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The Day of the Jackal: come ti creo un assassino di quelli tosti

Pubblicato il 06 novembre 2024 di Giulio Zoppello

The Day of the Jackal nacque come romanzo capace di cambiare per sempre il genere della spy story, diventò anche uno dei più grandi film britannici di sempre del genere, diretto da Fred Zinnemann, poi ci fu anche il remake con Bruce Willis nel 1997. Ora tocca a Ronan Bennett prendersi l’onore di portarci dentro la mente di un sicario unico nel suo genere.

La caccia a un predatore dalla doppia identità

Monaco, Germania. Un misterioso killer (Eddie Redmayne) attenta alla vita del figlio di un magnate tedesco, per poi misteriosamente desistere sul più bello. Solo poche ore più tardi, il padre, figura controversa e politicamente divisiva, viene freddato dallo stesso con un incredibile tiro di precisione da 3.815 metri. Del caso si interessano i servizi segreti britannici, in particolare l’agente Bianca (Lashana Lynch), esperta di armi e convinta di avere a che fare con un individuo eccezionale, nonostante i dubbi nutriti dai suoi superiori: Osita Halcrow (Chukwudi Iwuji) e Isabel Kirby (Lia Williams).
Bianca ha perfettamente ragione, perché quel killer è un imitatore camaleontico, un tiratore implacabile, un maestro della pianificazione ed è capace di condurre una doppia vita insospettabile. Per la moglie Nuria (Ursula Corbero) e il resto della famiglia, è un marito ricco, premuroso, anche se davvero troppo preso dal lavoro. Un lavoro che gli offre cifre a dir poco folli, e ora infatti eccogli arrivare l’offerta più incredibile della sua vita: deve eliminare il guru della tecnologia Ulle Dag Charles (Khalid Abdalla). Il tempo però è scarso, i mandanti misteriosi. Gli conviene davvero accettare? Intanto, non può sospettare che Bianca sia sulle sue tracce e disposta a tutto pur di arrivare alla sua vera identità.
The Day of the Jackal è stata creata e scritta da Ronan Bennett (sceneggiatore tra gli altri di Top Boy e Nemico Pubblico) e si pone immediatamente come una spy story dalle atmosfere cupe, metalliche, in cui però vengono inseriti numerosi elementi propri del genere non solo spy, ma anche political, melodramma e thriller puro. Insomma, la tensione domina sovrana in questa serie dall’estetica incredibilmente curata, quasi cinematografica, che porta in dote una regia robusta, affascinante, capace di dare profondo dinamismo all’insieme. Ottimo lavoro da parte di Brian Kirk in questo frangente, non c’è che dire. The Day of the Jackal però è soprattutto una cavalcata a perdifiato di Eddie Redmayne, che era un po’ sparito dai radar e che qui si conferma un istrione assolutamente inimitabile.

Eddie Redmayne ci fa quasi tifare per il villain

The Day of the Jackal ad oggi portava in dote due interpretazioni come quelle di Edward Fox e Bruce Willis, nelle due trasposizioni del 1973 e 1997. Si può dire che Eddie Redmayne si ponga sostanzialmente a metà tra i due. Del primo riprende la gelidissima eleganza ed efficienza, quell’aria da insospettabile intellettuale, anche un pochino snob, e la capacità di essere sia sopra che sotto le righe a seconda della situazione, della maschera che deve indossare per passare inosservato. Del secondo, alla capacità di comunicare un profondo narcisismo, una vanità e anche una certa natura sadica, che mano a mano che si va avanti ci si rende conto essere il suo vero, grande tallone d’Achille. Tuttavia, The Day of the Jackal funziona soprattutto grazie a lui, alla sua capacità di non darci alcun punto di riferimento, compensando così una Lashana Lynch che rappresenta gran parte della riscrittura rispetto all’originale letterario. Più che riscrittura, si dovrebbe dire rivoluzione, ma se l’idea di base è buona, lei appare un po’ persa alle volte, perché non aiutata da uno script che la rende troppo in balia del vento, dall’identità e caratterizzazione confusa e spuria, e che si lascia andare a digressioni personali, che con il cuore centrale del racconto non c’entrano assolutamente nulla. Affascinante, però, è come la serie dipinga lei e i suoi colleghi sotto una luce in ogni caso ambigua, sovente amorale, spietata, così come il suo ambiente, il suo mondo, fatto di spie, calcoli, e di mettere su un piatto il male minore e il male peggiore.
Di fatto, The Day of the Jackal ci fa comprendere quanto bene e male non appartengano a questo mondo; e benché alla fine la serie sia incredibilmente diversa dal romanzo originale, non si può negare che sappia intrattenere, allontanandosi da una visione romantica o manichea del genere spionistico. Non ci vengono mai dati punti di riferimento, e i suoi protagonisti appaiono sempre, costantemente, come vittime di un ecosistema in cui la mancanza di pietà è una condizione necessaria. Rimane comunque l’impressione finale di un prodotto che poteva essere qualcosina di più se fosse rimasto più fedele al genere di appartenenza, un po’ come è successo con la serie remake di Presunto Innocente.