È da ieri in sala Beetlejuice Beetlejuice, nuovo film di Tim Burton e seguito del primo Beetlejuice, uscito la bellezza di 36 anni dopo. Qui potete leggere la nostra recensione di Beetlejuice Beetlejuice, mentre il film originale, se non l’avete mai visto o vi va di rivederlo, lo trovate su Prime Video. Ora, Beetlejuice – da noi ribattezzato Beetlejuice: Spiritello Porcello, ci torniamo più avanti – viene ricordato perlopiù nel Vecchio Continente come il primo vero successo di Tim Burton (anche se è il secondo), come l’inizio del suo sodalizio con Michael Keaton da cui nasceranno poco dopo i due clamorosi film su Batman, al massimo come una classica commedia anni 80 e poco più. In America, però, è stato ed è anche altro: un classico amatissimo, il primo esponente di un nuovo tipo di commedia e di storia, un grande successo di pubblico e critica, un cartoon, un musical portato sui palchi di tutto il mondo. E, certo, un primo assaggio di quello che Burton aveva intenzione di travasare, più o meno senza filtri, dalla sua fantasia al grande schermo.
Inserire elementi horror leggeri, così come situazioni e personaggi da dark fantasy, in una commedia per tutti non era di per sé qualcosa di nuovo. Ci era già riuscito, con i risultati che ben conosciamo, il Ghostbusters di Ivan Reitman quattro anni prima. Ma la storia dei defunti coniugi Maitland, impossibilitati a lasciare la propria casa, circondata da duniani vermi delle sabbie, e del bio-esorcista col nome di una stella, Betelgeuse (qui si pronuncia però beetlejuice, “succo di coleottero”), che evocano per liberarsi dalla famiglia Deetz che ha acquistato l’abitazione, appare da subito diversa da… be’, qualsiasi altra cosa. Perché Timothy Walter Burton, per tutti Tim, trentenne di Burbank, California, è nato per queste cose e adora trascinare il suo pubblico in un oltretomba colorato, scherzoso, irriverente.
Amante dell’animazione, specie quella in stop-motion, sin da quando era ragazzino, Burton la studia al California Institute of the Arts. Uno dei suoi corti, Stalk of the Celery Monster, finisce sotto gli occhi della Disney, che lo assume. Burton resta nella casa di Topolino per alcuni anni, realizzando animazioni e concept art per diversi film della major del non-fortunatissimo (eufemismone) periodo dei primi anni 80, come Red e Toby nemiciamici, Tron, Taron e la pentola magica…
I suoi sogni, e la sua fantasia irrequieta, sono però altrove, e Tim dà loro sfogo realizzando altri corti, come Vincent e Frankenweenie (di cui realizzerà lui stesso il remake omonimo nel 2012). L’attore Paul Reubens vede Frankenweenie e propone Burton come regista del film che deve interpretare, Pee-wee’s Big Adventure. Burton accetta, e la sua prima regia trasforma un budget da soli 7 milioni di dollari in oltre 40 di incassi. Tra le altre cose, siccome a Burton piace la musica degli Oingo Boingo, propone al loro frontman di occuparsi della colonna sonora del film: quel musicista si chiama Danny Elfman, e diverrà uno dei più noti autori di colonne sonore di Hollywood.
Quello di Burton diventa in un attimo un nome caldo sotto le colline di Hollwood, e la Warner decide di affidargli il suo Batman. Ma prima c’è tempo per portare avanti questa commedia sovrannaturale scritta da Michael McDowell e Larry Wilson. Una storia molto più tetra e violenta di quella che vedremo poi nel film, a cui si arriva dopo varie riscritture. Burton vorrebbe Sammy Davis Jr. come Betelgeuse, e quando gli propongono Michael Keaton, che aveva già alle spalle film come Night Shift – Turno di notte o Gung Ho, ammette di non conoscerlo molto. Ma studia le sue cose e capisce che Keaton può fare al caso suo. Per il personaggio di Delia Deetz, invece, Catherine O’Hara (di lì a pochissimo simbolo di tutte le madri degeneri che si scordano il figlio a casa mentre se ne vanno in vacanza) sostituisce all’ultimo minuto Anjelica Huston, che si ammala e non può partecipare alle riprese.
Girato con un budget di 15 milioni di dollari, Beetlejuice ne incassa circa 75, diventando il 10 titolo di maggior successo del 1988. Una classifica, nel caso ve lo stiate chiedendo, dominata ovviamente da Chi ha incastrato Roger Rabbit.
Ma al successo di pubblico si affianca sin da subito anche l’apprezzamento della critica. Quel nuovo, bizzarro e oscuro, eppure divertente e colorato, che Burton propone sembra piacere quasi a tutti. Lo stesso vale per l’interpretazione di Michael Keaton, che nel film appare in effetti pochissimo: solo 17 minuti su 92! Molti di quegli stessi critici innamorati di Keaton si diranno poco dopo scettici, quando l’attore verrà presentato come Batman, e andranno a gonfiare la polemica scatenata dai fan del fumetto. Gli uni e gli altri avranno tempo e modo di ricredersi. Beetlejuice si porta a casa nel frattempo anche un Oscar per il miglior trucco.
Uscito negli USA a marzo, Beetlejuice arriva da noi solo a fine settembre, con il titolo – dicevamo – arricchito da una colorita appendice. “Spiritello porcello”, sulla scia probabilmente della saga di Porky’s: tre film tra l’81 e l’85, il primo dei quali era diventato nel mercato italiano Porky’s – Questi pazzi pazzi porcelloni! “Porcello” o “porcelloni” porteranno più adolescenti in sala, si sarà detto il distributore. Ma comunque.
Oltre che il sequel ora in sala, il primo Beetlejuice ha generato anche una serie animata omonima, e pure in questo caso il titolo italiano è stato fantasiosamente infiocchettato: In che mondo stai Beetlejuice? Proprio la serie animata ci dà il polso di quanto diverso sia stato l’impatto del film negli USA e in Paesi come il nostro. In patria il cartoon è andato avanti per due anni e un centinaio di episodi, spalmati tra l’89 e il ’91 su ABC e poi Fox Kids. Da noi ne sono stati trasmessi su Italia 1 solo una ventina, e solo a partire dal 2000.
E poi c’è il musical teatrale, dal ridondante titolo di Beetlejuice The Musical. The Musical. The Musical (giuro), nato nel 2018 e portato in tour per il mondo. Infine una curiosità: proprio perché si trattava di una pellicola molto gettonata nel mercato home video, nel marzo del 1998, dieci anni dopo la sua uscita in sala, il DVD di Beetlejuice è stato il primo a venir spedito da un’azienda che nel tempo avrebbe inviato 5,2 miliardi di DVD a oltre 40 milioni di abbonati, prima di dedicarsi interamente allo streaming. Un’azienda chiamata Netflix, magari ne avete sentito parlare.