Dopo aver visto, ieri sera, i primi due episodi di Star Wars: Skeleton Crew su Disney+ (qui la recensione di ScreenWeek), mi sono imbattuto in diversi commenti sui social scritti da giovani padawan in cui la Forza non scorre abbastanza, va e viene. Erano tutti più o meno così: “Ah, adesso ci sono pure i licantropi in Star Wars?”. Perché sì, in Star Wars: Skeleton Crew c’è un pirata spaziale con la faccia da lupo mannaro. Solo che questi tizi con la faccia da lupo esistono in Star Wars da quando Star Wars esiste, sin dal primissimo film. “Adesso”, in questo caso, vuol dire quindi “da 47 anni”. È una storia interessante, che coinvolge una maschera brutta, il più grande truccatore di Hollywood in materia di licantropi e la smania anni 90 di Georgino Lucas di ritoccare la sua saga.
Dunque. Quello che vediamo in Star Wars: Skeleton Crew, Brutus, è un personaggio nuovo. Questo pirata con la pelliccia nera e gli occhi rossi, che se ne va in giro con cinque blaster (tre nella bandolera, due nelle fondine), è uno Shistavanen, specie di uomini lupo provenienti dal pianeta Uvena, nei Territori dell’Orlo Esterno. Il primo Shistavanen, dicevamo, appare dunque già nel primo film della saga, Guerre Stellari, alias Star Wars Episodio IV: Una nuova speranza, e vi resta… fino al 1997.
Nella versione originale di Episodio IV, tra le varie creature che Luke e gli altri incontrano nella cantina di Mos Eisley, c’era infatti anche Lak Sivrak (il nome gli è stato assegnato una decina di anni fa da un gioco di Star Wars). Ma con la Special Edition del 1997 Lucas lo ha sostituito in quelle inquadrature con un altro personaggio, Ketwol:
Lak Sivrak, chiamato durante la produzione del film semplicemente “Hyena” o “Hyena Man”, era infatti stato ottenuto con una semplice maschera da lupo mannaro di Halloween e pezzi di un costume da Jawa, e Lucas trovava la resa di quel personaggio troppo cheap. Era lì, nella versione originale, semplicemente perché c’era poco tempo per inventarsi qualcosa, e Rick Baker dovette arrangiarsi. Ironia della sorte, proprio grazie ai licantropi Baker porterà a casa in seguito ben due Oscar per il trucco (nel 1982 per Un lupo mannaro americano a Londra e nel 2011 per Wolfman)…
Altra curiosità: nella versione attuale, post-1997, di Episodio IV, nelle scene in cui Ketwol ha soppiantato il nostro uomo lupo, si sente ancora il ringhio originale di quest’ultimo.
Se poi vi state chiedendo se tra il 1977 e il 2024, tra il semi-scomparso Lak Sivrak e Brutus, si siano visti altri Shistavanen in giro, la risposta è ovviamente sì. Abbiamo trovato i licantropi di Star Wars in fumetti, audiolibri, giochi e romanzi. Qualche esempio dal mondo dei comics:
Qui Darth Vader, in una storia di Charles Soule, Giuseppe Camuncoli e Daniele Orlandini del 2014, si imbatte in alcuni lupacchiotti in un bar di Cabarria.
Qui (Chewbacca 1, 2015, di Gerry Duggan e Phil Noto), Ciube conosce nei Territori dell’Orlo Esterno un gangster alieno con un braccio destro Shistavanen, Tyvak.
E qui, infine (Galaxy’s Edge 4, 2019, di Ethan Sacks e Will Sliney), la Dottoressa Aphra se ne porta dietro un paio come guardaspalle.
Tornando al 2024 e a Brutus, questo e gli altri pirati dello spazio di Skeleton Crew sono stati creati da Jon Watts come un omaggio al videogioco Monkey Island. La celebre serie di avventure punta e clicca è stata tra le fonti d’ispirazione per questo nuovo show rivolto ai più giovani, insieme ovviamente a I Goonies, E.T. e Indiana Jones. Brutus è doppiato in originale da Fred Tatasciore. Il pirata accanto a lui nella foto, Gunter, è Jaleel White di Otto sotto un tetto, sì. Se qualcuno dovesse chiedervi conto dei vostri commenti increduli sui licantropi in Star Wars, rispondete: “Sono stato io a fare questo?”