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Adrien Brody risponde alle polemiche sull’uso dell’AI in The Brutalist

Pubblicato il 04 febbraio 2025 di Filippo Magnifico

Il recente successo di The Brutalist, il film di Brady Corbet che ha ottenuto ben 10 nomination agli Oscar, è stato parzialmente oscurato da una polemica sull’uso dell’intelligenza artificiale in fase di post-produzione. Adrien Brody, protagonista della pellicola e candidato all’Oscar come miglior attore, ha voluto chiarire la sua posizione, difendendo il lavoro svolto e denunciando la diffusione di informazioni fuorvianti sulla questione.

L’origine della controversia

La discussione è nata quando si è diffusa la notizia che alcune tecnologie di intelligenza artificiale erano state utilizzate nella post-produzione del film. In particolare, l’AI sarebbe stata impiegata per migliorare alcune sequenze in cui Brody e Felicity Jones parlano ungherese. Questo dettaglio ha sollevato preoccupazioni tra alcuni critici e spettatori, temendo che l’AI potesse aver sostituito o alterato le performance originali degli attori.

Tuttavia, il regista Brady Corbet ha prontamente smentito tali insinuazioni, sottolineando che le interpretazioni di Brody e Jones rimangono completamente autentiche e inalterate. L’AI sarebbe stata impiegata esclusivamente per affinare alcuni dettagli tecnici senza modificare il lavoro attoriale.

La risposta di Adrien Brody

Intervistato sulla questione, Brody ha espresso il proprio disappunto per la distorsione delle informazioni circolate online. “Capisco che viviamo in un periodo in cui anche solo la menzione dell’AI può risultare problematica,” ha affermato l’attore, aggiungendo che insinuare che la sua performance sia stata assistita dall’AI significa sminuire il duro lavoro di preparazione e interpretazione che ha svolto.

Brody ha inoltre chiarito che la sua interpretazione è frutto di mesi di studio, compreso l’apprendimento dell’ungherese e il lavoro con il coach di dizione Tanera Marshall. “Sono figlio di ungheresi, la lingua è parte della mia eredità culturale,” ha spiegato, aggiungendo di aver persino inserito espressioni dialettali e imprecazioni non presenti nella sceneggiatura originale.

Un problema più ampio: il timore dell’AI nel cinema

L’episodio riflette una più ampia preoccupazione per l’uso crescente dell’intelligenza artificiale nell’industria cinematografica. L’idea che l’AI possa ridurre il ruolo degli attori o persino sostituirli alimenta un dibattito acceso tra i professionisti del settore. Tuttavia, nel caso di The Brutalist, Brody ha ribadito che nessuna tecnologia ha sottratto lavoro a persone reali e che l’AI è stata utilizzata solo in modo limitato e complementare.

Viviamo in un’epoca in cui le informazioni vengono facilmente distorte su internet,” ha osservato l’attore.

Vorrei solo che le persone avessero una maggiore comprensione del contesto e dei fatti.

Mentre l’uso dell’intelligenza artificiale continua a sollevare interrogativi etici e pratici, il caso di The Brutalist dimostra come sia fondamentale contestualizzare il suo impiego e non cedere a facili allarmismi. Adrien Brody, con la sua dedizione e il suo impegno artistico, rimane al centro di una performance che è e resta frutto del talento umano.

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Fonte: Vanity Fair