Cinema

Il 13° Guerriero: i 25 anni di un cult sottovalutatissimo

Pubblicato il 27 agosto 2024 di Giulio Zoppello

Il 13° Guerriero, quando uscì, era già destinato, a causa del complicato iter produttivo, a essere un fallimento economico. Non bastò la presenza di Antonio Banderas a convincere il pubblico a premiare un progetto che, tra rimandi e ritardi, arrivò a costare circa 160 milioni di dollari, il doppio di quanto preventivato. Eppure, dopo 25 anni, questo film fantasy è ancora un capolavoro del genere, come riconosciuto da ogni appassionato che abbia avuto la fortuna di guardarlo.

Un grande film che arrivò forse nel momento sbagliato

Il 13° Guerriero era tratto da un romanzo di Michael Crichton del 1976, intitolato I Mangiatori di Morte, uno dei suoi migliori tra l’altro. Scritto come sorta di diario, con un taglio in cui la verità storica sui viaggi di Ibn Fadlan, il Marco Polo dell’Islam, e i miti norreni, in particolare il ciclo di Beowulf, si incrociavano, narrava l’epopea di Ahmad ibn Fadlan (Antonio Banderas). Cortigiano e libertino, veniva mandato come punizione dal Califfo di Baghdad presso il Re dei Bulgari, per aver osato sedurne la moglie. Fadlan non arriverà mai a destinazione, ma finirà invece presso un accampamento di norreni alle foci del Volga. Lì farà la conoscenza di Buliwyf (Vladimir Kulich), da poco diventato nuovo Re della sua gente. Quando presso la corte di questi arriverà una richiesta d’aiuto contro un nemico innominabile da parte del Re Hrothgar (Sven Wollter), Fadlan viene costretto a unirsi a Buliwyf e ad altri 11 guerrieri, decisi ad affrontare il pericolo. Egli sarà, per l’appunto, il 13° Guerriero di quella spedizione. Il film ebbe un iter produttivo complicatissimo, che culminò con l’allontanamento di McTiernan dal set, sostituito proprio da Crichton, a causa di test screening negativi, che comportarono l’aumento dei costi, un nuovo finale e addirittura un nuovo compositore, visto che Graeme Revell fu rimpiazzato da Jerry Goldsmith. Dagli 85 milioni a 160. La campagna marketing fu per questo poco incisiva, fatta al risparmio. Con soli 65 milioni di incasso, Il 13° Guerriero è ancora oggi uno dei flop cinematografici per antonomasia. Eppure, non meritava questa sorte. Prendendo il meglio del romanzo originale, il film permette a Banderas di cimentarsi in un ruolo di eroe diverso dal solito. Il suo Fadlan è inizialmente schifato e intimorito da questi barbari che mettono l’onore e la morte gloriosa prima di ogni altra cosa, che gli appaiono rozzi eppure sfuggenti, complicati nel loro modo di intendere la vita e l’ordine delle cose. A conti fatti, il vero protagonista però è forse proprio Buliwyf, che, come il Beowulf a cui si ispira, è metafora del ciclo del Ragnarok, si erge a simbolo della cultura norrena e della lotta contro le forze del Caos.

Tra mito e pseudoscienza, un’avventura suggestiva e inquietante

Quel Caos ha un nome: i wendol. Il 13° Guerriero ce li presenta così come Crichton li aveva concepiti: essi sono gli ultimi uomini di Neanderthal rimasti, e sono la connessione con una pseudoscienza che li vuole sopravvissuti nel lontano Nord fino a quel X secolo. Sono cannibali, distruggono ogni villaggio e attaccano in massa con il favore della nebbia. Puzzano da fare schifo; agli occhi di Fadlan, sono mostri pelosi e selvaggi; dotati di una forza incredibile, non hanno molto da invidiare agli orchi o ai troll delle fole del Nord, anzi, ne sono una versione alternativa. Connettendosi a Kurosawa, a Conan il Barbaro, al concetto di mito nel senso più antico, il film ha la capacità di farci sperimentare tutta la paura dell’ignoto che Banderas mostra senza alcun filtro. Armato di una battaglia notturna da far tremare i polsi e abitato da personaggi che avrebbero strappato un sorriso a Sergio Leone, Il 13° Guerriero è un viaggio affascinante dentro il mondo visto attraverso gli occhi di un popolo, i norreni, per i quali il Destino era in realtà la porta verso la libertà, in cui non si temeva la morte, ma non per questo si disprezzava la vita. Incredibile racconto epico, con al centro anche il concetto di amicizia virile e di sacrificio, è anche un racconto horror, un’avventura dell’umanità contro la parte più feroce e illogica della propria anima. La battaglia finale, con la preghiera norrena, rimane uno dei momenti più epici della storia del cinema, ed è un crimine che Il 13° Guerriero non abbia avuto il successo che meritava. Questo film, infatti, rimane insuperato per la capacità di legare l’iter all’evoluzione di un protagonista, Fadlan, che proprio in mezzo a quegli uomini che sono sicuri di avere già la vita predeterminata da Odino, scoprirà di avere doti e qualità di cui non immaginava neppure l’esistenza. A 25 anni di distanza, Il 13° Guerriero rimane uno di quei film che sanno come togliere il respiro e farti credere per ogni istante alla più illogica delle avventure.