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Il vostro amichevole Spider-Man di quartiere, la recensione della serie targata Disney+

Pubblicato il 29 gennaio 2025 di Giulio Zoppello

Il vostro amichevole Spider-Man di quartiere, arriva su Disney+ portandosi dietro curiosità e attese, per un prodotto che promette di segnare una svolta per quello che riguarda il rapporto tra la casa madre e il pubblico del piccolo schermo. In questo caso, il risultato finale è discreto: ci sono pro e contro su cui vale la pena riflettere.

Il vostro amichevole Spider-Man di quartiere

Un supereroe di quartiere un po’ diverso dal solito

Il vostro amichevole Spider-Man di quartiere mette subito le cose in chiaro. Questa è una serie che riprende il filone classico del supereroe di quartiere per eccellenza, ma il world building appare un ibrido dal punto di vista diegetico e di atmosfera. Siamo più vicini a ciò che è stato fatto con la recente Batman: Caped Crusader. Più che una riscrittura, è una sorta di reboot in cui vengono mischiate linee narrative tratte dalla serie a fumetti, dalla saga cinematografica animata e da quella live action a getto continuo.

Si tratta di una serie in 10 puntate con cui si cerca di creare una narrazione il più possibile solida da un lato, per quanto poi appaia evidente che si strizza l’occhio soprattutto al pubblico adolescenziale. Difficilmente, infatti, degli over 15 potranno appassionarsi a una serie dai toni molto morbidi, con un’ironia gradevole ma soffusa, e soprattutto con la volontà di abbracciare maggiormente il genere del coming of age.

E allora rieccoci con Peter Parker e la zia May, entrambi sostanzialmente i sosia animati di Tom Holland e Marisa Tomei. Tutto il resto però cambia: la sua trasformazione, ciò che la genera, la famiglia Osborn, il Dottor Octopus, a cui si aggiungono altri personaggi, spesso più o meno un’evoluzione con l’upgrade della loro matrice classica originaria.

C’è Peter Parker: è uno studente pasticcione, logorroico, intelligente, viene punto da un ragno arrivato da un’altra dimensione e acquista dei superpoteri, in un mondo in cui la Civil War tra Captain America e Iron Man sta dividendo l’opinione pubblica e il mondo dei supereroi. Osborn è afroamericano, un magnate con legami nella politica e nei militari, e crea con Peter Parker un rapporto molto simile a quello che sul grande schermo abbiamo visto tra il ragazzo del Queens e Tony Stark.

Il vostro amichevole Spider-Man di quartiere rimescola le carte di ciò che abbiamo già visto e sentito in questi ultimi 18 anni. Lo fa con impudenza e leggerezza, tuttavia, a mano a mano che si va avanti, emerge un problema di fondo.

Il vostro amichevole Spider-Man di quartiere

Una teen serie gradevole ma forse, in fondo, innocua

Il vostro amichevole Spider-Man di quartiere è palesemente una sorta di omaggio a tutte le serie che si sono susseguite a partire dal 1981, per poi puntare soprattutto a quelle che tra il 1994 e il 1998 stregarono la generazione Millennial.

Ad ogni modo, è una serie che vi piacerà se vi è piaciuto il Tom Holland di questi ultimi anni; altrimenti, naturalmente, la detesterete allo stesso modo. Film di formazione puro e semplice, rende anche questo Spider-Man completamente distante dal bullismo, dall’isolamento sociale e soprattutto dalla povertà delle origini mitiche. Questo è un nerd geniale con scarsissime skills sociali.

Il vostro amichevole Spider-Man di quartiere ha però il difetto di allargare troppo lo sguardo, staccandosi da lui e andando ad aprire tutta una serie di rivoli narrativi dedicati agli altri personaggi, senza che nessuno lo avverta come necessario o richiesto. Il look è una sorta di mix tra gli anni ’80 e i giorni nostri, e l’animazione si colloca a metà strada tra il classico e lo stesso motore grafico che abbiamo visto nella serie What If…?.

Il punto fondamentale è però ricordarsi sempre che questa è una serie per ragazzini; di conseguenza, le scene d’azione sono gradevoli ma fatte per essere comprensibili e giocose. Non sempre i nuovi personaggi risultano così interessanti.

Il vostro amichevole Spider-Man di quartiere si affida a un cast vocale che comprende Hudson Thames, Colman Domingo, Eugene Byrd, Grace Song e Zeno Robinson. Tuttavia, la sceneggiatura di Jeff Trammell non è quel qualcosa di così rivoluzionario che ci si poteva aspettare. Certo, rimane coerente per il target specifico, ed è qualcosa di interessante se pensiamo che fra poco Daredevil e Kingpin torneranno a menarsi di brutto per il piacere dei più grandi.

Tra gang di strada, rapinatori, scienziati e via dicendo, permane però la solita mania di avere dei cattivi non proprio così cattivi, che alla lunga stanca. Così come il togliere il grosso della conflittualità da Peter Parker, che da eroe delle classi svantaggiate è sempre più diventato nel corso degli anni una sorta di aspirante start-upper. Qualcosa forse fuori tempo massimo, ormai.