Cinema

Mickey7: in attesa del film di Bong Joon-ho, scopriamo il romanzo di Edward Ashton

Pubblicato il 20 febbraio 2025 di Lorenzo Pedrazzi

Mickey 17 di Bong Joon-ho è stato presentato nei giorni scorsi al Festival di Berlino, e uscirà il prossimo 6 marzo nelle sale italiane. Intanto, Fanucci ha portato in Italia Mickey7, il romanzo di Edward Ashton da cui è tratto il film, con la traduzione di Stefano Ternavasio: un’avventura fantascientifica stratificata e peculiare, che merita di essere scoperta insieme alla trasposizione del regista sudcoreano.

Il sacrificabile

Il protagonista di Mickey7 è lo scapestrato Mickey Barnes, giovane uomo originario di Midgard (un pianeta colonizzato dagli umani) la cui specializzazione in storia non ha alcuna utilità in questo lontano futuro: la conoscenza teorica è infatti accessibile a chiunque tramite database, e le capacità più richieste sono quelle pratiche. Costretto a lasciare il pianeta per sfuggire a un creditore, Mickey si unisce a una missione coloniale diretta verso un altro mondo, Niflheim, le cui caratteristiche sono ignote. Purtroppo, l’unica posizione disponibile è come “sacrificabile”, il ruolo meno desiderato in assoluto: significa infatti che tutti i compiti più rischiosi vengono assegnati a lui, e ogni volta che muore – come gli capita spesso – la sua mente viene trasferita in un corpo nuovo, clone dell’originale. “In realtà sono una sorta di immortale, però di merda” commenta Mickey, che narra la vicenda in prima persona.

Niflheim si rivela essere un pianeta ghiacciato, ma ormai non si può tornare indietro. Prima di stabilire una base, sul nostro eroe viene compiuta una serie di terribili esperimenti per analizzare le reazioni del corpo umano all’atmosfera del pianeta, e solo la presenza di Nasha – pilota di caccia con cui ha stretto una relazione durante il lungo viaggio interstellare – gli offre un po’ di conforto. La trama vera e propria comincia però in medias res, quando il protagonista è ormai giunto alla sua settima iterazione, ed è quindi soprannominato Mickey7. Su Niflheim è presente una specie animale molto aggressiva che vive prevalentemente sottoterra (gli “striscianti”, in originale creepers), e Mickey viene creduto morto dopo essere caduto in un crepaccio. Per ragioni misteriose, le terrificanti bestie lo risparmiano, e lui riesce a tornare alla base… salvo scoprire che il suo clone successivo, Mickey8, è stato già “stampato” e dorme nel suo letto. Poiché i duplicati sono severamente proibiti, i due Mickey rischiano di essere gettati nel riciclatore di proteine, e decidono di alternarsi nei compiti per tenere nascosta la loro esistenza. Ovviamente sarà tutt’altro che facile.

L’eterno ritorno dello sfruttamento

È facile intuire cosa abbia attirato l’attenzione di Bong Joon-ho, se consideriamo lo spessore politico del suo cinema. Ashton immagina un futuro dove gli sviluppi prodigiosi della tecnologia non hanno liberato gli esseri umani, ma li hanno incatenati ancora di più al sistema produttivo. Nel caso specifico di Mickey, la concessione del tempo non basta più: al lavoratore viene richiesto di sacrificare anche la propria vita, un numero potenzialmente infinito di volte, ottenendo in cambio solo emarginazione sociale (i sacrificabili sono infatti considerati “contro natura” dai fondamentalisti religiosi, e guardati con sospetto perché tale ruolo viene spesso imposto ai criminali sotto coscrizione). Il corpo di Mickey è quindi costantemente oggetto di reificazione, trattato come una “cosa” di cui disporre in libertà, e la sua morte – come pure il suo dolore fisico – non ha alcun peso nelle scelte morali dei colleghi; non interessa a nessuno. È solo il risultato di una catena di montaggio.

Nonostante le implicazioni politiche e filosofiche del libro, Ashton è bravo ad alleggerire il discorso con un narratore autoironico, che parla in tono sornione e ci guida alla scoperta del suo mondo. Mickey è in primo luogo uno storico, non dimentichiamolo, e ama leggere i resoconti delle spedizioni passate: veniamo quindi a sapere come si è svolta la “diaspora” dei terrestri ai vari angoli della galassia, e ogni vicenda da sola è già materia da romanzo, grazie alla creatività e alla precisione dell’autore. In effetti, Mickey7 non riflette solo sull’eterno ritorno dello sfruttamento umano, ma anche sull’utilizzo della violenza come mezzo risolutore dei conflitti, e su come l’umanità stessa tenda a reiterare sempre gli stessi errori. Questa ricchezza di “sottotrame” conta forse più dell’intreccio in sé, nel quadro generale del libro.

Un’abbondanza che è anche tematica. Oltre a rileggere due temi cruciali della fantascienza come la clonazione e la colonizzazione extrasolare, Ashton tocca persino quello del mind uploading, ma all’interno di un transumanesimo paradossalmente fallato: incapaci di superare per davvero la soglia della carne, gli sviluppi tecnologici non riescono a nascondere i limiti umani, nemmeno in un futuro così lontano. Mentre muore e resuscita di continuo in un corpo nuovo, Mickey si pone domande sulla sua identità, e su quale sia il vero “sé”. D’altra parte, i suoi ricordi non sono mai completi: dipende da quanto tempo è passato dall’ultimo upload della memoria, che sarà poi scaricata nel clone successivo. L’organismo diviene soltanto un contenitore per la mente, e può essere sacrificato o riciclato senza riguardo. Così facendo, Ashton ci induce a riflettere in modo non didascalico sul problema centrale del transumanesimo: noi siamo il nostro corpo, o lo abitiamo soltanto? Per Mickey la risposta è obbligata. L’unica speranza di rimanere sé stesso risiede negli affetti, nei ricordi, nella speranza di una vita migliore; insomma, in tutto ciò che lo rende umano.