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Lucca 2024: Tatsuya Nagamine, Kenji Yokoyama e Akaori Tetsushi parlano di One Piece

Pubblicato il 15 dicembre 2024 di Marlen Vazzoler

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Per celebrare il 25° anniversario di One Piece, a Lucca Comics & Games sono stati invitati il regista/storyboard artist Tatsuya Nagamine (One Piece Film Z, Dragon Ball Super: Broly), Kenji Yokoyama co-regista e il direttore delle animazioni dell’anime sin dal primo episodio e Akaori Tetsushi che segue la produzione dell’anime.

Al press caffé è stato rivelato che Akaori è stato coinvolto anche nella realizzazione dell’episodio speciale One Piece Fan Letter. In merito a quest’esperienza ha detto che è sopravvissuto alla realizzazione dello speciale, che ricordiamo è basato sul romanzo ONE PIECE novel Mugiwara Stories di Tomohito Osaki. Scritto nel 2017, è un antologia di 9 racconti aventi per protagonisti i Pirati del Cappello di Paglia, dal punto di vista di altrettante persone “normali”. Ambientato nell’arcipelago di Sabaody dopo la Summit War, il corto segue una giovane ragazza che ammira Nami, mentre parte per una piccola avventura.

I tre ospiti si sono presentati alla stampa, dopo la proiezione del video di ringraziamento della Toei per i 25 anni della serie.

Tatsuya Nagamine

Allora, grazie a tutti, sono Tatsuya Nagamine e sono un regista alla Toei e mi occupo della produzione di One Piece, in particolare dall’arco di Wano Kuni e ho sempre detto se vengo a Lucca… vediamo che cosa c’è. Ho visto… una volta messo piede a Lucca, ho iniziato a vedere la passione e il fervore che c’è in questa città.
Adesso come adesso all’interno dello staff di produzione ci sono tanti giovani in Giappone, quindi vorrei trasmettere con messaggio questa passione, il fervore e l’amore che ci sono per One Piece. Lo vorrei trasmettere allo staff che sta in Giappone.

Kenji Yokoyama

Mi chiamo Yokoyama, dedicandomi per 25 anni all’animazione, ovviamente è come se lavorassi in solitudine, non ci sono tanti rapporti con il mondo esterno, né tanto meno i viaggi all’estero. Pur ovviamente sentendo l’interesse per One Piece all’interno del Giappone, solo ultimamente ho iniziato a sentire e ad avere dei feedback molto positivi anche all’estero, ma essendo sempre una cosa per interposta persona, non vissuta direttamente da me, sembrava qualcosa di surreale o comunque qualcosa di distante.

Tuttavia l’anno scorso ho avuto questa opportunità di andare a Los Angeles e l’ho vissuto di persona, ho percepito la passione dei fan americani rivolta verso One Piece e ho detto che forse questa passione a livello globale è vera, forse è vera, esiste. Quindi ho detto se c’è l’occasione di andare all’estero ben venga. Mi hanno portato per fortuna sia a Parigi che qui a Lucca dove effettivamente ho iniziato a sentire con mano questo grande interesse, questa grande passione per One Piece e sono veramente molto contento. Quando tornerò in Giappone riuscirò a dedicarmi ancora in maniera totale e globale alla produzione di One Piece.

Akaori Tetsushi

Potrei sembrare molto ripetitivo perché tante di quelle cose che vorrei dire sono identiche a quello che hanno detto sia il direttore Nagamine che Yokoyama, ed è molto interessante, molto bello vedere che quello che è stato prodotto nel quartiere di Nerima, a Tokyo, abbia un effetto, un’eco così internazionale e importante anche qui in Italia. E vedere qui a Lucca, nonostante sia il primo giorno, vedere tanti ragazzi, tante persone vestite con i personaggi di One Piece è molto bello, essendo direttore di produzione vorrei portare anche io questo messaggio allo staff che ci aspetta in Giappone, grazie.

Q&A della stampa inerenti a One Piece

Ci sono novità sul fronte del doppiaggio, eventuali personalità dello spettacolo, della canzone, del pop che parteciperanno ai vostri progetti?

Il produttore Yosuke Asama: Al momento purtroppo non possiamo darvi informazioni a riguardo, perché ci troviamo in una fase di attenta riflessione.

Screenweek: Volevo chiedere se si poteva parlare del progetto KAI, la versione rimasterizzata di One Piece, quindi come hanno approcciato il progetto e se loro stessi hanno lavorato a KAI e in quale misura?

Nagamine: Per quanto concerne Fishman Island mi sono fortemente speso per questa serie, mi sono occupato di tutto quello che poteva concernere sia l’aspetto visual, ma anche l’aspetto after effect.

Mi sono davvero, come dicevo prima, speso molto. Infatti, dall’episodio 1 al 3, non ho fatto solo il regista ma anche il viceregista. Diciamo che tutta in tutta la mia vita lavorativa ho fatto in modo di arrivare fino a un livello che può essere definito molto elevato, però questa è stata per me un’occasione per ritornare ad avere quel fervore e quella voglia di fare che avevo vent’anni fa quando ho proprio iniziato. È stata una fonte di gioia incredibile, inenarrabile, il poter prendere le immagini e fare un write-up, come dire, potenziarle.
Ecco va detto che in quel periodo ovviamente c’erano degli altri registi, c’era un altro staff, altre persone che ci stavano lavorando. Però nella fase iniziale della prima produzione c’erano delle limitazioni, che potevano essere di tempo, di risorse, e quindi lo staff, i registi di quel periodo, avevano ovviamente avuto delle gioie, delle tristezze, dei momenti di rabbia, anche delle aspettative.
E quindi per me è stata davvero una fonte di gioia poter prendere tutto questo e condensarlo in una versione modernizzata. E quindi tutto ciò che non era inserito negli storyboard iniziali, l’ho ripreso in considerazione e l’ho sviluppato con uno staff nuovo, uno staff giovane.
I 57 episodi sono stati poi ridotti a 21. In pratica abbiamo fatto quello che era già stato fatto con Wano Kuni.
E sono stati inseriti una serie di effetti, una serie di realizzazioni grafiche create grazie alle tecnologie odierne, quelle più moderne e quindi a volte abbiamo anche ricreato alcune immagini. Da questo punto di vista è stato un lavoro, diciamo, abbastanza importante. Per come è stato realizzato questo nuovo blocco di One Piece, possiamo dire che è degno di essere trasmesso in un’epoca contemporanea come questa. Questa è la versione in cui vi presentiamo Fishman Island e spero che continuiate a sostenere Toei Animation.

Abbiamo saputo della notizia dello stop di One Piece per sei mesi, fino ad aprile. Ora andrà in onda Fishman Island, volevo sapere se ci sono ulteriori motivazioni oltre all’essere troppo vicini all’uscita del manga, o se in futuro ci abitueremo a vedere sei mesi di One Piece e sei mesi di remake di un  arco.

Paolo Casarini di Toei Animation Europe, ha risposto alla domanda:

“Sicuramente avrete visto l’annuncio che è stato fatto dal nostro produttore di One Piece, qualche settimana fa. Abbiamo dichiarato qual è la schedule del ritorno di Egg Head dopo il lancio di Fishmen Island, al di là di questo non abbiamo informazioni che possiamo dichiarare.”

ROUNDTABLE

Screenweek: È stato accennato durante l’incontro con la stampa che Akahori ha lavorato a One Piece Fan Letter. Può dirci a che cosa ha lavorato nel cortometraggio e come è stata la sua esperienza?

Essendo Fan Letter un cortometraggio che va a coronare questo venticinquesimo anniversario di One Piece, insieme al regista Ishitani, essendo io un line producer, un produttore appunto della linea, ci siamo messi a tavolino nel cercare di capire che tipo di cortometraggio dovesse essere. Per cui abbiamo lavorato sotto questo punto di vista.

Vi ha anche lavorato anche il regista Keisuke Mori, non so se lo conoscete, che ha curato una parte in particolare di Fan Letter.

Ovviamente è un misto di varie cose, nel senso che non essendo un episodio della serie tv, nonostante faccia parte di One Piece, ma un cortometraggio, l’approccio stesso, il punto di vista di Fan Letter è totalmente diverso.

Nel senso che rispetto alla serie tv si differenzia nel look, nel character design, nei colori, nei personaggi, perché i nostri eroi di One Piece non emergono così tanto nella storia e il punto di vista è quello del cittadino ed è per questo che ovviamente abbiamo avuto un approccio totalmente diverso. Ma questo è ovviamente rischioso perché è una sfida anche per noi, se verrà apprezzato o meno rimane un punto interrogativo.

Nagamine, può parlare del suo rapporto con il maestro Toriyama e quale è stata la cosa più importante che avete condiviso all’inizio del suo lavoro? E come questo si è tradotto nella transizione con One Piece?

Nagamine: Il problema in realtà è che non si può dire effettivamente che ci sia un una connessione diretta o indiretta, o delle influenze dirette o indirette da parte del sensei Akira Toriyama. In realtà la Toei Animation stava già producendo Dragon Ball per cui se c’è qualche cosa che si riflette tra Dragon Ball e One Piece si può dire che lo staff che stava già lavorando a Dragon Ball era anche nello staff di One Piece, c’è un overlap dello staff. Quindi non sono delle produzioni totalmente scisse e distinte perché l’intero gruppo Toei si dedica alla produzione di queste opere.

Però posso dire che c’erano i manga di Dragon Ball nel nostro studio, appena avevi un momento allungavi la mano e prendevi Dragon Ball e lo leggevi. Non era qualcosa che potevi circoscrivere al solo staff della Toei, credo che Dragon Ball sia qualcosa che fa ormai parte del nostro DNA. Abbiamo respirato Dragon Ball crescendo.

Ovviamente tutti e duen provengono dalla rivista Jump. Poi posso aggiungere che dopo aver fatto Dragon Ball Super: Broly, subito dopo mi sono messo a lavorare su Wano Kuni, per cui c’è un minimo di influenza dello stile e della tecnica, ma non solo.

Per esempio ho cercato di riprodurre quello stile dell’animazione dei primordi, il cell effect del fax, quella linea ancora grezza ed è questo che ho voluto mantenere nell’arco di Wano Kuni e non solo. Già il tipo di look che era stato creato da Wada sensei, che è stato con noi in Broly ed era presente anche nello staff dell’arco di Wano Kuni, è stato ereditato questo tipo di look e ovviamente doveva essere rispondente ai costi della produzione di una serie televisiva. Ci sono state tante cose che abbiamo dovuto raffinare ma abbiamo voluto mantenere quel tipo di look. Quindi la Toei non solo ha cercato di portare avanti questo discorso e di tramandare ai giovani questo tipo di stile e di passione.

Avendo lavorato per tanto tempo a One Piece, avete avuto modo di conoscere talenti come Megumi Ishitani e Vincent Chansard che hanno caratteristiche e origini molto diversi, nonché uno stile molto, molto diverso. Anche l’utilizzo delle linee è molto differente. Qual è la vostra relazione con loro e come avete fatto a tenere insieme visivamente gli ultimi episodi che sono un fuoco d’artificio di stili e bellezza artistica?

Nagamine: Allora ovviamente dipende molto dall’esperienza personale, essendo io un regista delle serie (kantoku), di un cosiddetto arco. Vi devo dire che io ho iniziato a lavorare come direttore di una serie con Ojamajo Doremi dove ho avuto un’esperienza fantastica perché il regista Junichi (Sato) ha dato, diciamo, delle basi. Una cornice entro la quale mi ha detto: ‘Fai come ti pare, sei liberissimo di sperimentare’.
Per cui io all’interno di questa cornice ho avuto modo di sperimentare, mi sentivo libero e come ho detto prima è diventato un ambiente dove tutti quanti noi non eravamo serissimi. Ridevamo, scherzavamo, era un ambiente molto gioviale che tutti gli altri ci invidiavano. Questo ha fatto sì che le persone venivano attratte da questo ambiente. Quindi Ojamajo Doremi è diventato non solo un’opera divertente da vedere ma anche da creare e nel complesso le persone venivano attratte soprattutto dall’ambiente e poi dal prodotto. Ovviamente parlo delle persone che hanno contribuito a creare le varie serie. La stessa esperienza l’ho avuta con Wano Kuni, Oda sensei ha fornito sempre delle cornici grazie al manga entro le quali io sono riuscito a creare e dare sfogo liberamente alla mia creatività. Questo cosa ha portato? Ovviamente le persone si sono accorte di questo look particolare di Wano Kuni e in realtà, diciamo ho buttato l’esca, questa esca ha funzionato e sono arrivati tutti.
Tra cui appunto Ishitani, Megumi o Vincent ai quali anch’io ho dato la possibilità di avere questo diciamo playground. Nel caso di Ishitani ha dato il massimo delle sue capacità, ha proprio dato sfogo alle sue potenzialità mentre Vincent nonostante a volte andava un po’ fuori cornice, ci sono stati i produttori che dicevano: ‘Guarda Vincent stai un po’ fuori da One Piece, torna indietro’. Cioè gli accorciavamo un po’ il guinzaglio e lui diceva: ‘Oddio scusate’ e ritornava nei ranghi.
Diciamo che questo ambiente creativo che ha portato a questi nuovi orizzonti che il maestro Oda continua a darci, potendo così creare non solo in un ambiente molto gioioso molto gioviale dei prodotti, delle opere che sono divertenti, emozionanti anche dal punto di vista del pubblico.

I genga di Chansard

Yokoyama: Per quanto riguarda ad esempio il mio rapporto con Vincent, ho sempre avuto fin dall’inizio un rapporto molto positivo con lui. E se io sono ancora un animatore vecchio stile che disegna su i fogli di carta, Vincent è uno che è molto digitale, con un click muove tutto.
Per cui io ho detto no, io voglio vedere la carta stampata e lui mi stampava i suoi disegni, e mi portava un mazzo di fogli stampati e quando gli chiedevo fai delle cose sulla carta o rifammi questo viso, questa espressione, ritornava con i compitini completati in modo più che perfetto. Detto ciò i risultati sono sempre stati non ottimi ma superlativi e se all’inizio non riusciva a capire totalmente il modus operandi o comunque il mondo dell’anime giapponese, pian piano si è abituato e ora lavora come se fosse un animatore giapponese.
Ovviamente Yokoyama sensei non rifiuta, ma accoglie qualsiasi persona che voglia contribuire al suo mondo e ci sono, oltre a Vincent, tante persone che vengono da lui e lavorano per lui.

Akaori: Vincent, qui vi do una notiziona, sta alla Toei a Nerima a Tokyo, e lavora con loro e vanno sempre a mangiare insieme.

Una domanda per Kenji Yokoyama. Ha fatto parte dello staff dell’animazione di One Piece fin dagli esordi avvenuti nel lontano ’99. Come descriveresti l’evoluzione dell’animazione nella serie nel corso di questi decenni e come è cambiato nel tempo il suo modo di fare animazione.

Yokoyama: Ovviamente non è semplice spiegarlo in poche parole. Come ben sapete le linee degli episodi dei primissimi episodi di One Piece erano molto semplici come avete potuto notare, questo perché era dovuto a delle limitazioni che avevamo nel mondo dell’animazione giapponese. Il numero dei disegni era limitato, anche se poi per quanto riguarda il tipo di animazione che era un po’ di azione, volevano più frames per le scene d’azione. Ma a un certo punto c’è stata una richiesta molto forte da parte del pubblico di aumentare il numero di disegni ed è questo che abbiamo fatto e pian piano, c’è stata una lentissima evoluzione.

Magari a prima vista non così così evidente.

Pian piano le linee sono diventate più complesse, pian piano abbiamo aggiunto anche dei colori che ovviamente chi è molto esperto di One Piece, riesce a coglierlo nei vari archi e allo stesso tempo c’è stato un grande cambiamento del tipo di produzione: se io inizialmente ero quasi l’unico a disegnare, ero uno un animatore chiave, l’aumento delle risorse ha contribuito moltissimo all’opera di One Piece.

Ovviamente ci sono stati anche tanti periodi dove abbiamo avuto delle difficoltà ad avere delle risorse perché ovviamente dove non c’è tecnica, non si può avere un buon prodotto. Ma grazie all’impegno dei produttori anche il numero degli animatori sono aumentati, persone che con le loro tecniche hanno veramente contribuito ad allargare anche la tipologia della tecnica di linea che abbiamo iniziato a utilizzare in One Piece.
Per esempio ultimamente come avete potuto notare il cambiamento anche di look, di linea, è stato molto più impattante negli ultimi episodi anche grazie a questa evoluzione lenta ma costante. Infatti gli animatori chiave sono aumentati. Se all’inizio eravamo solamente sei adesso il numero è triplicato e ci sono all’incirca venti animatori chiave.
Quindi il contributo di tanti animatori porta a delle opere che vedete adesso.

Per Nagamine. Nell’arco di Wano ci sono stati dei momenti epici e che i fan aspettavano da tantissimo tempo. Mi chiedevo quali sono state le scene che è stato più lieto di animare e quelle più difficili, in particolare, se la vera sfida è stata rappresentare l’azione o i momenti emotivi e di svolta dei personaggi che ci sono stati in quest’arco.

Nagamine: Per quanto riguarda gli eventi epici che sono accaduti in Wano Kuni, in particolare l’episodio 1071 (Luffy’s Peak – Attained! Gear 5, ndr.) la cosa importante è che, come sapete benissimo, c’è una parte molto caratteristica di Wano Kuni data dalla presenza del cartoon style (fa riferimento all’animazione di Luffy che ricorda l’animazione slapstick delle serie americane, ndr.). È stata un grande sfida anche per me, perché non è che da zero potevamo introdurre questo cartoon Style.

Se da una parte abbiamo un’opera come One Piece dove si svolgono delle battaglie in realtà molto serie, era forse quasi un paradosso utilizzare uno stile molto fumettistico. Però grazie anche al supporto degli animatori che sono arrivati da tutto il mondo, queste battaglie sono arrivate a un punto estremamente interessante in Wano Kuni con quelle linee. E poi ho avuto anche un confronto con il sensei Oda appartenendo alla stessa generazione, siamo cresciuti con le serie animate in cartoon style come Shazam, Tom and Jerry e proprio per educare le nuove generazioni nella stanza dello staff, non facevamo altro che mandare in loop Tom and Jerry per fargli vedere che cos’era il cartoon style.
Grazie all’apporto delle grandi tecniche dei vari animatori che sono arrivati da tutto il mondo siamo riusciti a fare questa cosa molto particolare in Wano Kuni, è stato un passo da gigante e decisivo che ha aperto tante porte.

Invece per quanto riguarda l’evoluzione emotiva, qui si parla ovviamente di Nika, di quello che arriva a essere Luffy che è la parte più importante, il cuore, la base di questa storia. In realtà bisogna capire che non è un’evoluzione emotiva di Luffy perché in realtà Luffy è un personaggio che fa come gli pare. Lui ha un obiettivo, va avanti come un toro fino al suo obiettivo, non piega la sua volontà e di fronte a Kaido che è un altro testardo – sono due personaggi molto testardi che sono convinti di quello che vogliono fare, che hanno un obiettivo, un sogno nascosto nel cassetto che sboccia in quel momento.

Sono due personaggi che vogliono arrivare all’obiettivo e a fronte di questa battaglia tra due personaggi molto diciamo convinti del proprio obiettivo, Luffy diventa Nika ma non è un’evoluzione emotiva, perché lui rimane quello che è. Riesce a potenziarsi, riesce a sbocciare come un fiore nel passo successivo, convinto del suo obiettivo, e poi si vede un Kaido soddisfatto di aver affrontato un avversario di pari livello. Bisogna stare attenti a non travisare questa parte, non è un’evoluzione emotiva.