Recensioni SerieTV

Adolescence è la serie Netflix di cui tutti parlano: ecco perché dovresti guardarla

Su Netflix arriva Adolescence, la miniserie evento che affronta mascolinità tossica, violenza di genere e incel culture. Ecco perché sta facendo tanto discutere.

Pubblicato il 18 marzo 2025 di Filippo Magnifico

La nuova miniserie Adolescence, disponibile su Netflix, si è trasformata in un vero e proprio caso mediatico nel giro di pochi giorni. Con appena quattro episodi, questa produzione britannica è riuscita non solo a distinguersi nel mare di contenuti presenti sulla piattaforma, ma anche a scatenare un’ondata di discussioni sui social, recensioni entusiaste da parte della critica e sessioni di binge-watching da parte degli spettatori più curiosi.

In un panorama televisivo ormai saturo, Adolescence ha saputo imporsi con una narrazione intensa, tematiche attuali e una messa in scena unica nel suo genere.

Ma cosa rende davvero speciale questa serie? E perché sembra che tutti ne stiano parlando? Proviamo a scoprirlo insieme.

Una miniserie che racconta la parte più oscura della nostra società

Adolescence racconta la storia di Jamie Miller, interpretato da Owen Cooper, un ragazzo di tredici anni arrestato con l’accusa di aver accoltellato a morte una compagna di classe, Katie Leonard. Ma la serie non si limita al fatto di cronaca che funge da punto di partenza. Piuttosto, si trasforma in una riflessione profonda, inquietante e necessaria sul modo in cui la società contemporanea condiziona e modella la percezione che i giovani maschi sviluppano nei confronti delle donne, delle emozioni e delle dinamiche di potere. Attraverso uno sguardo crudo ma lucido, Adolescence esplora le radici culturali e psicologiche della violenza, mettendo in discussione i modelli educativi, i ruoli di genere e l’influenza dei media.

Una scelta registica audace: ogni episodio è un piano sequenza in tempo reale

Girata interamente in piano sequenza, ogni episodio si svolge in tempo reale. La regia di Philip Barantini immerge lo spettatore nella vicenda senza interruzioni, amplificando la tensione e il coinvolgimento emotivo. Barantini, che ha guadagnato notorietà con il film Boiling Point (2021), dove ha impiegato il piano sequenza per raccontare la frenesia e l’instabilità emotiva di una serata in un ristorante, ripropone questa scelta stilistica in Adolescence, utilizzandola per accentuare la brutalità del realismo messo in scena. Il risultato è un racconto che non concede vie di fuga e costringe lo spettatore a confrontarsi con ogni dettaglio della storia.

Owen Cooper: un debutto che non si dimentica

La performance di Owen Cooper, quindicenne al suo primo ruolo da protagonista, è uno degli aspetti più apprezzati sia dal pubblico che dalla critica. Il suo volto impaurito, confuso e fragile riesce a dar vita a un personaggio complesso, mai ridotto a semplice carnefice. Cooper è capace di trasmettere la profondità psicologica di un ragazzo cresciuto in un ambiente che gli impone visioni distorte sull’identità maschile, sul potere e sulle relazioni. Il giovane attore è stato scelto per interpretare il giovane Heathcliff nel nuovo adattamento di Cime tempestose, diretto da Emerald Fennell. Siamo certi che il suo percorso sarà ricco di soddisfazioni e che sentiremo parlare di lui ancora molto in futuro.

Cultura incel e odio online: la denuncia di Adolescence

La serie è anche un potente atto d’accusa nei confronti della crescente normalizzazione della misoginia in rete. Adolescence mostra come, attraverso forum, video, contenuti social e figure maschili di riferimento tossiche, i ragazzi possano interiorizzare messaggi violenti e svilenti nei confronti delle donne. La cultura incel, con la sua retorica sull’odio verso le ragazze e sul diritto alla vendetta, diventa terreno fertile per la radicalizzazione di adolescenti fragili e disorientati. La serie non cerca di giustificare certi comportamenti, ma di analizzarne le origini. In questo senso, è un racconto educativo e urgente.

Sistema giudiziario minorile: un’altra denuncia sociale

L’impatto del racconto è potenziato anche dalla rappresentazione del sistema giudiziario minorile. Già dalla scena dell’arresto, quando la polizia irrompe nella casa della famiglia Miller, lo spettatore assiste all’impreparazione, al linguaggio burocratico e alla freddezza con cui le istituzioni trattano un ragazzino che non comprende nemmeno cosa stia accadendo. Le lunghe ore di interrogatorio, la detenzione in una struttura psichiatrica per minori e l’imminente processo evidenziano le gravi carenze nel sistema di tutela dei diritti e del benessere dell’infanzia e dell’adolescenza.

Adolescence è ispirata a una storia vera?

L’ideatore della serie Stephen Graham, che interpreta anche il padre di Jamie, ha dichiarato di essersi ispirato a diversi casi reali accaduti nel Regno Unito, in cui giovani ragazzi hanno compiuto atti di violenza estrema contro coetanee. Questi episodi hanno rappresentato per lui un campanello d’allarme: la serie nasce infatti dal desiderio di comprendere cosa stia succedendo alla nostra società e come si possa arrivare, a soli tredici anni, a compiere un gesto tanto irreparabile.

Adolescence non è ispirata a un fatto di cronaca preciso, ma affonda le radici nella realtà più urgente e trascurata: quella della violenza di genere e della solitudine educativa in cui crescono molti ragazzi. È un racconto che parla anche a chi crede di essere distante da certe dinamiche. Una serie che non si limita a intrattenere, ma che obbliga a porsi domande scomode, a guardare in faccia una generazione smarrita e a riflettere sulle responsabilità culturali, familiari e istituzionali.

Ci saranno altre stagioni?

A quanto pare, non ci saranno ulteriori stagioni. I quattro episodi sono sufficienti per costruire un arco narrativo completo e devastante. Il finale chiude il cerchio, lasciando nello spettatore un senso di inquietudine e la necessità di riflettere e discuterne.

Adolescence è una serie necessaria. Guardarla è un’esperienza difficile, ma indispensabile: per capire, per prevenire, per evitare di voltarsi dall’altra parte.

Fonte: Vogue

CONSIGLIATI