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Come l’Intelligenza Artificiale è diventata fondamentale in The Brutalist

Pubblicato il 20 gennaio 2025 di Filippo Magnifico

Spesso ci si chiede se l’intelligenza artificiale possa diventare davvero un’alleata nella realizzazione di film o serie TV, considerando le sue potenzialità in campo artistico e tecnico. In The Brutalist, il nuovo film di Brady Corbet dal 6 febbraio al cinema,  la risposta è decisamente sì. L’uso dell’AI si è rivelato una risorsa cruciale per affrontare alcune delle sfide linguistiche e artistiche più complesse del film. In particolare, la lingua ungherese, che rappresentava una barriera significativa per gli attori principali, è stata perfezionata grazie all’intelligenza artificiale, che ha contribuito a migliorare la pronuncia dei dialoghi. Questo ha permesso di mantenere una resa autentica e precisa, senza compromettere la performance attoriale.

La sfida linguistica

L’ungherese è una lingua particolarmente complessa e difficile da padroneggiare per chi non è madrelingua, anche per chi ha radici ungheresi, come nel caso del protagonnista Adrien Brody, la cui madre è di origine ungherese. Nonostante gli attori fossero stati adeguatamente guidati per apprendere la pronuncia corretta, il regista e il montatore Dávid Jancsó volevano assicurarsi che la lingua fosse perfetta, senza lasciare spazio a imprecisioni che potessero stonare con la veridicità del film. Per questo motivo, si è deciso di ricorrere all’uso dell’intelligenza artificiale, attraverso la collaborazione con Respeecher, una compagnia ucraina specializzata nell’uso dell’AI per il doppiaggio e l’editing vocale.

L’uso dell’AI

Respeecher ha permesso di perfezionare la pronuncia degli attori, soprattutto per quanto riguarda suoni particolarmente difficili, adattando le loro voci in modo che suonassero naturali per un pubblico madrelingua ungherese. Jancsó, ungherese madrelingua, ha spiegato di aver mescolato la propria voce con quella degli attori per correggere alcune sfumature della pronuncia: “La maggior parte dei loro dialoghi in ungherese contiene una parte della mia voce,” ha dichiarato.

Siamo stati molto attenti a mantenere intatte le loro interpretazioni, sostituendo principalmente lettere qua e là. Questo tipo di intervento si può fare anche in ProTools, ma avevamo così tanti dialoghi in ungherese che avevamo bisogno di accelerare il processo, altrimenti saremmo ancora in post-produzione.

Anche se l’AI non ha sostituito del tutto le performance vocali degli attori, ha affinato specifici suoni e lettere che altrimenti sarebbero stati impossibili da correggere senza una lunga post-produzione. Corretto e migliorato attraverso l’AI, il dialogo in ungherese è diventato fluido e autentico, questo ha permesso agli attori di concentrarsi sulla recitazione emotiva, senza dover ripetere continuamente la stessa frase per ottenere la perfezione linguistica.

L’AI per la creazione visiva

Oltre alla lingua, l’intelligenza artificiale è stata utilizzata anche per la creazione di disegni architettonici digitali nel finale del film, ambientato alla Biennale di Venezia. Qui, l’AI è stata fondamentale per generare rapidamente una serie di schizzi e strutture architettoniche nello stile del protagonista, László Tóth. Questo ha permesso ai realizzatori di risparmiare tempo e risorse, ottenendo risultati visivi che sarebbero stati impossibili da realizzare senza il supporto tecnologico. Sebbene l’uso dell’AI per la creazione di questi dettagli architettonici possa sembrare controverso in alcuni ambienti, Corbet e il suo team sottolineano che si tratta di un processo che velocizza il lavoro senza snaturare l’arte cinematografica, utilizzando l’AI per fare quello che non si potrebbe fare con il budget e il tempo disponibili.

Le polemiche e la risposta del regista Brady Corbet

In The Brutalist, l’intelligenza artificiale si è dimostrata non solo un supporto tecnico, ma un vero e proprio alleato creativo. Le polemiche, però, non sono mancate, con critiche mirate alla crescente integrazione dell’AI nel cinema. Il regista Brady Corbet ha risposto prontamente, difendendo l’uso dell’AI e chiarendo i metodi impiegati nella realizzazione del film. In una dichiarazione rilasciata a Deadline, Corbet ha sottolineato che le performance di Adrien Brody e Felicity Jones sono state interamente frutto del loro lavoro:

Adrien e Felicity hanno lavorato per mesi con la coach di dialetto Tanera Marshall per perfezionare i loro accenti. La tecnologia innovativa di Respeecher è stata utilizzata esclusivamente nella fase di editing dei dialoghi in ungherese, specificamente per affinare alcune vocali e lettere al fine di garantirne l’accuratezza. Nessun dialogo in inglese è stato modificato. Questo è stato un processo manuale, condotto dal nostro team audio e da Respeecher in post-produzione, con l’obiettivo di preservare l’autenticità delle loro performance in un’altra lingua, non di sostituirle o alterarle.

Corbet ha anche evidenziato come questa pratica non sia unica nel settore. Respeecher, ad esempio, è stato utilizzato anche in altre produzioni di rilievo, come Emilia Pérez di Jacques Audiard, e nelle serie di Star Wars su Disney+, dove è servito per replicare la voce iconica di James Earl Jones come Darth Vader o del giovane Luke Skywalker.

Anche riguardo agli schizzi e le strutture architettoniche che si vedono nel finale del film, Corbet ha voluto chiarire che non è stata usata AI per creare o rendere i disegni architettonici.

Tutte le immagini sono state disegnate a mano dagli artisti guidati da Judy Becker e il suo team. Nel video commemorativo che appare in una scena, il nostro team di montaggio ha creato immagini volutamente simili a rendering digitali scadenti degli anni ’80.

Corbet ha concluso ribadendo che ogni aspetto della creazione di The Brutalist è stato guidato dallo sforzo umano, dalla creatività e dalla collaborazione:

Il film tratta della complessità umana, e ogni fase della sua realizzazione riflette questo principio. Siamo incredibilmente orgogliosi del lavoro svolto dal nostro team.

Una riflessione sull’AI nel cinema

In un contesto così complicato e più che mai attuale, The Brutalist ci ricorda che l’intelligenza artificiale, pur generando timori e dibattiti legittimi, può diventare uno strumento potente al servizio della creatività umana. Se utilizzata con rispetto e consapevolezza, l’AI non si pone come sostituta dell’ingegno artistico, ma come alleata capace di superare barriere tecniche e linguistiche.

Con ScreenWEEK e Cineguru seguiamo con attenzione, sin dagli esordi, l’evoluzione dell’AI e il suo impatto sul mondo dell’Intrattenimento.

Fonte: Redsharknews, IndieWire