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HOUSE OF THE DRAGON – Stagione 2, episodio 8. La recensione

Pubblicato il 05 agosto 2024 di Roberto Recchioni

Ho una personale teoria su House of the Dragon e visto che questo episodio mi permette di raccontare ben poco, essendo l’ennesimo dispiegamento di pezzi per una partita che non si decide a cominciare, andrò a esporla.

Dunque, la mia idea è questa: quando Ryan Condal, creatore dello show, si è messo al tavolino a pensare come orchestrarlo, era terrorizzato. Il finale di Game of Thrones era stato accolto malissimo da una fetta di pubblico abbastanza vasto da dare l’impressione che il sentiment nei confronti del franchise, fosse ormai del tutto negativo e che l’IP non si sarebbe mai ripresa.

Anche la HBO, probabilmente, nutriva timori simili, prevedendo un budget ridotto per la serie e una navigazione a vista: “facciamo due stagioni e poi decidiamo cosa fare.”
Condal, quindi, ha deciso di giocare il tutto per tutto, concependo una stagione zeppa di cose, di avvenimenti importanti, colpi di scena, momenti epici e grandi drammi. Per essere proprio certo di catturare il pubblico, ha pure deciso di creare un ampio impianto narrativo che bruciava anni e anni di possibili storie e, con loro, anche una brava e promettente attrice come Milly Alcock (sostituita per ragione anagrafiche da Emma D’Arcy). Tutto questo per entrare in fretta nel vivo della storia, senza stare a tergiversare troppo e tanto, a ogni episodio, qualcosa di cui parlare agli spettatori.

Il “trucco” ha funzionato e la prima stagione di HOTD è stata un successo inaspettato, segno del buon lavoro fatto da Condal (ma molto probabilmente anche dal fatto che il sentiment negativo nei confronti del finale di GOT era stato ampiamente sovrastimato).
A quel punto però, sono sorti i problemi.

Perché a fronte del successo, la HBO ha detto: “macchè, due stagioni! Ne facciamo almeno quattro!”

Solo che di materiale per fare quattro stagioni, nello striminzito libro di George R. R. Martin, non ce n’era, specie con tutta quella “benzina” usata per far decollare i primi dieci episodi, che con il senno di poi, sarebbe bastata per realizzare tranquillamente due stagioni.
Quindi, c’era una sola possibilità: rallentare, allungare, continuare a procrastinare, cercando nel frattempo di tenere desta l’attenzione degli spettatori, in una maniera o nell’altra.

E così, eccoci qui, al termine di una corsa di otto episodi lunghi un’ora che sarebbero tranquillamente potuti essere la metà, che non ci portano da nessuna parte se non a un coito interrotto esattamente nel momento in cui le cose si cominciavano a fare interessanti davvero.
In sintesi, Condal ha affrontato la storia di questa stagione di HOTD come un bambino affronta i compiti delle vacanze che continua a promettere alla mamma (il pubblico, in questo caso) che il giorno dopo li farà. Il giorno dopo fa lo stesso. E quello dopo ancora, pure. Fino a quando l’estate finisce e ormai è troppo tardi e i compiti non sono stati fatti. “Ma l’anno prossimo ti prometto che li farò subito, mamma!”.

Devi dire che sono infastidito.
Ho amato la prima stagione di HOTD.
L’ho amata davvero molto.

Ma questa seconda, nonostante lo straordinario reparto artistico, i bellissimi effetti speciali e quei pochi e rari momento davvero emozionanti, mi ha rubato otto ore della mia vita dandomi davvero poco in cambio.

Basti dire che, a conti fatti, l’unico personaggio che mi ha divertito e a cui mi sono perversamente affezionato, è Ulf, un character assolutamente secondario in questa stagione, con uno scarsissimo screen time.
E questa cosa qualcosa deve significare.

Comunque, vedremo se con le prossime due stagioni le cose andranno diversamente e torneremo ad appassionarci a questa serie.
In quel caso, forse, questo infinito filler di otto episodi che ci è stato inflitto, diventerà una nota marginale (per quanto stonata) di una marcia trionfale. Ma se le cose dovessero andare diversamente, allora questa seconda stagione sarà per sempre ricordata come quel passo falso che ha dato il via alla crisi.

House of the Dragon è disponibile in Italia su Sky e in streaming solo su NOW.