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The Alto Knights è un gradevole bignami sulla storia della mafia

Robert De Niro mattatore nel film di Barry Levinson dedicato a Vito Genovese e Frank Costello, non un capolavoro ma assolutamente gradevole

Pubblicato il 20 marzo 2025 di Giulio Zoppello

Il ritorno in grande spolvero di Robert De Niro

Robert De Niro non lo vedevamo così in parte da tempo. The Alto Knights, diretto da Barry Levinson, ha un sapore strano, è allo stesso tempo incredibilmente semplice, a tratti quasi televisivo, e contemporaneamente uno di quei film sulla mafia che mancava da tanto, tantissimo tempo sul grande schermo. Gli echi “scorsesiani” abbondano del primo all’ultimo minuto, anzi da un certo punto di vista si può anche dire che The Alto Knights sia soprattutto un omaggio a un genere, quel genere che registi come Martin Scorsese, Francis Ford Coppola, Brian De Palma, hanno reso una parte vibrante dell’identità hollywoodiana. Qui abbiamo il fu Don Vito Corleone nei panni contemporaneamente di Frank Costello e Vito Genovese, due tra le figure più leggendarie della mafia americana, quella mafia di cui il film di Levinson cerca di diventare una sorta di semi-documentario, un riassunto, che più che la cronaca storica, cerca però di concentrarsi soprattutto sulla semantica.

L’obiettivo finale è farci capire perché in America e solo in America, i discendenti di quei disperati arrivati dalla nostra penisola, furono capaci di diventare protagonisti dell’organizzazione criminale più grossa e potente della storia. Robert De Niro ultimamente è tornato a ruggire, lo ha fatto su Netflix con Zero Day, a breve arriverà nelle sale con Ezra, qui pare di essere tornati ai tempi di Casinò e Quei Bravi Ragazzi e contemporaneamente di Un Boss sotto stress. Sì perché se c’è un elemento davvero curioso, è il fatto che The Alto Knights fa coesistere sia l’elemento del mafia movie con quello della commedia, per quanto ovviamente nera. Un omaggio ai due generi, nonché una decostruzione del mito che è diventato nel corso dei decenni per il grande pubblico. Si cerca di smantellarne la sacralità, che poi si è allargata a macchia d’olio, fino a comprendere ogni possibile descrizione cinematografica di un Boss. Il risultato finale anche per questo è sicuramente atipico, spesso discontinuo, ma non si può negare che sia qualcosa di sicuramente diverso dalla norma.

I due volti della mafia italoamericana

The Alto Knights soffre purtroppo di una scelta di doppiaggio alquanto inconsueta, con entrambe le versioni di De Niro supportate dalla voce di Stefano De Sardo, scelta che vanifica una grandissima prova d’attore e non crea la necessaria distanza per evitare di confondere i due personaggi. De Niro si muove sia sopra che sotto le righe e non potrebbe essere altrimenti dal momento che si trova alle prese con due uomini, che furono i due volti opposti e speculari della criminalità Italoamericana prima e dopo il secondo dopoguerra. Vito Genovese è imprevedibile, sanguinario, sospettoso ai limiti della paranoia, ma è anche coerente nel suo rivendicare di essere un criminale con tutti i pro e contro del caso. È cresciuto fin da ragazzino assieme a Frank Costello, sicuramente più acuto, riflessivo, meno impulsivo, uno che si allontana dalla strada in poco tempo, ma ingenuo nel pensare che, in fondo in fondo, la sua vita è quella di un uomo d’affari un po’ avventuroso e non di uno dei tanti “bravi ragazzi”.

De Niro ha l’età che ha, gli si chiede un pochino troppo a livello di fisicità, ma si può dire che forse Scorsese poteva concentrarsi su questo progetto a suo tempo invece che su The Irishman. The Alto Knights ci porta dentro quei fine anni ’50 in cui tutto cambiò per la Mafia. Conosciamo Santo Trafficante, Albert Anastasia, Tommy Lucchese, Joe Profaci… la mente corre a I Sopranos, a come Mafia movie e melodramma familiare siano diventati un tutt’uno, per farci meglio capire quel sottobosco a metà tra politica e criminalità. The Alto Knights crea un’immagine particolarmente realistica e cinica dell’America, un paese razzista, classista, dove per sopravvivere ai tanti immigrati di origine siciliana, campana, calabrese o abruzzese, alla fin fine non restò altra strada che il crimine. Una necessità storica? Sì, e The Alto Knights anche qui sa come centrare il bersaglio.