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Squid Game – Stagione 2, Intervista esclusiva con il creatore e i protagonisti

Pubblicato il 16 dicembre 2024 di Redazione

Articolo e intervista a cura di Andrea Francesco Berni

Ci sono voluti tre anni, ma la lunga attesa verrà presto ripagata: Squid Game sta infatti per tornare su Netflix non con una, ma con ben due stagioni, già scritte e girate, che usciranno a distanza di un anno l’una dall’altra a partire dal 26 dicembre.

Una produzione gigantesca per la quale il colosso dello streaming non ha badato a spese, alla luce del successo strepitoso (e inaspettato) della prima stagione, che all’epoca dell’uscita ha battuto ogni record e ad oggi è in testa alla classifica delle serie non in lingua inglese più popolari di sempre su Netflix con 265 milioni di visualizzazioni.

Ovviamente, se la prima stagione fosse stata un fallimento, non ci sarebbero state le due stagioni successive,” ci spiega Hwang Dong-hyuk, il creatore della serie che abbiamo incontrato qualche settimana fa a Lucca Comics & Games.

Inizialmente non avevo alcuna intenzione di creare altre due stagioni: l’opportunità è nata dopo il successo della prima. E anche la stessa storia è una prosecuzione: alla fine della prima stagione vediamo Gi-hun decidere di non salire sull’aereo per andare da sua figlia, preferendo invece mettersi alla ricerca di chi c’è dietro ai giochi.

Dong-hyuk, che ha una lunga carriera cinematografica alle spalle, non ha fatto mistero del motivo per cui ha accettato di proseguire la serie – visto che in un primo momento aveva persino giurato di non voler fare altre stagioni. “I soldi,” ha rivelato qualche settimana fa alla BBC.

Anche se la prima stagione è stata un enorme successo globale, in realtà non ho guadagnato un granché. Quindi fare le nuove stagioni mi aiuterà a compensare il successo della prima. E poi, certo, volevo continuare la storia…

Uno dei motivi per cui Dong-hyuk era restio a tornare al lavoro su Squid Game è stata la difficoltà di una produzione così ambiziosa. La prima stagione era stata infatti così stressante da portarlo a perdere diversi denti, un rischio che ha corso anche con i nuovi episodi:

In parte per via delle aspettative enormi da parte dei fan, che mi hanno fatto provare molta pressione. Non solo: ho anche scritto e diretto la seconda e la terza stagione insieme, quindi ho girato un numero maggiore di episodi per più di 11 mesi consecutivi, quindi è stato molto più complesso di prima. Al momento ho un po’ di mal di denti, quindi forse dovrò farmene togliere un altro paio…

Non è facile trovare una spiegazione univoca del successo di Squid Game, che ha contribuito a proiettare l’industria audiovisiva della Corea del Sud al centro dell’attenzione mondiale. Va però evidenziato come le tematiche sociali (caratteristiche anche del film vincitore dell’Oscar Parasite) abbiano particolare presa sul grandissimo pubblico. Lee Jung-jae, che interpreta il protagonista Gi-hun, ci racconta come queste tematiche lo abbiano stimolato:

La domanda che mi sono posto spesso è: possiamo permettere che esistano persone che si approfittano dei più deboli, umiliandoli ancora così? Nella seconda stagione Gi-hun si lascia guidare dalla vendetta. Le sue azioni mi corrispondono molto, e questo mi ha permesso di calarmi meglio nel personaggio.

A fargli eco Wi Ha-joon, che interpreta il poliziotto sotto copertura Hwang Jun-ho, che nella seconda stagione ha un ruolo ancora più di rilievo.

In Squid Game le persone si trovano tra l’incudine e il martello: hanno sempre una scelta davanti a loro, devono prendere decisioni cruciali, e questo mette in evidenza la loro natura umana. Sono decisioni per le quali possono essere visti come buoni o cattivi, sebbene a volte siano le circostanze a costringerli a prendere tali decisioni. E così mi chiedo: se fossi al loro posto, in Squid Game, verrei percepito come buono o cattivo? Sono domande alle quali non è facile trovare delle risposte. E sono felice che la serie stimoli questo tipo di riflessioni…

Tematiche stimolanti che nascono da una mente molto cinica, quella di Hwang Dong-hyuk, come ci spiega lui stesso:

Penso di sentirmi costantemente diviso tra il mio cinismo e il mio amore per il mondo e l’umanità. Guardando i notiziari, tra guerre, conflitti, carestie, povertà… penso sia praticamente impossibile essere ottimisti sulla direzione che ha preso il mondo. Viviamo in un mondo in cui non si può non pensare che siamo diretti verso il peggio. Quindi, semmai, sto diventando più pessimista e più cinico col tempo.

Insomma, secondo Dong-hyuk viviamo ancora nel mondo di Squid Game:

Direi di sì, e per molte persone il mondo reale è peggio di quello visto nella serie: pensiamo a chi vive a Gaza. Non viene da dire che la loro vita è peggiore di quello che vediamo in Squid Game?

Ecco la video intervista a Hwang Dong-hyuk: