Cinema roberto recchioni Recensioni
Nel 2008, un giovane ragazzo di origini italiane, Damien Leone, dirige un corto horror con dentro Satana e un clown muto e dall’aria inquietante. Il titolo dell’opera è The 9th Circle e viene largamente ignorato da tutti a causa dei mezzi limitati con cui viene prodotta e messa in scena e dall’apparente mancanza di talento alcuno del suo regista. Leone però non demorde e nel 2011 torna dietro la macchina da presa, riprendendo il personaggio del clown a cui, in maniera non poco provocatoria, ha dato il nome di Art, definendolo leggermente meglio nel carattere e nel modus operandi. Il titolo di questa seconda opera è Terrifier e suscita lievemente più interesse, ma non così tanto da cambiare la vita del regista che, comunque, ora ha per le mani due corti. Perché non farne un terzo, raccoglierli assieme e creare un lungometraggio antologico horror? Detto, fatto. Nel 2013 arriva All Hallows’ Eve. Il film, come detto, si compone di due episodi già realizzati da Leone e di un inedito, oltre che di un prologo e un epilogo che mettono il tutto all’interno di una cornice narrativa coerente e ne tengono incollate (più o meno) le parti. È un successo? Non proprio, ma garantisce a Leone abbastanza seguito da permettergli di lanciare una campagna di crowdfunding volta a raccogliere i fondi necessari per realizzare un film più ambizioso: Terrifier, una versione evoluta dell’omonimo corto. A quel punto entra in gioco Phil Falcone, che nota la raccolta fondi di Leone, si guarda All Hallows’ Eve e decide di metterceli lui i soldi necessari, a patto di venir riconosciuto come produttore. Leone può quindi iniziare a girare un film “vero”, per quanto dal budget limitato. E i film veri, hanno attori veri. Quindi, per quanto a malincuore, il ruolo di Art viene recastato: fuori Mike Giannelli (un amico di Leone che si era prestato a indossare la maschera del clown solo per aiutarlo) e dentro David Howard Thornton, un attore che quella parte la vuole con tutto sé stesso e che sembra perfetto per farla, dati i suoi studi sull’arte della mimica. Leone non lo sa ancora ma quella scelta gli cambierà la vita. Terrifier esce nel 2016 e riceve delle “mixed reactions”. Ad alcuni piace molto, in particolare per i pochi compromessi nella messa in scena delle sue sequenze terribilmente splatter. Altri, invece, lo odiano abbastanza, per gli evidenti limiti registici di Leone. Tutti però notano una cosa: che il nuovo Art the Clown, interpretato da Thornton, è qualcosa di speciale. L’interpretazione dell’attore ha donato al personaggio, sulla carta piuttosto banale, un corpo, un carisma e un’originalità che prima non aveva e che gli fa bucare lo schermo. Non sono pochi quelli che, già in questa fase, si lanciano in un parallelismo con Robert Englund e il suo Freddy Krueger.
Il lungometraggio comincia a circolare nei festival horror e si costruisce una solida fama di “film estremo”, cosa che attira l’attenzione degli appassionati di tutto il mondo. Il film circola e circola parecchio, sia attraverso i canali legali (riesce anche a venire distribuito in sala in vari paesi del mondo) che quelli meno legali (che, in questa fase, sono fondamentali per la diffusione del film). Il successo della pellicola (limitato e relativo, ma comunque successo) rinnova anche l’interesse attorno al primo film di Leone, All Hallows’ Eve, che viene recuperato e rilanciato come “la storia delle origini di Art” (infatti, da noi, lo trovate sotto il titolo Terrifier: le origini). Leone capisce di avere qualcosa di buono per le mani e decide di realizzare subito un sequel con una nuova campagna di crowdfunding che gli esplode letteralmente in mano, ricoprendolo di una quantità di soldi che non ha mai gestito prima e che mette a frutto per realizzare un film molto più ambizioso del primo, più spettacolare, più complesso e, soprattutto, ancora più violento e senza compromessi. Terrifier 2 esce nel 2022, quando ormai il primo Terrifier è diventato un film di culto e tutti temono di restare delusi. Non succede. Il secondo capitolo della saga di Art il clown è sicuramente più narrativamente articolato, più sofisticato sotto il punto di vista visivo, meglio realizzato sotto tutti i punti di vista e, in generale, più “professionale”, ma non perde nulla della sua brutale violenza originale. Anzi, rilancia alla grandissima sotto quel punto di vista, portando a scena alcuni dei momenti più brutali e disturbanti della storia del cinema. E poi c’è Art, ora assoluto beniamino del pubblico, un mostro capace di terrorizzare ma anche di far ridere il pubblico di tutto il mondo. Il film è un successone da subito ma è con il tempo e grazie ai meme che diventa un fenomeno di massa. Leone, intanto, lavora al terzo capitolo che arriva nelle sale quest’anno e finisce dritto in testa al box office americano, sconfiggendo film enormi (tra cui, ironia della sorte, Joker: Folie à Deux, un altro film su un pagliaccio assassino). Il fenomeno Terrifier, a questo punto, non è più di nicchia e per appassionati, ma globale e di massa.
Ora vi dovrei parlare della trama ma, a parte i collegamenti con i personaggi sopravvissuti del film precedente, il succo del discorso in sintesi è che Art si fa una fidanzatina (proprio come il Joker!) e riprende ad ammazzare la gente, solo che questa volta lo fa sotto le festività natalizie e non durante Halloween, cosa che gli permette di provare un sacco di cose nuove.
Com’è il film? Mettiamola così: Leone non è, e probabilmente non sarà mai, un bravo regista o un bravo sceneggiatore. Sa fare alcune cose molto bene: ha creato un grande personaggio (anche se senza David Howard Thornton, Art sarebbe solo l’ennesimo clown assassino), sa tenere abbastanza bene la tensione e, soprattutto, sa immaginare e portare in scena grandi momenti di violenza. Per il resto, la sua scrittura è piena di problemi e la sua regia, quando non c’è un ammazzamento da portare in scena, è basilare, quando non primitiva.
Però, Leone è anche uno che studia, si impegna e, soprattutto, ascolta le critiche e migliora. Il balzo qualitativo tra il primo Terrifier e il secondo è impressionante e lo stesso si può dire per questo terzo capitolo, che tiene conto degli appunti più comuni che sono stati fatti al secondo e li corregge praticamente tutti. Terrifier 3 ritrova, almeno in parte, l’essenzialità del capostipite senza però perdere di ambizione. Il film è più breve, più asciutto, più essenziale, non si perde in derive fantasy-marvelliane come succedeva al secondo capitolo e, principalmente, bada a costruire i giusti momenti per far brillare Art e la sua nuova compagna. Le scene splatter sono belle e Leone corregge un poco il tiro anche rispetto alle critiche di misoginia che Art il clown si era portato dietro fino a questo punto (ora il clown insulta, ammazza e tortura gli uomini quasi con lo stesso gusto con cui lo fa con le donne). Certo, non tutto è perfetto: la sceneggiatura è spesso goffa, i personaggi sono a dir poco basilari e, forse, manca una scena madre al livello di quella della camera da letto del secondo capitolo, ma nel suo complesso, il terzo Terrifier è migliore del secondo così come il secondo era migliore del primo. Come detto, forse Leone non è il bambino più talentuoso della classe, ma si impegna un casino per evolversi, e ci riesce.
Chi, invece, è un fuoriclasse e non ha bisogno di nessuna evoluzione, è Art il Clown, la migliore maschera horror dai tempi di Freddy, un mostro capace di far ridere grandi e bambini e poi di strappar loro la faccia, spezzargli le braccia, versare il sale sulle loro ferite e poi mozzargli la testa. Come si fa a non volergli bene?