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Terrifier 3, la recensione di Roberto Recchioni

Pubblicato il 31 ottobre 2024 di Roberto Recchioni

Nel 2008, un giovane ragazzo di origini italiane, Damien Leone, dirige un corto horror con dentro Satana e un clown muto e dall’aria inquietante. Il titolo dell’opera è The 9th Circle e viene largamente ignorato da tutti a causa dei mezzi limitati con cui viene prodotta e messa in scena e dall’apparente mancanza di talento alcuno del suo regista. Leone però non demorde e nel 2011 torna dietro la macchina da presa, riprendendo il personaggio del clown a cui, in maniera non poco provocatoria, ha dato il nome di Art, definendolo leggermente meglio nel carattere e nel modus operandi. Il titolo di questa seconda opera è Terrifier e suscita lievemente più interesse, ma non così tanto da cambiare la vita del regista che, comunque, ora ha per le mani due corti. Perché non farne un terzo, raccoglierli assieme e creare un lungometraggio antologico horror? Detto, fatto. Nel 2013 arriva All Hallows’ Eve. Il film, come detto, si compone di due episodi già realizzati da Leone e di un inedito, oltre che di un prologo e un epilogo che mettono il tutto all’interno di una cornice narrativa coerente e ne tengono incollate (più o meno) le parti. È un successo? Non proprio, ma garantisce a Leone abbastanza seguito da permettergli di lanciare una campagna di crowdfunding volta a raccogliere i fondi necessari per realizzare un film più ambizioso: Terrifier, una versione evoluta dell’omonimo corto. A quel punto entra in gioco Phil Falcone, che nota la raccolta fondi di Leone, si guarda All Hallows’ Eve e decide di metterceli lui i soldi necessari, a patto di venir riconosciuto come produttore. Leone può quindi iniziare a girare un film “vero”, per quanto dal budget limitato. E i film veri, hanno attori veri. Quindi, per quanto a malincuore, il ruolo di Art viene recastato: fuori Mike Giannelli (un amico di Leone che si era prestato a indossare la maschera del clown solo per aiutarlo) e dentro David Howard Thornton, un attore che quella parte la vuole con tutto sé stesso e che sembra perfetto per farla, dati i suoi studi sull’arte della mimica. Leone non lo sa ancora ma quella scelta gli cambierà la vita. Terrifier esce nel 2016 e riceve delle “mixed reactions”. Ad alcuni piace molto, in particolare per i pochi compromessi nella messa in scena delle sue sequenze terribilmente splatter. Altri, invece, lo odiano abbastanza, per gli evidenti limiti registici di Leone. Tutti però notano una cosa: che il nuovo Art the Clown, interpretato da Thornton, è qualcosa di speciale. L’interpretazione dell’attore ha donato al personaggio, sulla carta piuttosto banale, un corpo, un carisma e un’originalità che prima non aveva e che gli fa bucare lo schermo. Non sono pochi quelli che, già in questa fase, si lanciano in un parallelismo con Robert Englund e il suo Freddy Krueger.

Il lungometraggio comincia a circolare nei festival horror e si costruisce una solida fama di “film estremo”, cosa che attira l’attenzione degli appassionati di tutto il mondo. Il film circola e circola parecchio, sia attraverso i canali legali (riesce anche a venire distribuito in sala in vari paesi del mondo) che quelli meno legali (che, in questa fase, sono fondamentali per la diffusione del film). Il successo della pellicola (limitato e relativo, ma comunque successo) rinnova anche l’interesse attorno al primo film di Leone, All Hallows’ Eve, che viene recuperato e rilanciato come “la storia delle origini di Art” (infatti, da noi, lo trovate sotto il titolo Terrifier: le origini). Leone capisce di avere qualcosa di buono per le mani e decide di realizzare subito un sequel con una nuova campagna di crowdfunding che gli esplode letteralmente in mano, ricoprendolo di una quantità di soldi che non ha mai gestito prima e che mette a frutto per realizzare un film molto più ambizioso del primo, più spettacolare, più complesso e, soprattutto, ancora più violento e senza compromessi. Terrifier 2 esce nel 2022, quando ormai il primo Terrifier è diventato un film di culto e tutti temono di restare delusi. Non succede. Il secondo capitolo della saga di Art il clown è sicuramente più narrativamente articolato, più sofisticato sotto il punto di vista visivo, meglio realizzato sotto tutti i punti di vista e, in generale, più “professionale”, ma non perde nulla della sua brutale violenza originale. Anzi, rilancia alla grandissima sotto quel punto di vista, portando a scena alcuni dei momenti più brutali e disturbanti della storia del cinema. E poi c’è Art, ora assoluto beniamino del pubblico, un mostro capace di terrorizzare ma anche di far ridere il pubblico di tutto il mondo. Il film è un successone da subito ma è con il tempo e grazie ai meme che diventa un fenomeno di massa. Leone, intanto, lavora al terzo capitolo che arriva nelle sale quest’anno e finisce dritto in testa al box office americano, sconfiggendo film enormi (tra cui, ironia della sorte, Joker: Folie à Deux, un altro film su un pagliaccio assassino). Il fenomeno Terrifier, a questo punto, non è più di nicchia e per appassionati, ma globale e di massa.

Ora vi dovrei parlare della trama ma, a parte i collegamenti con i personaggi sopravvissuti del film precedente, il succo del discorso in sintesi è che Art si fa una fidanzatina (proprio come il Joker!) e riprende ad ammazzare la gente, solo che questa volta lo fa sotto le festività natalizie e non durante Halloween, cosa che gli permette di provare un sacco di cose nuove.


Com’è il film? Mettiamola così: Leone non è, e probabilmente non sarà mai, un bravo regista o un bravo sceneggiatore. Sa fare alcune cose molto bene: ha creato un grande personaggio (anche se senza David Howard Thornton, Art sarebbe solo l’ennesimo clown assassino), sa tenere abbastanza bene la tensione e, soprattutto, sa immaginare e portare in scena grandi momenti di violenza. Per il resto, la sua scrittura è piena di problemi e la sua regia, quando non c’è un ammazzamento da portare in scena, è basilare, quando non primitiva.

Però, Leone è anche uno che studia, si impegna e, soprattutto, ascolta le critiche e migliora. Il balzo qualitativo tra il primo Terrifier e il secondo è impressionante e lo stesso si può dire per questo terzo capitolo, che tiene conto degli appunti più comuni che sono stati fatti al secondo e li corregge praticamente tutti. Terrifier 3 ritrova, almeno in parte, l’essenzialità del capostipite senza però perdere di ambizione. Il film è più breve, più asciutto, più essenziale, non si perde in derive fantasy-marvelliane come succedeva al secondo capitolo e, principalmente, bada a costruire i giusti momenti per far brillare Art e la sua nuova compagna. Le scene splatter sono belle e Leone corregge un poco il tiro anche rispetto alle critiche di misoginia che Art il clown si era portato dietro fino a questo punto (ora il clown insulta, ammazza e tortura gli uomini quasi con lo stesso gusto con cui lo fa con le donne). Certo, non tutto è perfetto: la sceneggiatura è spesso goffa, i personaggi sono a dir poco basilari e, forse, manca una scena madre al livello di quella della camera da letto del secondo capitolo, ma nel suo complesso, il terzo Terrifier è migliore del secondo così come il secondo era migliore del primo. Come detto, forse Leone non è il bambino più talentuoso della classe, ma si impegna un casino per evolversi, e ci riesce.

Chi, invece, è un fuoriclasse e non ha bisogno di nessuna evoluzione, è Art il Clown, la migliore maschera horror dai tempi di Freddy, un mostro capace di far ridere grandi e bambini e poi di strappar loro la faccia, spezzargli le braccia, versare il sale sulle loro ferite e poi mozzargli la testa. Come si fa a non volergli bene?