SerieTV The Doc(Manhattan) is in
Con l’episodio andato in onda su Sky Atlantic ieri, si è conclusa anche da noi, in simultanea con gli USA, la miniserie in 8 episodi The Penguin, dedicata al villain di The Batman interpretato da un irriconoscibile Colin Farrell. Due mesi esatti fa, dopo aver visto tutta la miniserie in anteprima, ne scrivevo qui su ScreenWeek che l’Oswald “Oz” Cobb di The Penguin è il Tony Soprano di Gotham City. Non solo per come si muove, per quello che dice e fa, ma anche e forse soprattutto per il finale dello show. “La scelta più logica, il finale più adatto per questa storia, per Oswald Cobb, per tutti i comprimari”, dicevo a settembre. E ora, finalmente, possiamo parlare di quel finale. Ovviamente, da qui in avanti SPOILER sull’ultimo episodio di The Penguin.
Chi ha visto I Soprano (e chi non l’ha fatto si sta facendo un torto, che lo sappia), sa che a definire Tony Soprano erano tanto i suoi scatti di violenza, le esplosioni d’ira, quanto i momenti in cui sembrava quasi un essere umano, in grado di provare anche lui dei sentimenti. Salvo poi fregarsene e piegare questi ultimi ai suoi scopi. Il rapporto tra Tony e il cugino Christopher “Chris” Moltisanti, figlio del boss che ha fatto da mentore a Tony, è a lungo quasi un rapporto tra padre e figlio. Tony è indulgente con Chris, sembra volerlo proteggere sempre, ma poi sappiamo com’è andata a finire.
Ecco, quando il Pinguino “adotta” Victor “Vic” Aguilar (Rhenzy Feliz) e ne fa il suo scagnozzo, come tanti ho pensato che l’unica via d’uscita possibile per questa trama, l’unico modo in cui questo delinquente di basso rango che è ancora Cobb potesse uscirne come un vero boss del crimine, una nemesi credibile per Batman, era sbarazzandosi di Vic nell’esatto istante in cui non gli fosse stato più utile. Lauren LeFranc, showrunner di The Penguin e sceneggiatrice del primo e dell’ultimo episodio della miniserie, la lezione de I Soprano, tanto più trovandosi lì in casa HBO, l’ha appresa molto bene e non si è lasciata sfuggire l’occasione per farci vedere come a renderti un mostro non siano le deformità, ma il tuo cuore nero.
Pescando un altro scampolo della recensione: “The Penguin mette subito in chiaro che mostro puoi nascerlo – come Oz, che fa cose orribili da quando era un ragazzino – o puoi diventarlo, come Sofia Falcone, a cui non hanno fatto benissimo gli anni di ingiusta detenzione in una cella di Arkham, ma in ogni caso è quello che fai, e a volte pure come lo fai e a chi lo fai, a renderti una figura aberrante”.
Il suo cuore nero porterà Cobb molto presto in rotta di collisione con il paladino di Gotham, a giudicare da quel batsegnale acceso subito dopo le parole di Eve (Carmen Ejogo) sul fatto che nulla può più intralciare l’ascesa al potere di Oz. Nel 2026 arriverà sul grande schermo The Batman: Part II, sempre diretto da Matt Reeves, e per il momento Colin Farrell fa il vago. Un paio di giorni fa, ospite al The Jess Cagle Show with Julia Cunningham, l’attore ha dichiarato al riguardo: “Non ho idea di cosa parlerà il secondo film. Ho sentito dire che il Pinguino avrà un ruolo, ma non ho ancora letto nulla. Sarebbe interessante vedere da dove riprendiamo. È stato preparato così tanto terreno. Sarebbe interessante vedere dove andrà a finire, sai? Ma il personaggio sarebbe piuttosto diverso”.
Il Pinguino sarà ovviamente della partita, e ho come idea che Batman non sarà felicissimo di questo tanghero che gioca a fare il don Vito Corleone, ecco.
Il peso che Cobb avrà nel secondo film di Reeves non è l’unico interrogativo lasciato aperto da The Penguin. Sofia (una bravissima Cristin Milioti), non più Falcone ma Gigante, è stata spedita di nuovo ad Arkham per colpa di Cobb e starà meditando vendetta. Pur non essendo lei, in questa versione del personaggio, il serial killer noto come l’Impiccato (come invece accadeva nei fumetti, come sa chi ha letto Batman: Vittoria oscura), Sofia ha dimostrato ampiamente in The Penguin di saper essere assolutamente spietata. In tutto questo, speriamo che ci sia modo di vedere un po’ di più dell’Arkham Asylum, che qui è stato lasciato volutamente sullo sfondo, nonostante Sofia sia diventata una sua cliente abituale…
A proposito dei pazienti di Arkham, James Gunn ha smentito la scorsa settimana le voci su una serie TV dedicata al Joker di Barry Keoghan. Keoghan appare brevemente alla fine di The Batman nel ruolo di un “detenuto di Arkham”, che Reeves aveva confermato subito dopo trattarsi di Joker. I rumor su un’altra serie sullo stile di The Penguin ma incentrata sul pagliaccio principe del crimine (The Joker?) è stata però, dicevamo, bollata come cavolatona da Gunn, che ha scritto sul suo profilo Threads: “Tutti mi chiedono di questo. No, non c’è assolutamente nulla di vero in questa storia. Non si sta discutendo di una serie su Joker e non è nemmeno mai stata menzionata. Mi dispiace”.
E poi c’è la faccenda della lettera scritta da Selina Kyle a Sofia. Le due donne sono sorelle, perché anche Catwoman (Zoë Kravitz) è figlia del fu Carmine Falcone. La lettera della sorella non solo ridesta dal suo stato catatonico Sofia, ma le strappa anche un sorriso. Cosa c’è scritto? Cosa ha in mente Catwoman? Tutto lascia presagire che il Pinguino avrà un’altra gatta da pelare in The Batman: Part II oltre al “topo volante”…