Romanticismo e creature mostruose, un binomio perfetto. Se ci focalizziamo sul nostro immaginario collettivo, influenzato soprattutto dalle arti e dal folclore, non è raro che il mostro abbia fama di reietto, di figura solitaria, e che la connessione con l’altro sia un mezzo per esaltarne l’umanità. Non a caso, anche la creatura di Frankestein desiderava una compagna, mentre i mostri del cinema classico perdono spesso la testa per la “bella” di turno: King Kong e Il mostro della Laguna Nera, in fondo, sono storie di amore non ricambiato.
Ebbene, San Valentino è la buona occasione per vedere o rivedere una di queste storie, in alternativa ai soliti meet cute delle commedie romantiche. Che poi, anche in film del genere il primo incontro può essere “carino”… l’unica differenza è che una delle due parti è meno viva dell’altra, o magari ha i denti un po’ più aguzzi. Ma ricordate cosa diceva la battuta finale di A qualcuno piace caldo? Bravi, «Nessuno è perfetto».
Ecco qui alcuni consigli, in ordine rigorosamente sparso.
Partiamo dall’ovvio: La forma dell’acqua di Guillermo Del Toro. Se Il mostro della Laguna Nera raccontava un amore non ricambiato, qui invece accade l’opposto: nel 1962, l’inserviente muta Elisa (Sally Hawkins) lotta per salvare un misterioso umanoide anfibio (Doug Jones) dall’esercito americano, che compie esperimenti su di lui. L’idillio si consuma anche sul piano erotico, e infatti La forma dell’acqua è il film più sensuale del regista messicano, che qui si diverte a unire le sue più grandi passioni – i mostri e il cinema classico. Dalle suggestioni dei vecchi musical (Una notte a Rio, i balletti di Shirley Temple…) alla solidarietà tra emarginati sociali, c’è materiale in abbondanza per romanticoni e sognatori; con una sfumatura horror che non guasta.
Ebbene sì, La mosca di David Cronenberg è un bellissimo melodramma fantascientifico, dove amore tragico e body horror vanno a braccetto. Seth Brundle (Jeff Goldblum) ha costruito una macchina per il teletrasporto che funziona solo con gli oggetti inorganici, ma fallisce con la materia organica. Quando intreccia una relazione con la giornalista Veronica Quaife (Geena Davis), il solitario scienziato conosce i piaceri della carne, e finalmente ne comprende i misteri: purtroppo, però, una mosca entra con lui nella cabina del teletrasporto, e i loro DNA si fondono. Inizia così per Seth una spaventosa mutazione, che culminerà in un finale straziante. Un film ricco di disperata umanità che rappresenta la summa della poetica cronenberghiana.
Va bene, Warm Bodies di Jonathan Levine non è proprio un campione di mostruosità, con Nicholas Hoult che mantiene la sua figaggine anche in versione zombie. Ma il suo personaggio, R, resta pur sempre un non-morto affamato di cervelli umani, attraverso i quali può sentirsi di nuovo vivo grazie ai ricordi in essi contenuti: è proprio ciò che accade quando mangia il fidanzato di Julie (Teresa Palmer), innamorandosi di lei. Il risultato è una storia d’amore con sfumature macabre, che flirta con l’horror ma senza spingersi in territori splatter; non a caso, è tratto dal romanzo young adult di Isaac Marion. Difficile paragonarlo a Twilight, nel senso che Warm Bodies si prende meno sul serio e gioca molto di più con i codici dell’orrore.
Lo dice il titolo stesso: amore e mostri. Il delizioso film di Michael Matthews è stato penalizzato dall’uscita su Netflix, ma merita di essere riscoperto per la sua combinazione di avventura post-apocalittica, sentimenti e commedia. Le radiazioni emanate da un asteroide hanno mutato gli animali a sangue freddo in creature mostruose, portando al collasso della civiltà umana: Joel (Dylan O’Brien) vive in un bunker sotterraneo con altri sopravvissuti, e deve superare le sue paure per raggiungere l’amata Aimee (Jessica Henwick), sua fidanzata prima che il mondo finisse. Il bello di Love and Monsters è che l’amore del titolo è un concetto mutevole; parte come amore adolescenziale, poi matura insieme al protagonista e diventa universale, varcando persino i confini delle specie. Rispetto per sé stessi e maturazione personale, prima ancora che passione romantica.
In Border – Creature di confine, il concetto di “mostruosità” rimanda al folclore scandinavo, ma riletto alla luce del presente. Tina (Eva Melander) lavora alla dogana di una cittadina svedese, dove il suo formidabile senso dell’olfatto le permette di annusare non solo le sostanze illecite, ma anche emozioni come la vergogna e la paura. Quando incontra Vore (Eero Milonoff), un uomo con lineamenti simili ai suoi, Tina prova per lui un’attrazione che non aveva mai sentito prima, e scopre la verità sulle sue origini. Il film di Ali Abbasi è basato sull’omonimo racconto di John Ajvide Lindqvist, autore di Lasciami entrare, e cala gli elementi fantastici in un contesto duro e realistico: oltre ad avere un’indubbia originalità, l’esito finale ha il coraggio di sfidare lo spettatore mettendolo a disagio.
Pur non essendoci della “mostruosità” in senso stretto, è il caso di consigliare anche Thelma di Joachim Trier, uno dei registi più interessanti degli ultimi anni. A Oslo, l’amore fra Thelma (Eili Harboe) e la compagna di università Anja (Kaya Wilkins) è ostacolato dai misteriosi poteri psichici della protagonista, che nemmeno lei riesce a controllare. Trier e il co-sceneggiatore Eskil Vogt intrecciano le suggestioni di Carrie e di It’s a Good Life (uno degli episodi più celebri di Ai confini della realtà) rileggendole da una prospettiva psicologica e noir, con la lucidità dei grandi maestri scandinavi. Da non perdere.