Il discorso sulla cosiddetta “superhero fatigue” (“stanchezza da supereroi”) ha radici più profonde di quanto molti ricordino. Già ai tempi di X-Men: L’inizio, uscito nel 2011, Matthew Vaughn disse di averne accettato la regia poiché riteneva che fosse l’ultima occasione per dirigere un film supereroistico ad alto budget: secondo lui, infatti, la “moda” dei cinecomic si sarebbe esaurita a partire dal 2012, come molte tendenze cinematografiche che durano un decennio e poi svaniscono. Il successo dei primi film targati Marvel Cinematic Universe, però, ha smentito le sue previsioni. Di fatto, le produzioni dei Marvel Studios hanno rilanciato i cinecomic proprio quando rischiavano di tramontare, promuovendo l’idea dell’universo condiviso, la commistione fra avventura e commedia, la continuità narrativa e la focalizzazione pressoché totale sull’eroe. Il resto, come si suol dire, è Storia.
Negli ultimi anni, però, quella “stanchezza” è tornata al centro del dibattito, soprattutto da quando gli stessi Marvel Studios hanno intrapreso un percorso più accidentato, con il post-Endgame e la sovrabbondanza della Multiverse Saga. Se si aggiungono le incertezze della DC e i goffi tentativi della Sony, è chiaro che la fiducia degli spettatori verso questo genere sia al ribasso; ovviamente gli incassi di Deadpool & Wolverine sembrano aver invertito la tendenza, ma l’impressione è che si tratti di un caso eccezionale, dov’è stato necessario schierare l’artiglieria pesante (eroi molto amati per la prima volta insieme, attori celebri, camei dal passato, riferimenti ai vecchi franchise…) per risvegliare l’interesse del pubblico. La lamentela più comune riguarda il fatto che le storie siano tutte uguali, e che la formula sia ormai troppo ripetitiva.
Tali obiezioni sono ben fondate: i colossal supereroistici si affidano a ingredienti già riconoscibili perché non possono permettersi di rischiare, e puntano a grandi incassi attraverso lo spettacolo visivo. I fumetti, invece, si prendono la libertà di variare la formula un po’ più spesso, trattandosi di uscite mensili con costi di produzione relativamente bassi. Ma i blockbuster investono centinaia di milioni di dollari su un singolo film di ogni franchise, e ne esce uno ogni tre anni (se non di più), quindi lo spazio per la sperimentazione è più limitato. Certo, esistono anche dei casi anomali come quello di Joker, ma sono eccezioni molto sporadiche.
Anche sul piccolo schermo, nonostante le potenzialità della narrazione episodica, il risultato non è cambiato di molto: basti pensare al criticatissimo finale di WandaVision, accusato di riportare sui binari della tradizione (con lo scontro decisivo tra “buoni” e cattivi”) una serie che, per il resto, si era dimostrata più originale. Da quell’esperienza nasce però Agatha All Along, e la showrunner Jac Schaeffer ritiene che una serie del genere possa smarcarsi dalla “superhero fatigue”. Parlando con Total Film, l’autrice ha dichiarato:
C’è molto dibattito e molta retorica attorno alla Marvel. Mi tengo informata perché faccio parte di quel mondo, ma è tutto un flusso e riflusso, è come un grande pendolo, quindi non mi irrita né mi spaventa. Non so quanto ci sia di concreto. Credo riguardi il fatto che il pubblico voglia sempre l’originalità. Sapete, ogni storia è sempre la stessa storia. Stiamo facendo tutti la stessa cosa, più o meno. Ma qual è il filtro nuovo che possiamo utilizzare? Qual è il punto di vista su cui possiamo concentrarci, e che non sia stato usato prima? E credo sia questa la differenza nel nostro show. Credo sia un gruppo di personaggi che normalmente non si prendono la luce dei riflettori, ma lo fanno in questa serie.
In effetti, Agatha All Along non ruota attorno a un gruppo di supereroi, e i personaggi si muovono in una zona grigia tra “bene” e “male”, sono più interessati al tornaconto personale che ai massimi sistemi. Ovviamente, però, tutto dipenderà dallo sviluppo della storia: se anche in questo caso avremo il consueto scontro fra una protagonista e un’antagonista, la storia rischierà di ripetersi. Staremo a vedere.
I primi due episodi usciranno il 18 settembre su Disney+.
Exclusive: #AgathaAllAlong creator Jac Schaeffer reveals why she isn’t concerned by the ongoing superhero fatigue debate https://t.co/zK9mIZq3KD
— Total Film (@totalfilm) September 15, 2024
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Nel primo episodio vediamo Agatha liberarsi finalmente da un incantesimo in cui era rimasta intrappolata. Non vede l’ora di tornare alla sua vecchia vita sanguinaria, ma scopre che non ha più poteri. L’unico modo per andare avanti è imbarcarsi in una pericolosa missione per riottenerli, con l’aiuto di uno o due improbabili amici.
Nel cast di Agatha: Coven of Chaos figurano Kathryn Hahn, Emma Caulfield, Debra Jo Rupp, David Payton, David Lengel, Asif Ali, Amos Glick, Brian Brightman, Kate Forbes, Aubrey Plaza, Joe Locke, Patti LuPone, Miles Gutierrez-Riley, Okwui Okpokwasili, Maria Dizzia, Ali Ahn e Sasheer Zamata.
Jac Schaeffer, già creatrice di WandaVision, sarà sceneggiatrice, regista e produttrice esecutiva dello show. Le altre registe saranno Gandja Monteiro (Mercoledì, The Chi) e Rachel Goldberg (Cloak & Dagger, Mayans M.C., Resident Evil).
Nel finale di WandaVision, Scarlet ha sconfitto Agatha e l’ha posta sotto incantesimo, imprigionandola nel personaggio dietro cui si era nascosta fino a quel momento: Agnes, la vicina ficcanaso di Wanda e Visione, nella cittadina di Westview. Ma, come viene spiegato nella serie, Agatha è una potente strega, sopravvissuta al processo di Salem: non è quindi impensabile che possa in qualche modo recuperare coscienza di sé, e liberarsi dal giogo di Wanda.
Fonte: ComicBookMovie