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Witch Hat Atelier: Kamome Shirahama parla del suo processo creativo

Pubblicato il 17 gennaio 2025 di Marlen Vazzoler

Kamome Shirahama, l’autrice del manga Atelier of Witch Hat (Tongari Boushi no Atelier), edito in Italia da Planet Manga, è stata una degli ospiti della 30a edizione del Manga Barcelona.

Ha debuttato nel 2011 sulla rivista Fellows! di Enterbrain, con una storia breve intitolata Watashi no Kuro-chan. Nel luglio del 2016 ha iniziato la serializzazione di Atelier of Witch Hat sulla rivista Morning Two di Kodansha. La pubblicazione della rivista è stata interrotta e il manga è stato successivamente serializzato digitalmente dal 4 agosto 2022. Finora sono stati raccolti 13 volumetti.

La serie racconta le avventure di una ragazzina di nome Coco che sogna di diventare una strega in un mondo dove solo se sei nato con delle abilità magiche puoi perseguire questa carriera. Il suo sogno verrà riacceso grazie all’incontro una strega di nome Qifrey. Nel novembre del 2019 è nata la serie spin-off Kitchen of Witch Hat. Nel 2025 è previsto il debutto della serie animata prodotta da Bug Films, che debutterà su Crunchyroll.

Il processo creativo

Nel corso dell’evento l’autrice giapponese ha tenuto due masterclass e un Q&A con i fan venuti da tutto il mondo, dalle vicine Francia e Italia, fino all’Argentina.

Per rispettare la sua privacy è stato chiesto di non fotografare o filmare l’autrice in questi incontri. In questo suo viaggio è stata accompagnata da due peluche della creatura insetto-pennello, molto amata dai fan del manga.

Durante gli incontri la Shirahama ha inoltre indossato il cappello di una strega ‘Tesa larga’ per nascondere il suo viso, complicando la fase di disegno a china durante le masterclass.

Dopo esser stata ringraziata per la sua presenza, ha iniziato a disegnare Coco la protagonista di Atelier of Witch Hat.

Ha iniziato la masterclass parlando dei pennelli che usa, ci sono due marche simili a quelli che usa lei, ma trova che uno sia troppo morbido e l’altro troppo duro, quello che usa lei è una via di mezzo.
I bozzetti e l’inchiostrazione sono realizzati a mano, mentre i retini e la colorazione vengono fatti in digitale. Durante l’inchiostrazione le piace dipingere gli sfondi o gli abiti in nero con un pennello, anche se i suoi assistenti preferiscono usare i pennarelli.

I panel e i layout complessi non sono affatto difficili per lei, mentre lavora le vengono spesso in mente molte composizioni che vorrebbe utilizzare nel manga. I problemi sorgono quando deve scegliere “dove aggiungerle”.

Ammette di prendersi tutto il tempo necessario per disegnare i vari dettagli e le linee, e ritiene che il metodo di disegno tradizionale sia più veloce di quello digitale e molti dei suoi amici mangaka la pensano allo stesso modo. Ha detto che se usa costantemente CTR +Z ha l’impressione di impiegare più tempo.

Ha condiviso un aneddoto: tiene la penna in un modo molto particolare, con il dito più in alto dello stelo della penna. Inoltre, non sposta il foglio durante l’intero processo di disegno, nemmeno durante l’ombreggiatura.

Ironia della sorte, ha aggiunto che i suoi assistenti le hanno detto che i suoi disegni e gli sfondi stanno diventando sempre più complessi con il passare del tempo. Ha scherzato sul fatto che in alcuni momenti del manga ci sono molte squame, poi molti mattoni e ora ci sono molte sanguisughe. Ha poi aggiunto ridendo che: “le piacerebbe che i suoi personaggi andassero in un deserto o al mare!”.

Attualmente lavora con tre assistenti, ma è arrivata a un massimo di cinque. Di solito invia il suo lavoro agli assistenti una settimana o 10 giorni prima della scadenza.
Disegna molto velocemente, impiega meno di 15 minuti per il disegno definitivo e l’inchiostrazione di base. Ha detto che di solito impiega più tempo quando lavora davvero perché deve fare molti sonnellini e accarezzare i suoi cani.

Sebbene abbia ammesso di faticare a tenere il ritmo di lavoro (la sua è una pubblicazione mensile, ndr.), Shirahama è attualmente impegnata con la supervisione dell’adattamento anime della serie.

Influenze artistiche

Una persona del pubblico le hanno chiesto delle sue influenze artistiche, ha risposto che legge molti tipi di opere, rimanendo incantata dai loro dettagli. Tuttavia, ha confessato che da bambina imitava spesso le opere di Naoki Urusawa (anche lui ospite al Manga Barcelona) e di Hayao Miyazaki, nel caso di quest’ultimo in particolare Nausicaa.

Le è stato chiesto se ha studiato illustrazione scientifica dato che disegna gli animali in modo molto dettagliato. Ha risposto che non l’ha fatto, ma che da bambina disegnava più animali che persone.

Quando ha iniziato il manga di Atelier of Witch Hat ha cercato di usare uno stile più vicino a quello dell’arte e dei fumetti occidentali. Ma col passare del tempo si è resa conto “perché nessuno lo fa”, ovvero per via della complessità richiesta.

Le è stato chiesto come fa a fondere elementi e problemi del nostro mondo in quello di Atelier of Witch Hat, in particolar modo la sedia magica che le persone usano come ausilio per la mobilità. Ha raccontato che, viaggiando per l’Europa, si è resa conto di quante strade acciottolate ci fossero e quanto fossero difficili da percorrere con una sedia a rotelle; ed è questo che l’ha ispirata quando ha realizzato quelle che vediamo nel manga.

Le è piaciuto molto il suo soggiorno a Barcellona. Ha visitato luoghi emblematici e si è sentita come quando Coco ha scoperto la magia.