A Venezia 2024, tutti sono impazziti per Wolfs di Jon Watts, una classica pellicola che aiuta a “sgrassare” un po’ l’atmosfera e che si avvale di un duo di livello assoluto come quello formato da Brad Pitt e George Clooney. Mix tra noir e commedia di genere, questo film sa come divertire, omaggiare i capisaldi del crime e, allo stesso tempo, regalarci un sacco di risate, mentre i due protagonisti giocano con loro stessi senza alcun pudore.
Serata complicata per Margaret (Amy Ryan), Procuratrice Distrettuale energica e carismatica, che ha pensato di regalarsi una notte di passione con il giovane Kid (Austin Abrams). Se non fosse che quest’ultimo trova il modo di uccidersi da solo in un incidente domestico nel costoso albergo in cui è alloggiata. La sua unica speranza è rappresentata dal misterioso Jack (George Clooney), un “regolatore” che dovrebbe ripulire la scena, eliminare il cadavere e liberarla da ogni preoccupazione. C’è però un problema: la proprietaria dell’albergo ha contattato per conto suo Nick (Brad Pitt), un “collega” di Jack, con lo stesso incarico. Alla fine, i due si vedono costretti a collaborare per portare a termine una missione complicata da mille imprevisti, colpi di scena e dal sospetto che quella vicenda, in realtà, nasconda ben altri risvolti.
Jon Watts è un regista che ha già regalato al pubblico mainstream non poche opere divertenti. Qui è sia regista che sceneggiatore di un buddy movie con cui strizza l’occhio ai capisaldi del genere degli anni ’60 e ’70, in particolar modo a Butch Cassidy e Sundance Kid e La Stangata, per poi arrivare a questa New York notturna, tra mafiosi, feste, casini vari e sparatorie.
La prima cosa che si nota di Wolfs è la sua capacità di essere sorretto da una scrittura calibrata come un orologio svizzero, che utilizza il tema del doppio in modo perfetto, così come la rivalità tra due personaggi così simili da essere completamente diversi. Inutile dire che la prima fonte d’ispirazione che viene in mente è il famoso Mr. Wolf di Pulp Fiction, diventato personaggio quasi di culto del genere. Si tratta solo dell’ennesimo esempio di rilettura e riutilizzo del cinema per il cinema che il film di Watts propone, in un iter narrativo dove l’amicizia virile, intesa in modo tradizionale, regna sovrana, così come la capacità di scherzare sulla sacralità del cinema.
Wolfs permette a Clooney e Pitt di ricordare a tutti perché sono i due massimi esponenti di Hollywood della loro generazione. Chimica straordinaria la loro, con il primo che si lega maggiormente a una certa rigidità, un burbero professionista solitario e metodico; il secondo che se la crede un po’ di più, uno che pensa di avere il mondo in tasca e tanti saluti. I due parlano uno sopra l’altro, ripetono le stesse cose, arrivano alle stesse conclusioni e usano le stesse tattiche e conoscenze. Su questa base, Clooney e Pitt riescono a costruire una serie di gag, battute al vetriolo ed escamotage narrativi di gran livello, supportati da un Abrams che, nella parte del ragazzino un po’ pirla e un po’ casinista, completa un triangolo perfetto per far divertire lo spettatore.
Bella la fotografia di Larkin Seiple, che aiuta la regia di Watts a connettersi all’action d’autore, compreso quello europeo e asiatico, e alle atmosfere del neo-noir, quello che da sempre ha utilizzato la giungla urbana per parlarci di uomini forti e solitari, duri e connessi a un codice rigido. Qui tutto questo finisce naturalmente gambe all’aria, con due o tre sequenze assurde ed esilaranti, con inseguimenti e sparatorie dove ci si diverte a prendere in giro i mostri sacri dell’action, a farsi beffe di come la categoria del killer-ripulitore sia diventata col tempo una sorta di genere nel genere.
Clooney e Pitt omaggiano anche la fu strana coppia Landau-Lemmon, si autocitano, si commiserano parlando di schiene rotte e ginocchia da ricovero, e in certi momenti siamo quasi ai livelli di quel capolavoro che fu The Nice Guys. Il film doveva uscire in sala, ma Apple TV+ ha infine deciso di distribuirlo solo sulla piattaforma. Una scelta particolare e che farà discutere, ma intanto, perlomeno qui a Venezia 2024, lo si è potuto gustare sul grande schermo, dove forse sarebbe stato capace di garantire incassi a una stagione con molti alti e bassi.