Dopo essersi trasferiti a New York nel 1972, John Lennon e Yoko Ono passavano buona parte del loro tempo a guardare la televisione: per l’ex membro dei Beatles, l’apparecchio televisivo era un sostituto del vecchio focolare domestico e permetteva di dedurre il pensiero di milioni di americani, un vero e proprio specchio del paese. Testimone di un’epoca turbolenta per gli Stati Uniti, sullo schermo si alternavano talk show, messaggi pubblicitari, celebrazioni della presidenza Nixon (ai tempi molto popolare) e proteste giovanili contro la Guerra del Vietnam, ormai in corso da quasi 30 anni. Non è sorprendente che John e Yoko ricavassero proprio dalla TV le motivazioni delle loro battaglie politiche, compreso lo scandalo della Willowbrook State School, un istituto di Staten Island dove migliaia di bambini con disabilità mentali vivevano in condizioni disumane, denunciate da un servizio del giornalista Geraldo Rivera sulla WABC-TV. One to One: John & Yoko eredita il titolo proprio dall’evento di beneficenza che la coppia organizzò a favore dei bambini con bisogni speciali, l’unico concerto completo di Lennon dopo lo scioglimento dei Beatles. Attorno a quel concerto, i registi Kevin Macdonald e Sam Rice-Edwards imbastiscono un racconto complesso, intrecciando svariati materiali d’archivio che permettono non solo di inquadrare il mondo di John e Yoko nei loro primissimi anni americani, ma anche di offrirci una più vasta ricostruzione storica e politica.
L’espediente è chiaro fin dal principio, e funziona benissimo: vediamo un televisore di fronte al letto vuoto della coppia, nel loro appartamentino del Village, e sullo schermo comincia un frenetico zapping tra spot, telegiornali, quiz e altre trasmissioni che restituiscono il quadro dell’epoca. Nel brusio delle immagini, però, emergono ben presto i filmati amatoriali di John e Yoko, le riprese del concerto (ovviamente digitalizzato e rimasterizzato), frammenti delle loro comparsate televisive, e persino le registrazioni di alcune telefonate personali. Ciò che ne deriva è un dialogo ideale fra l’immagine pubblica e quella privata della coppia, peraltro non molto lontane fra loro: i video familiari – così simili agli home movies di Jonas Mekas, che peraltro aveva filmato proprio John Lennon e Yoko Ono in più occasioni – sono una testimonianza intima e delicatissima, eppure dimostrano come i due fossero altrettanto genuini anche in pubblico, senza maschere di sorta. L’abilità di Kevin Macdonald e Sam Rice-Edwards sta nel trovare sempre un filo conduttore (memorabile il tema ricorrente delle mosche nelle telefonate per una performance di Yoko), usando il montaggio per creare “senso”.
In effetti, il punto di One to One: John & Yoko è proprio questo: da materiali tanto eterogenei, il film riesce a cavare un senso univoco, una direzione e un’armonia grazie al montaggio. Vediamo così le frequenti collaborazioni della coppia con l’attivista Jerry Rubin e con il poeta Allen Ginsberg, il concerto di protesta a favore della liberazione di John Sinclair (condannato a 10 anni di reclusione per il possesso di due spinelli) e altre imprese di carattere sociale, legate ai conflitti del tempo. La prova di come l’arte di John e Yoko fosse inscindibile dal loro impegno politico, e anche da un impulso sperimentale che si rinnovava di continuo, mantenendola sempre incisiva e vitale.