Cinema

Quando il relax diventa terrore: Speak No Evil e il filone horror delle vacanze che si trasformano in incubo

Pubblicato il 04 settembre 2024 di Redazione

L’horror, da sempre, trova nel tema della vacanza l’occasione perfetta per esplorare l’idea del “paradiso che diventa inferno”. Il genere si nutre del contrasto tra la serenità che ci si aspetta da un momento di relax e la discesa inesorabile nell’incubo. Con Speak No Evil – Non parlare con gli sconosciuti, in uscita l’11 settembre, questo concetto prende vita in un thriller intenso e ricco di suspense, che si inserisce in un filone cinematografico ben radicato.

Speak No Evil e il ritorno della vacanza da incubo

Diretto da James Watkins, già noto per titoli come Eden Lake e The Woman in Black, Speak No Evil rielabora l’horror danese Gæsterne del 2022, immergendo una famiglia americana in una trappola psicologica durante un soggiorno apparentemente idilliaco. Dopo aver conosciuto una famiglia inglese in vacanza, Louise e Ben Dalton, interpretati rispettivamente da Mackenzie Davis e Scoot McNairy, accettano l’invito di Paddy (James McAvoy) e sua moglie Ciara (Aisling Franciosi) per trascorrere un weekend nella loro tenuta di campagna. Quello che sembra l’inizio di un’amicizia promettente si trasforma presto in un incubo quando l’ospitalità si rivela intrisa di segreti e malvagità.

La forza di Speak No Evil risiede nella capacità di mantenere alta la tensione attraverso la normalità e l’apparente cordialità, elementi che esplodono in un crescendo di violenza psicologica. James McAvoy offre una performance carismatica e inquietante nei panni di Paddy, un uomo il cui fascino nasconde un lato oscuro, mentre la dinamica tra le famiglie si trasforma lentamente in una spirale di paranoia e terrore.

Le vacanze come preludio al terrore: un sottogenere consolidato

La premessa di Speak No Evil trova numerosi precedenti nel mondo dell’horror, dove le vacanze “finite male” costituiscono un sottogenere molto popolare. Ecco alcuni titoli iconici che, come il film di Watkins, trasformano il relax in un’esperienza traumatica:

  1. Eden Lake (2008): Diretto dallo stesso Watkins, Eden Lake è un esempio emblematico di come un fine settimana romantico in un luogo remoto possa diventare una lotta disperata per la sopravvivenza. Protagonisti sono una coppia di fidanzati, interpretati da Kelly Reilly e Michael Fassbender, che si scontrano con un gruppo di adolescenti violenti.
  2. The Ritual (2017): Questo horror britannico, diretto da David Bruckner, vede un gruppo di amici avventurarsi in una foresta scandinava per una breve vacanza, solo per ritrovarsi perseguitati da forze oscure e sinistre leggende.
  3. Midsommar – Il villaggio dei dannati (2019): Diretto da Ari Aster, Midsommar trasforma una festività estiva svedese in un incubo psicologico dai toni folk-horror. In un contesto in apparenza solare e sereno, si cela un culto che trasforma la tradizione in un rituale mortale.
  4. The Beach (2000): Anche se non propriamente un horror, il film di Danny Boyle con Leonardo DiCaprio mostra come la ricerca di un paradiso tropicale possa rivelarsi una prigione psicologica, esplorando il lato oscuro dell’utopia.
  5. Hostel (2005): Eli Roth porta l’idea della vacanza da incubo all’estremo, raccontando la storia di un gruppo di turisti che, in cerca di divertimento in Europa dell’Est, finiscono nelle mani di una sadica organizzazione che tortura e uccide per profitto.

Speak No Evil

Blumhouse e l’evoluzione del terrore domestico

Speak No Evil si inserisce anche nel contesto della filmografia di Blumhouse Productions, che ha affinato l’arte di raccontare storie dove il terrore nasce spesso da situazioni ordinarie. Film come Scappa – Get Out e The Invisible Man hanno già mostrato come il vero orrore possa celarsi nelle interazioni quotidiane e nelle dinamiche sociali. Il film di Watkins amplifica questo concetto, mostrando come la familiarità e la fiducia possano diventare strumenti di manipolazione.

Speak No Evil riesce a fondere tensione psicologica, critiche sociali e il terrore dell’ignoto, utilizzando la vacanza come cornice perfetta per esplorare l’orrore nascosto dietro le apparenze. In linea con altre pellicole che hanno ridefinito il concetto di “vacanza da incubo”, il film si presenta come un’esperienza disturbante, capace di mettere in discussione la fiducia che riponiamo in chi ci circonda. Una visione che promette di lasciare il pubblico con un senso di inquietudine che perdura ben oltre i titoli di coda.

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