The Heist: il corto realizzato con l’AI che dovrebbe farci preoccupare sul serio

Pubblicato il 20 gennaio 2025 di Filippo Magnifico

Mentre noi siamo qui a interrogarci su come difenderci dall’intelligenza artificiale e su come stia entrando prepotentemente nelle nostre vite, l’AI continua a fare passi da gigante. C’è chi ne teme l’impatto e chi, invece, ha deciso di esplorarne le potenzialità, cercando di scoprire se questa tecnologia possa davvero essere una nostra alleata.

Per ora, però, siamo ancora nella fase in cui vediamo opere asettiche, che servono più a dimostrare cosa è in grado di fare questo mezzo mezzo piuttosto che a raccontare storie capaci di emozionare. Ma quanto tempo dovrà passare prima che anche questa lacuna venga colmata?

In questo scenario si inserisce The Heist, un cortometraggio che segna un ulteriore passo avanti in questa corsa all’innovazione. Più che un film completo, si tratta di una demo, ma la qualità raggiunta è sorprendente e testimonia quanto velocemente questa tecnologia stia evolvendo.

The Heist è stato realizzato interamente con Veo 2, il nuovo modello di video generativo di Google lanciato il 16 dicembre. L’autore è Jason Zada, un regista hollywoodiano noto per il film horror The Forest (2016). Ora Zada guida uno studio cinematografico specializzato in AI chiamato Secret Level.

Il risultato è così buono che ha attirato l’attenzione di produttori e studi di Hollywood.

Dietro le quinte di The Heist

Il cortometraggio è stato interamente creato tramite comandi testuali su Veo 2. Ogni scena del film è il risultato diretto della generazione AI, senza l’aggiunta di effetti visivi, correzioni di colore o modifiche in post-produzione. Zada ha dichiarato:

Ogni ripresa è stata fatta tramite text-to-video con Google Veo 2. Ha richiesto migliaia di generazioni per ottenere il risultato finale, ma sono rimasto assolutamente sbalordito dalla qualità, dalla coerenza e dall’aderenza al prompt originale. Quando ho descritto ‘una New York oscura e grintosa degli anni ’80’, il modello ha risposto perfettamente — e in modo coerente.

Anche il sound design, il montaggio, la musica e la scrittura dei prompt sono stati curati personalmente da Zada, che sottolinea come strumenti come Veo 2, nelle mani di cineasti talentuosi, possano rendere possibile qualsiasi cosa.

Opportunità o campanello d’allarme?

Zada racconta che The Heist ha rappresentato un punto di svolta per molti nel settore:

È stato un po’ un campanello d’allarme per molte persone, che hanno pensato: ‘Accidenti, questa tecnologia è già qui.’ Prima guardavano dicendo: ‘Non sarà una cosa che accadrà presto.’ Poi vedendo The Heist hanno realizzato: ‘Ok, è molto più vicina di quanto pensassimo.’

Veo 2 rappresenta infatti un balzo tecnologico significativo in un settore che finora aveva progredito lentamente, se così si può dire, con strumenti come MidJourney e Runway. Zada paragona la situazione a un maremoto:

Sai che sta arrivando uno tsunami, ma non sai quando. Poi l’acqua si ritira all’improvviso e l’onda arriva. È quello che sta succedendo con l’AI video.

Fino a poco tempo fa, nessuno prendeva sul serio la possibilità che in futuro si potessero realizzare film interamente con l’AI. Progetti come Next Stop Paris, annunciato l’anno scorso dalla piattaforma cinese TCLtv+, avevano suscitato più derisione che ammirazione per la scarsa qualità. Se questo era il risultato finale, si pensava, non c’era nulla di cui preoccuparsi.

The Heist, però, ha ribaltato le aspettative. Con i giusti strumenti, è possibile ottenere risultati molto più sofisticati. Zada evidenzia come Veo 2 sia in grado di rispondere alle indicazioni testuali con una precisione mai vista prima, rendendo il processo creativo meno frustrante e più efficiente rispetto ai modelli precedenti.

I limiti attuali

Certo, la strada è ancora lunga. Le tecnologie AI applicate al video presentano ancora significative limitazioni. Ad esempio, i modelli attuali incontrano difficoltà nel mantenere la coerenza visiva dei personaggi da una scena all’altra, e la durata massima delle clip generabili è ancora limitata a pochi secondi. Questi ostacoli spiegano perché, al momento, ciò che vediamo somiglia più a delle demo che a cortometraggi completi.

Anche Zada ha dovuto fare i conti con queste sfide nel suo cortometraggio successivo, Fade Out. Pur offrendo risultati visivamente impressionanti, il film soffre di una fluidità ridotta e di transizioni meno convincenti tra le scene. Nonostante ciò, il progetto rappresenta comunque un ulteriore passo avanti nel dimostrare il potenziale di queste tecnologie.

In sostanza, quanto dobbiamo preoccuparci? Probabilmente il giusto. Questa rivoluzione sta avanzando a grandi passi, e mentre non possiamo ancora dire con certezza quanto tempo passerà prima di vedere il primo film interamente realizzato da un’Intelligenza Artificiale, è chiaro che stiamo entrando in una nuova era del cinema. I film tradizionali difficilmente saranno sostituiti, ma l’AI potrebbe aprire le porte a un nuovo tipo di intrattenimento, accessibile a chiunque abbia una storia da raccontare.

Viviamo in un’epoca in cui, con il solo smartphone, è possibile creare contenuti, editarli, caricarli su una piattaforma e raggiungere un vasto pubblico. Il vero divario, però, risiede nell’ambizione e nella portata che solo una grande produzione è in grado di offrire. E proprio qui l’AI potrebbe fare la differenza, abbattendo le barriere di budget e tecnologia.

Del resto, se un innovatore del calibro di James Cameron, da sempre alla ricerca di nuovi confini da superare nel cinema, ha deciso di esplorare questi orizzonti, un motivo valido ci sarà.

Fonte: The Ankler

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