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Jouer Avec le Feu è il ritratto della nostra gioventù bruciata

Pubblicato il 05 settembre 2024 di Giulio Zoppello

Vincent Lindon si conferma una garanzia. Dove c’è lui, c’è la certezza che vi sia quel cinema transalpino che sa colpire sempre il bersaglio, portarci dentro temi attuali e scomodi, con film di grande energia, coerenza e caratura. Jouer Avec le Feu, diretto da Delphine e Muriel Coulin e tratto dal romanzo Quel che serve di notte di Laurent Petitmangin, è un mix tra cinema civile e racconto di formazione come se ne sono visti pochi negli ultimi anni.

La tragedia di un padre che non riconosce più un figlio

Jouer Avec le Feu ci porta a Metz, nella Lorena. La vita per il cinquantenne Pierre (Vincent Lindon) è diventata complicata da qualche anno, da quando la moglie è morta dopo una lunga malattia, lasciandolo solo a badare ai due figli: Fus (Benjamin Voisin) e Gillou (Stefan Crepon), di 22 e 19 anni. Fus è il maggiore, ha un carattere ribelle, ama le moto, gioca a calcio; negli studi non è mai stato molto bravo e non ha finito l’istituto tecnico, anche a causa della malattia della madre. Gillou, invece, è un ottimo studente, con la concreta possibilità di entrare alla Sorbona, molto responsabile e sensibile. Fus, dalla sera alla mattina, comincia a frequentare elementi della curva ultras del Metz di estrema destra, che attaccano immigrati e altri studenti senza voler sentire ragioni. Mentre il clima in casa si surriscalda, Pierre comincia a chiedersi se davvero Fus sia una vittima delle circostanze o se vi sia anche una sua incapacità di comprenderlo, di essere il padre che dovrebbe essere.

Jouer Avec le Feu è uno di quei film che andrebbero mostrati a ogni padre o madre, ma anche e soprattutto a ogni adolescente, per fargli capire come e perché la comunicazione in una famiglia, in ogni famiglia, sia la cosa più importante. La regia di Delphine e Muriel Coulin, specializzate in film di formazione, è perfettamente calibrata per stare un passo indietro rispetto ai protagonisti, pur rimanendo sempre intima e capace di farci arrivare ogni istante del complicato legame tra Fus e il padre, con Gillou che non sa se e come mettersi in mezzo, in una guerra di nervi che arriverà a un finale complicato e difficile. Jouer Avec le Feu sa cosa vuole: donarci un’esemplificazione della distanza generazionale, della distruzione del focolare domestico e della rinascita dell’estremismo di destra nell’Occidente di oggi. Sono tre elementi fusi assieme, tre lati della stessa costruzione terribile di cui oggi nessuno vede il modo di disfarsi o arginare la crescita.

Uno scontro tra generazioni incapaci di comunicare

Jouer Avec le Feu si avvale di un Lindon come al solito convincente e bravissimo, con il suo Pierre che è un orso, più propenso agli ultimatum che al dialogo, più per lo scontro che per l’incontro. Voisin, tra i volti emergenti del cinema francese, è la quintessenza dell’adolescente instabile e ribelle, fatto tanto di arroganza quanto di bassa autostima, che vive in uno stato di invidia costante verso il fratello minore. Il film evita ogni prevedibilità nelle svolte narrative, nel crescendo di tensione e nell’evoluzione dei personaggi in cui chiunque, anche da noi, può rivedersi. Jouer Avec le Feu ha anche l’umiltà di non darci risposte ma di cercare di porre le vere domande. Perché i giovani di oggi sono totalmente immersi nell’odio verso il diverso e lo straniero? Che cosa gli dona il fronte di estrema destra per farli rimanere così legati? Che cosa è stato sbagliato a livello culturale, nella struttura stessa della famiglia moderna?

Pierre, Fus e Gillou sono il simbolo di quella Francia in cui il patto sociale è stato tradito, in cui ci si muove dentro una costruzione che non sa trovare soluzioni nel mondo moderno. Il sistema educativo è inutile, la socialità è venuta meno, e gli ideali si sono spostati verso un livello di elementare superficialità che Pierre, attonito, non sa come combattere o come fermare, come quel figlio che si incammina verso il baratro. Più che la storia di una famiglia, è la cronaca di un genitore che la vede disgregarsi e non ha i mezzi o le idee per opporvisi. Film semplice eppure importante, con dialoghi realistici ma non per questo privi di significato, lavora molto sul detto e non detto, su sguardi, parallelismi tra i due. Alcune sequenze sono strazianti e tenerissime, altre invece fanno della normalità la base per un racconto che acquista importanza minuto dopo minuto, una storia come ce ne sono state tante, troppe, tutto intorno a noi. Non si porterà a casa nulla da Venezia 2024, è un film troppo poco glamour, ma è un film che supera anche, da certi punti di vista, ciò che Ainda Estou Aqui ha rappresentato nel Concorso quest’anno.