Cinema roberto recchioni Recensioni
Terzo e, si presume, ultimo capitolo della saga di Eddie Brock (Tom Hardy) e Venom (un simbionte alieno fatto in CG e sempre doppiato, in originale, da Hardy).
Il personaggio di Venom ha una genesi complicata e abbastanza interessante.
Nel 1982, un lettore di fumetti, Randy Schueller, manda una lettera all’allora capo della Marvel, Jim Shooter, proponendogli un nuovo design per il costume di Spider-Man. A Shooter l’idea piace e se la compra per ricchi duecento dollari, poi decide di integrarla nel primo maxi-evento della storia fumettistica americana, il crossover Secret War, dove un gran numero di personaggi della Casa delle Idee si ritrovano su di un pianeta alieno per darsele di santa ragione. In quella occasione, il costume classico di Spidey viene distrutto e lui è costretto a sostituirlo con uno creato da un macchinario alieno. Nasce così “il costume alieno” che, in seguito, diventa parte integrante di una bella saga a fumetti che porterà Peter Parker a scoprire l’inquietante natura di quell’artefatto senziente che ha deciso di indossare. In seguito, il costume alieno trova una nuova evoluzione grazie all’estro di David Michelinie e Todd McFarlane e diventa il simpatico personaggio mangia cervelli che conosciamo, Venom. Il simbionte è un personaggio da subito amatissimo e, in breve tempo, passa da ruolo di semplice “nuova nemesi di Spider-Man perché Goblin ci ha stufato” a antieroe protagonista assoluto, con miniserie e testate autonome a lui dedicate.
Per tutti gli anni novanta e gran parte dei duemila, Venom resta sempre sulla cresta dell’onda, tra una interpretazione e l’altra, poi si spegne un poco, pur rimanendo comunque un character centrale dell’universo ragnesco e comunque molto amato. La “Venomania” torna però a impazzare nel 2018, quando Sony, in piena esplosione dei cinecomics Marvel, lo porta a schermo, incarnandolo in Tom Hardy. Il primo film, un poco contro tutte le aspettative della critica, incassa benissimo e quindi, nel 2021, arriva il sequel (Venom: Let There Be Carnage) che va ugualmente bene (sempre nello stupore generale di chi, in teoria, di cinema dovrebbe capirne). Inevitabile quindi che oggi, nonostante la “superhero fatigue” (il periodo di stanca del pubblico rispetto ai film di supereroi), arrivi sui nostri schermi la conclusione della trilogia.
A dirigere il film, dopo Ruben Fleischer e Andy Serkis, ecco Kelly Marcel, al suo esordio alla regia dopo una buona carriera come sceneggiatrice (e infatti il film lo scrive anche, assieme a Tom Hardy). La trama in poche righe: Eddie e Venom tornano in Messico e nella loro realtà dopo aver fatto una breve (e non tanto sensata) visita nel MCU, scoprendo di essere ricercati a causa degli avvenimenti del film precedente. Decidono quindi di andarsi a fare una gita a New York, inconsapevoli che non è solo la polizia a cercarli, ma che un’organizzazione militare supersegreta e, soprattutto, il malvagio e potentissimo Knull, il creatore dei simbionti e degli xenophage. Knull è un dio oscuro, tradito dai simbionti e rinchiuso in un limbo da cui non può uscire senza una chiave che, guarda il caso, possiede proprio Venom.
Ora, che vi devo dire?
La saga cinematografica di Venom, per la critica, è largamente inspiegabile: il primo film ha ricevuto recensioni molto tiepide ed è stato un successone, il secondo capitolo ha avuto recensioni pessime e, per quanto ci sia stata una flessione negli incassi, si è portato comunque a casa mezzo miliardo di dollari e, personalmente, credo che le cose andranno alla stessa maniera anche per questa terza iterazione, con critiche ancora peggiori perché oggi la grande infatuazione per i film di supereroi è un poco passata, ma con un risultato al botteghino capace di giustificare appieno l’investimento. E devo dire che, dopo aver abbastanza odiato i primi due capitoli, con questo terzo sono arrivato alla conclusione che è giusto così.
Provo a spiegarmi rapidamente.
Venom: The Last Dance è un buon film? No. È sgangherato, sconclusionato, con una storia minimale che, nonostante questo, riesce a essere confusa; è pieno di scene senza alcun senso logico nemmeno vago, con personaggi monodimensionali che agiscono a caso, è privo di un cattivo degno di nota, ha effetti speciali mediocri, nessuna scena memorabile e il suo ritmo è abbastanza soporifero. Ma la verità è che ho visto e amato molti film peggiori di questo.
Per dire: gran parte dei film della saga di Venerdì 13 è peggiore, eppure li ho visti tutti, e più volte. Gran parte dei film di Godzilla dell’era Shōwa sono terribilmente idioti eppure, li ho guardati e riguardati tutti, amandoli. E allora, perché sono così incline, invece, a questo giudizio severo per la saga di Venom? Credo che la ragione sia che, così come tanti, per un certo periodo ho iniziato a prendere molto seriamente un tipo di film che non aveva alcuna pretesa di essere preso seriamente: i cinecomics. Di fatto, questi oggetti cinematografici non sono altro che giocattoli per bambini fatti di plastica colorata di pessima qualità, assemblati male e pronti a smontarsi in qualsiasi momento, ma che svolgono bene la loro funzione: divertono per il tempo che serve, fino a quando un nuovo giocattolo non arriverà a prenderne il posto. Sono come il cibo dei fast food (che amo), come una corsa su una montagna russa di un piccolo luna park di periferia, come una serata al karaoke. Un puro e semplice intrattenimento a cui sarebbe ingiusto chiedere di essere di più. Quindi, ho odiato questo terzo Venom? No, a dire la verità, per la prima volta mi sono divertito a vedere un film di questo franchise e non perché sia diverso o migliore da quelli precedenti, ma perché io mi sono posto in maniera differente rispetto a lui e questo mi ha permesso di apprezzarlo per quello che è, e non per quello che pretendevo che fosse.
Detto questo, al netto di tutto, va comunque detto che Tom Hardy è sempre uno spettacolo di attore, anche con davvero poco materiale su cui lavorare, che Rhys Ifans riesce a dare piena dignità a un personaggio scritto su un fazzoletto di carta e che sono felice di vedere così tanti attori provenienti da Ted Lasso cominciare a farsi strada nel mondo del cinema.
In estrema sintesi, vale la pena di vedere Venom: The Last Dance? Massì. A patto che lo facciate con lo spirito giusto.