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Perché Il vostro amichevole Spider-Man di quartiere è una delle migliori cose Marvel degli ultimi anni

Pubblicato il 19 febbraio 2025 di DocManhattan

Devo confessarlo. Quando la serie Il vostro amichevole Spider-Man di quartiere è stata annunciata, ne ho trovato interessanti alcune scelte di design, ma pensavo che il tutto si sarebbe rivelato l’ennesima produzione spingi-merchandising di Spidey rivolta principalmente a un pubblico di bambini.  Poi ho iniziato a seguirla, e prima mi ha stupito l’enorme quantitativo di personaggi – e costumi – Marvel presi dai fumetti (ne abbiamo parlato qui e qui), poi la storia mi ha preso all’amo. Il picco drammatico del lotto di puntate della scorsa settimana mi aveva ormai convinto, e gli ultimi due dei dieci episodi della stagione, arrivati oggi su Disney+, mi sono piaciuti ancora di più. Perché? Perché, essenzialmente, c’è tutto quello che ci deve essere in una storia su Spider-Man, ma visto da una prospettiva leggermente diversa. Nell’analisi che segue NON ci sono spoiler. In fondo c’è una sezione con un po’ di curiosità, in cui si parla nello specifico di alcuni aspetti dello show, ma è ben recintata, non preoccupatevi. Andiamo? Dai.

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DA GRANDI POTERI, DERIVA… UN GRANDE RISPETTO?

Che se ne renda conto o meno, praticamente chiunque sa quali sono gli ingredienti di una storia su Peter Parker, un qualsiasi Peter Parker, che funzioni. Il punto è che quel misto di dramma, battute da simpaticone, momenti eroici e scelte difficili devi dosarlo nel modo giusto. Come hanno fatto Stan Lee e Steve Ditko alla nascita del personaggio e come hanno continuato a farlo (quasi) tutti quelli venuti dopo, in qualsiasi media, dai primi due film di Raimi alla saga di videogiochi per PS4 e PS5.

Il vostro amichevole Spider-Man di quartiere funziona perché quegli ingranaggi girano nel modo e alla velocità appropriati, con l’aggiunta però di una significativa variazione sul tema. Il Peter Parker dei fumetti non diventa Spider-Man quando viene morso da un ragno radioattivo: non sono i suoi poteri a farne un eroe, ma l’amarissima lezione che la vita gli impartisce quando il ragazzo decide di non fermare quel ladro, perché non sono affari suoi. E quello fa fuori lo zio Ben.

Scegliere di usare Norman Osborn anziché Tony Stark come mentore di Peter, nella realtà di questo cartoon, trasforma il Peter Parker in questione in un aspirante eroe esposto a un modello sbagliato. Come quello di Tom Holland nell’MCU, questo Peter deve passare attraverso delle versioni tecnologicamente evolute del concetto di Spider-Man, prima di comprendere il senso della sua missione, di quello che è e soprattutto di quello che vuole diventare. Ma qui le responsabilità si confondono per un attimo con il rispetto e il potere, e la lezione di vita di cui sopra, il freno morale necessario per la vera genesi dell’eroe, arriva da chi meno te l’aspetti, ribaltando le carte in tavola.

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UNO SPIDER-MAN CLASSICO, MODERNISSIMO

Il vostro amichevole Spider-Man di quartiere gioca con oltre sessant’anni di storie dell’Arrampicamuri per dare immediatamente corpo a un mondo credibile. Il protagonista è per molti versi un’incarnazione classicissima del primo Peter, ai tempi del liceo, e per altri è una versione estremamente moderna dello stesso, e non solo perché utilizza uno smartphone. Gli sceneggiatori della serie hanno attinto a piene mani alle fonti più disparate, dai comics ai film meglio riusciti sul Ragno, a volte seguendoli in toto, altre sterzando all’improvviso, per sorprendere chi è seduto davanti al televisore.

Non sono affatto tutte rose e fiori, questi inizi di carriera per il Ragno. In uno degli episodi viene sottoposto a un reality check piuttosto brutale, di quelli che non solo non ti aspetti, ma non avremmo mai visto in una serie animata con un target kids. E Il vostro amichevole Spider-Man di quartiere, a scanso di equivoci, non lo è affatto, visto che è consigliata a un pubblico over 12.

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C’È MARGINE PER UN ALTRO LOTTO DI EPISODI?

Eccome. Peter, Nico e gli altri avranno pure questo brutto vizio di non cambiarsi mai d’abito, se escludiamo i tanti costumi ragneschi indossati dal primo, ma hanno seminato l’intera stagione di sottotrame. Ti aspetti che Lonnie, con quel nome e tanto più con il soprannome che gli hanno rifilato, abbia un certo sviluppo. Nico, uguale. E Octopus non vorrà mica restare solo un pusher di tecnologia da criminali, come il Riparatore dei fumetti (o dell’MCU. In Spider-Man: Homecoming, quel personaggio era interpretato dal Michael Chernus di Scissione), giusto? (Giusto)

Il decimo episodio, in particolare, lascia spalancate decine di porte sulla stagione 2, generando nello spettatore la voglia di sbirciare in ciascuna di esse. Insieme a X-Men ’97, Il vostro amichevole Spider-Man di quartiere è un ottimo esempio di come gli eroi Marvel possono ancora dare tantissimo per delle storie nuove. E questa serie, per forza di cose, è anche meno dispersiva e molto più concentrata sui suoi temi rispetto a X-Men ’97, coi suoi mille protagonisti. Del resto, l’animazione è un medium potentissimo per i super-eroi: non ci sono limiti e puoi fare quello che vuoi, con chi vuoi.

Il che ci porta a parlare nello specifico di un po’ di cosucce. Se non avete ancora visto il finale di stagione de Il vostro amichevole Spider-Man di quartiere, fermatevi qui perché ora passiamo alla SEZIONE CON SPOILER. Tornate dopo aver visto gli ultimi episodi, vi aspettiamo. Promesso.

SEZIONE CON SPOILER, OCCHIO



Quello affrontato da Peter Parker in questa prima stagione di sgambate animate non è solo il classico viaggio dell’eroe, ma un viaggio circolare. Letteralmente. Si era partiti nel primo episodio da quel portale del Dottor Strange e lì si torna: a conferire i suoi poteri a Spider-Man è stato dunque un ragno cavia dei laboratori della Oscorp, ottenuto facendo degli esperimenti sul sangue di Spidey. Sì, è un paradosso temporale come quello che porta alla creazione delle macchine assassine di Terminator.

Quel Dottor Strange, peraltro, proviene da un altro angolo del multiverso, come testimonia la presenza di quel capoccione dell’Osservatore. È paradossale, ma come detto funziona perché inatteso, il ruolo giocato da Lapide nella vicenda, un personaggio per ora decisamente più sfumato rispetto ai fumetti. Anche qui, però, sta per diventare bianco come una vera lapide, come si vede da quelle macchie sulle mani. Nel Marvel Universe cartaceo, Lonnie Lincoln ci è nato color marmo: è un afroamericano albino.

Anche Nico, nonostante abbia montato tutta quella storia sulla doppia identità di Peter, di segreti ne ha uno bello grosso. Come la sua controparte a fumetti, è una maga (resta da vedere se figlia anche qui di stregoni malvagi).

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Il pezzo di simbionte scoperto da Norman Osborn sembra proprio indicare che sarà lui il Venom della stagione 2, per il più classico degli scontri tra memore e discepolo. Sempre che si voglia evitare al povero Harry di finire nei casini pure qui, lasciandolo curare il suo covo di giovani cervelloni, chiamato WEB, acronimo di Worldwide Engineering Brigade.

Il nome è un omaggio all’omonima organizzazione menzionata in un paio di attrazioni dei parchi Disney.

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Abbiamo scoperto inoltre che non faranno parte della nuova impresa di Harry né Amadeus Cho (diventerà un “fichissimo Hulk” stando dietro ai magheggi di Osborn?), né Jeanne Foucault, che anche qui, come nei fumetti, è Finesse, faceva il tirocinio per Osborn per spiare le sue mosse e alla fine se ne va in giro per tetti con Daredevil.

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Questo Daredevil, quando appare, si porta peraltro dietro non solo la musica della serie Netflix (bel tocco, vero?), ma anche la stessa voce: a doppiarlo in originale è Charlie Cox. Il costume nero e rosso è molto simile a una variante cromatica di quello rosso classico già utilizzata nei fumetti Marvel.

amichevole spider-man di quartiere stagione 1 recensione e curiosità iron man

Due parole anche su Iron Man, che interviene per arrestare Octopus, sulle note del tema degli Avengers. Questa linea temporale ha dunque Tony Stark e, anche se lo vediamo solo in foto, anche Captain America ancora in circolazione. L’armatura di Iron Man riprende il modello Mark 9 dei fumetti, utilizzato lì per la prima volta nel 1988.

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Chiudiamo il discorso costumi con quello di Peter, che approda dopo vari tentativi a una versione leggermente rivista del costume classico: dettagli tecnologici e occhioni strizzabili a parte, sembra disegnato da John Romita Sr. o da Ross Andru. Come accennavo poco prima, è esattamente quanto succede a Tom Holland nella sua trilogia di film.

In definitiva, per ora è una gran bella serie, che consiglio a tutti, specie se morsi dal ragno della passione Marvel. E pensare, dicevamo, che all’inizio pensavo sarebbe stato solo un cartoon per ragazzini. Ah!