER sui primi tre episodi di Andor Stagione 2.

Andor stagione 2 episodi 1-3 analisi recensione

“BELLO O NON BELLO, NON C’È LENTO”

Partiamo col dire che la struttura adottata, la stagione divisa in quattro blocchi da tre episodi a settimana, è molto gradita. Il primo trio di puntate uscito ieri, diretto da Ariel Kleiman e scritto dallo showrunner di Andor, Tony Gilroy, serve infatti più che altro a riposizionare le pedine sulla scacchiera e mostrare a che punto sono i piani di cappottare l’Impero.

Non lasciatevi però confondere da chi dovesse dirvi che Andor è una serie lenta. Al di là del fatto – ne parlavamo nell’ultima newsletter – che a furia di vedere filmati e ascoltare messaggi audio a 2X, tutti sembrano ossessionati su Internet solo e unicamente dalla velocità delle cose, Andor è stata nella sua prima stagione la cosa migliore che un fan di Star Wars potesse avere. Un approccio diverso, e più maturo, a una storia che conosciamo già, nella stesso spirito di Rogue One.

Decenni a far battute sugli ingegneri imperiali incompetenti, e poi tutta la storia della distruzione della Morte Nera viene fuori che è frutto del coraggio e del sangue versato di working class hero decisamente molto working class. La lenta trasformazione di Cassian Andor da ladruncolo a rivoluzionario, nella rete di spie di Luthen, ha caratterizzato tutta la prima stagione, impreziosita da perle come la gita nella prigione di Narkina 5 con Andy Serkis, di suo praticamente un minifilm distopico perfetto infilato nella lore di Star Wars.

E ora?

Andor stagione 2 episodi 1-3 analisi recensione
VENDICA-TIE UNITI

Ora la storia, in questi primi episodi, si sviluppa in parallelo su più mondi, prima che Candor si ricongiunga a Bix su Mina-Rau. La fuga accidentata di Cassian a bordo del caccia TIE sperimentale (è un TIE Avenger, nonna!), sfuggendo al fuoco degli impellicciati Range Trooper già visti in Solo: A Star Wars Story, lo porta ad avere a che fare con quella manica di incapaci di cui dicevamo prima. La cosa buffa è che questi ribelli, più presi a spararsi a vicenda che a combinare qualcosa, si trovano su un pianeta costellato di strani templi che abbiamo già visto: è proprio Yavin-4, che diventerà in seguito la base dell’Alleanza Ribelle.

Le parti su Yavin-4 non sono probabilmente le migliori dei tre episodi, perché quei tizi sono talmente stupidi da dare ai nervi, ma il senso è sempre mostrare che il trionfo finale sulle forze del Male passa anche attraverso dei poveri scemi folgorati a bruciapelo, solo perché si trovano nel posto sbagliato al momento sbagliato.

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‘NU MATRIMONIO CHANDRILIANO

C’è una sposa ubriaca che balla al centro della pista, come se non ci fosse non solo un domani, ma neanche un oggi pomeriggio. Ci sono le chiacchiere dei consuoceri, le ansie della sposa, dei regali costosi pacchianissimi. Ma non è un episodio de Il castello delle cerimonie. Nei lunghi festeggiamenti nuziali su Chandrila si intrecciano le vite di molti membri del circolo di spie di Luthen Rael e Mon Mothma. Genevieve O’Reilly e Stellan Skarsgård rubano la scena e portano avanti il loro cavalleresco duello di ideali: è possibile ottenere il loro scopo senza ricorrere a qualsiasi mezzo, come preferirebbe Mon Mothma? O l’unica via percorribile è quella del machiavellico Luthen? Conosciamo già la risposta. Non scommetterei un solo credito galattico, mai ne avessi uno, sulle sorti dell’interessatissimo Tay, visto che quella donna che guida la sua limousine volante è Cinta, e Cinta lavora per Luthen. Lo sguardo che quest’ultima si scambia con la sua amata Vel? Sono cose sottili, come le motivazioni di alcuni personaggi. Ma è proprio questo che distingue Andor da tanta TV dozzinale che ci sciroppiamo in continuazione: un po’ di sana e non telefonata spy story, senza che i personaggi siano solo figure con dei nomi buffi.

Andor stagione 2 episodi 1-3 analisi recensione

DORMI NON SEPOLTO IN UN CAMPO DI GRANO

Compagni, dai campi e dalle officine prendete la falce, portate il martello, scendete giù in piazza, picchiate con quello, cantava il Paolo Pietrangeli di una galassia lontana lontana. Dopo i meccanici di Ferrix, tocca ora alla fattoria-pianeta di Mina-Rau, in un crescendo di tensione che si conclude con gli ispettori imperiali molto morti e Cassian che torna da Bix.

Ma è un finale amaro, quello che segue la rimpatriata tra Andor e Bix, e non solo perché non si sa che fine ha fatto il povero B2EMO, uno dei migliori droidi della storia di tutto Star Wars. Siccome questa è Andor, prima Bix deve difendersi da un tentativo di stupro e poi il povero Brasso ci lascia le penne. Non c’è tempo neanche per dargli sepoltura, prima della fuga. Un’altra vittima che si aggiunge al prezzo di quelle dannate medaglie.

Gli Stormtrooper in mezzo al grano non sembrano piacevolmente fuori posto, come quelli con i piedi nell’acqua in Rogue One? Esatto.

Andor stagione 2 episodi 1-3 analisi recensione

PROPAGANDA

E parlando dell’Impero, una delle principali preoccupazioni di quella sagoma di Orson Krennic, al momento, è capire come procurare all’Imperatore il potere illimitato che gli serve (per la Morte Nera), gestendo l’eventuale esplosione di un pianeta. Darth Vader avrebbe fatto nuclearizzare Ghorman e i suoi ragnetti della seta in uno schiocco di dita, come farà con Alderaan nel primo film della saga. Ma qui tutto è un attimo più complesso di così, e tocca trovare delle buone scuse. Non è di buon auspicio, aggiungerei, che il pianeta è noto tra i fan per il “Massacro di Ghorman” compiuto dalle forze imperiali…

Dopo che Krennig istruisce i suoi sul da farsi, con tanto di video promozionali del pianeta proiettati su uno schermo normale, e non in un ologramma, perché tutto deve sembrare quello che è, cioè una riunione in montagna di alti papaveri nazisti, c’è pure tempo per fare un salto su Coruscant e vedere come se la cava uno dei partecipanti, Dedra Meero, ora che fa coppia con Syril Karn. Segue un esempio virtuosissimo, diranno alcuni, di come gestire una suocera invadente troppo attaccata a un figlio bamboccione.

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UNA SAGA, TANTE ANIME DIVERSE

Appurato che Andor continua ad essere Andor, e che sarebbe bello se a Tony Gilroy facessero scrivere e gestire anche altro in futuro in questo franchise, qualcuno potrebbe chiedersi a questo punto quale sia la vera anima di Star Wars. È la favola spaziale giocosa del ’77? O questa sua amara e più realistica lettura? Il punto è che Star Wars è entrambe le cose, e tanto altro. Può essere il western spaziale di The Mandalorian o perfino, per un target specifico, la storia per ragazzini di Skeleton Crew. Le possibilità che offre sono praticamente infinite.

L’abbondanza negli ultimi anni di show di Star Wars, diversi dei quali non a fuoco, non deve spingerci a credere che quelle possibilità non ci siano, e che gente come Gilroy o chi per lui non possa essere un nuovo Filoni, e farci innamorare un’altra volta di questa IP di cui ci riempiamo casa da una vita di modellini e magliette. Star Wars è quella saga che a fine anni 80 sembrava finita, e invece eccoci qui, quarant’anni dopo, a scoprire che basta guardare queste storie che in gran parte conosciamo già, ma da un punto di vista diverso, per farne dell’ottima televisione.

E magari, chissà, in un futuro prossimo pure dell’ottimo cinema, per non lasciare Rogue One lì da solo, sullo scaffale delle cose riuscite bene.

 

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