L’attesa è finita: la seconda stagione de Gli Anelli del Potere arriva il 29 agosto su Prime Video, con i primi tre episodi degli otto previsti per il ritorno di una serie che ha diviso, fatto discutere e alimentato polemiche come nessun’altra negli ultimi anni. Alla qualità onestamente traballante della prima stagione, risponde ora questo ritorno che ha visto una rivoluzione dietro le quinte e la scelta di atmosfere più coerenti e robuste, lasciando da parte l’eccesso di flemma.
Gli Anelli del Potere torna con una drastica rottura stilistica rispetto al passato, a quella prima stagione che aveva raccolto feedback onestamente traballanti. Ciò vale sia per l’aspetto estetico (a parte le prime due puntate), sia soprattutto per la qualità della scrittura, la coerenza narrativa e lo sviluppo dei personaggi e della trama. J. D. Payne e Patrick McKay hanno avuto dalla loro due penne non da nulla come Gennifer Hutchinson e Jason Cahill, insieme a un nuovo team di scenografi, costumisti e un team di produzione più ampio. I risultati si vedono in modo chiaro fin dai primissimi episodi, che ci riportano nella Terra di Mezzo da dove eravamo rimasti. Sauron (Charlie Vickers) ha assunto la nuova identità di Annatar e mira a convincere delle sue buone intenzioni sia Celebrimbor (Charles Edwards), sia il reietto Adar (Sam Hazeldine), che guida gli Orchi alla conquista di vasti territori, schiavizzando diverse popolazioni. In questo gioco di ombre e inganni tessuto dall’oscuro Signore, Gil-Galad (Benjamin Walker) e Elrond (Robert Aramayo) devono decidere se e quanto fidarsi del potere dei loro Tre Anelli o se ascoltare l’istinto di Galadriel (Morfydd Clark). Intanto, lo Straniero (Daniel Weyman), assieme a Elanor (Markella Kavenagh), si aggira alla ricerca del suo destino e della reale dimensione del suo potere. Non immagina che sulle sue tracce ci sia l’Oscuro Stregone (Ciarán Hinds) e i suoi pericolosi seguaci, ma troverà un alleato inaspettato. A Númenor, la Regina Reggente Míriel (Cynthia Addai-Robinson) deve affrontare gli intrighi di Pharazôn (Trystan Gravelle), che creano una fortissima tensione nel suo regno. Intanto, Isildur (Maxim Baldry), assieme a Arondir (Ismael Cruz Córdova), cerca di capire quale nemico devono affrontare nelle Terre del Sud, dove strane creature ed entità si aggirano nelle foreste. Un sacco di roba, vero? Esattamente, ma ciò che rende questa seconda stagione de Gli Anelli del Potere meritevole della vostra attenzione è come l’insieme finalmente trovi il giusto equilibrio tra azione e dialoghi, tra spiegare e mostrare, che era sostanzialmente assente nella prima stagione. A supporto c’è anche un world building finalmente sensato.
Gli Anelli del Potere ha un inizio folgorante, che mette subito in chiaro cosa sia cambiato rispetto alla prima stagione: questa lascia da parte completamente le mezze misure, abbracciando delle sfumature horror davvero inaspettate. Su tutto e tutti domina finalmente la caratterizzazione di Sauron, che è sempre più ambiguo e allo stesso tempo sempre più machiavellico e serpentino, una creatura contorta e imprevedibile. Ma anche gli altri personaggi trovano ognuno il suo percorso e il suo sviluppo. Dal punto di vista degli effetti visivi, vi è finalmente una maggiore continuità, quando l’anno scorso, dopo i primi tre episodi, tutto era sembrato così moscio. Un plauso per il reparto costumi e scenografie, nonché per la concezione di scene action sicuramente meglio dirette e concepite. Ad ogni modo, la serie continua a lasciare un po’ confusi per la sua identità abbastanza ibrida. In questa seconda stagione, infatti, Gli Anelli del Potere si conferma una serie tv che strizza l’occhio a ciò che era il genere negli anni ’80, ma il suo iter diegetico, la stessa regia, appare soprattutto connessa alle nuove frontiere del videoludico di genere. Questi 8 episodi allontanano ancora di più l’insieme da ciò che Peter Jackson ha creato con le sue due trilogie dedicate all’universo di Tolkien. Chi se ne intende molto delle opere del grande autore probabilmente troverà molti più punti in comune con l’opera originale, ma permangono enormi differenze, qualcosa di naturalmente inevitabile date le premesse legate ai diritti utilizzabili da Prime Video. Ma quanto era confusa, a tratti veramente noiosa, mal diretta e anche mal montata la prima stagione, tanto questa seconda riesce invece a rivendicare una linearità che la rende accessibile, senza particolari tempi morti, con scene altamente spettacolari. Non vi diciamo niente, ma ci sono due o tre innesti a livello di personaggi ed eventi che sicuramente i fan di Tolkien aspettavano da tanto tempo. Gli Anelli del Potere è un’avventura in senso classico, il maggior pregio ma anche a volte il maggior limite in alcuni momenti, visto che non appare esserci una visione così innovativa tra questa serie fantasy e altre, al netto della ovvia differenza in termini di mezzi produttivi dispiegati e ambizione.