Cinema Recensioni The Doc(Manhattan) is in Animazione
Disponibile su Prime Video dalla scorsa settimana, senza costi aggiuntivi, Look Back è un piccolo film anime di cui staranno probabilmente parlando già da giorni tutti i vostri contatti social impallinati per l’animazione giapponese. A ragione. Perché Look Back è sì piccolo, visto che dura poco meno di un’ora, ma è anche delizioso. Un gesto d’amore verso l’arte dell’animazione e quella del suo gemello siamese, il manga. Animato appropriatamente in modo tradizionale e capace di trasformare una piovosa serata d’autunno in un appuntamento delicato e malinconico con del cinema pensato e girato bene. Il tutto, partendo da un fumetto breve di un celebre mangaka, a sua volta dedicato a un vero e doloroso fatto di cronaca (del quale parleremo però in fondo, in uno spazio appositamente recintato, per non spoilerare niente a nessuno). E allora, cos’è Look Back? Da dove arriva e perché ha questo fascino speciale?
Un tavolo da disegno. Tutto inizia e finisce a una scrivania, inseparabile compagna di vita per tutta l’esistenza di un mangaka. Ayumu Fujino, bambina delle elementari, sogna di trasformare l’amore per i manga in una professione, e intanto disegna il suo yonkoma – manga, in genere umoristici, in quattro vignette – per il giornalino scolastico. Il suo ego subisce però un duro colpo il giorno in cui scopre di non essere la sola a venir pubblicata sul giornalino. Una sua compagna, l’apparentemente molto più dotata Kyomoto, inizia a fare altrettanto. La rivalità tra l’estroversa Fujino e la schiva e agorafobica Kyomoto diventerà presto un’amicizia attorno alla quale si svilupperanno le vite e i sogni per il futuro delle due ragazze.
Presentato sulla piattaforma Shōnen Jump+ di Shueisha nel luglio del 2021, e pubblicato da noi da Star Comics in un unico volumetto, Look Back è un fumetto breve di Tatsuki Fujimoto, mangaka classe ’93 universalmente noto per le sue serie action Fire Punch e Chainsaw Man, divenuta anche un popolarissimo anime dello studio Mappa. Qui però non sono evidentemente di scena poteri infuocati e Diavoli Motosega, ma una storia semplice di due ragazzine di provincia e dei loro sogni.
Al di là del piacere puro che si prova a vedere un film con questa qualità delle animazioni, tutte disegnate a mano e con uno stile personalissimo, è il modo in cui è confezionato e messo insieme il tutto a rendere Look Back un’esperienza speciale e assolutamente cinematografica, pure se lo stai guardando in metro sul piccolissimo schermo di uno smartphone. Sono i silenzi alternati con sapienza alla colonna sonora, sono quelle sequenze che si scompongono in vignette affiancate come in un manga, è l’indugiare su un luogo quanto il tocco delicato nel raccontare un dramma. Non sorprende affatto che il film abbia avuto successo al cinema in Giappone, andando a pizzicare le corde giuste per il pubblico tanto dei film di Makoto Shinkai quanto di alcune pellicole Ghibli minori.
Il regista, Kiyotaka Oshiyama, da lì viene, del resto: ha fatto l’animatore chiave negli ultimi film di Miyazaki, Il ragazzo e l’airone compreso, oltre che in decine e decine di altre produzioni, da Devilman: Crybaby a Evangelion: 2.0 You Can (Not) Advance, da The First Slam Dunk a Mary e il fiore della strega. Nel suo Look Back c’è un po’ di Your Name, per un punto specifico della storia e il modo in cui gioca con le linee temporali, e molto di Midsommar – Il villaggio dei dannati di Ari Aster, a cui Oshiyama si è dichiaratamente ispirato per l’aspetto del suo film, dall’aspect ratio di 2:1 alla densità visiva delle scene e alla disposizione simmetrica degli elementi nelle stesse. Personalmente, in alcune scelte registiche ho voluto vedere anche un po’ del mai troppo lodato Satoshi Kon: il che è al contempo il più grande complimento possibile per Oshiyama e/o l’ennesima dimostrazione del fatto che non mi capaciterò mai della scomparsa di Kon e che trovare degli omaggi ai suoi capolavori negli anime odierni mi fa sentire un po’ meno triste. Solo un po’.
E questo, in definitiva, è tutto quello che vi serve sapere di Look Back: prendetevi un’ora, buttate via il telefono e godetevi la sua malinconica delicatezza. Se il film lo avete già visto, invece, possiamo parlare di quella cosa lì.
Ribadisco: spoiler.
Ancora qui? Bene. Il manga di Look Back venne realizzato da Tatsuki Fujimoto nel 2021 in risposta a un tragico fatto di cronaca accaduto due anni prima. Il massacro compiuto nel film da un pazzo armato di piccone nella scuola d’arte presso cui studia Kyomoto, e il salvataggio da parte dell’amica nella linea temporale dello yonkoma, sono un doloroso omaggio da parte dell’autore alle vittime dell’attacco alla Kyoto Animation (chiamata anche KyoAni) nel 2019. Nel luglio di quell’anno, un uomo con disturbi mentali appiccò un incendio nella sede della Kyoto Animation, versando benzina addosso alle persone e provocando 34 vittime, perché convinto che lo studio avesse rubato un suo lavoro, un romanzo che aveva spedito loro in precedenza. L’evento scosse il Giappone e il mondo intero, ed ebbe un profondo impatto sull’industria degli anime. Peraltro, alcune parti del manga di Look Back sono state modificate in un secondo momento in seguito alle lamentele di alcuni lettori, non per la vicenda di Kyoto Animation ma per il modo in cui veniva descritto il disturbo mentale del colpevole.
Inutile dire che riconoscere mentre si guarda Look Back i fatti reali a cui si è ispirato il suo manga accresce quel senso di struggente tristezza che il film si porta dietro. Ma nel finale, la tristezza per quanto accaduto si fonde in Fujino in una nuova, placida determinazione. Quella foto appiccicata al vetro e l’immagine efficace dei colori dell’alba che tingono progressivamente i palazzi attorno allo studio della protagonista sono per lei l’inizio non solo di un nuovo giorno. Ricordare l’amica l’ha spinta ad andare avanti in questo lavoro faticosissimo, devastante e che la terrà per tutto il giorno, tutto il tempo, buona parte della sua vita incatenata a una scrivania. Un lavoro grazie al quale però, grazie alle Fujino e ai Fujimoto e agli Oshiyama di questo mondo, noi possiamo continuare a sognare.