Those About to Die è una delle serie più attese di questo 2024, non fosse altro per la caratura del cast, il budget messo a disposizione e il rappresentare, assieme all’imminente arrivo de Il Gladiatore 2, la rinascite del kolossal storico, anche se in forma di serialità televisiva. Ma com’è questa serie creata da Robert Rodat e che porta la mano alla regia nientemeno che di un certo Roland Emmerich? Ombre e luci, grandi spettacoli e complessità, tanta ambizione anche se qualche volta l’insieme risulta un po’ incerto sul tono, finalità, su cosa vuole donare al pubblico.
Those About to Die, quelli che vanno a morire, era il soprannome che veniva dato ai gladiatori, ai guidatori di bighe, che si cimentavano in quel Foro Romano, che alla fine non risultò più sufficiente per la domanda di Roma. La serie di Amazon prime video è forte di un cast corposo, di una produzione ad altissimo budget, con maestranza di grande impatto. In molti guardavano a questa serie come la possibilità di ricominciare quel percorso, che a inizio millennio di dette Rome, un capolavoro che ha fatto la storia. Those About to Die però ci porta al cospetto di Tito Flavio Vespasiano (Anthony Hopkins), uscito vincitore dall’iconico anno dei quattro imperatori, padre di Tito (Tom Hughes) e Domiziano (Jojo Macari). Egli fu colui al quale dobbiamo la creazione di quella meraviglia che si chiama Colosseo, ma Those About to Die fin dall’inizio ci illumina sulla nascita di quel tempio della morte e del divertimento, come prolungamento di una volontà politica di controllo delle masse e produzione di ricchezza per i Patrizi, in una Roma che è sul punto di esplodere, tra carestia, povertà, flussi migratori e rivalità politiche. Vi è una sensazione di decadenza che la serie, girata a Cinecittà e coadiuvata dalla fotografia di Vittorio Omodei Zorini, fa emergere in un caleidoscopio di personaggi, trame, sottotrame, svolte, che si spingono dall’alto al basso, interessano ogni singolo frangente della società romana, dai più umili a quelli che sperano di emergere. In particolare, Those About to Die ci fa conoscere Tenax (Iwan Rheon), ambiguo ed ambizioso personaggio che potremmo definire una sorta di aspirante manager di una delle quattro principali scuderie delle corse ai carri (blu, rossa, bianca e verde) in mano alle potenti famiglie patrizie dell’epoca. Ma qualcosa sta cambiando, ne sono a conoscenza tutti a Roma, e il Colosseo darà un impulso ad un mondo fatto di scommesse, truffe, sangue, violenza, disperazione e controllo delle masse. Una storia che si giocherà anche sulla pelle di chi Roma l’ha sempre avuta come uno stivale sulla propria testa, uomini e donne di terre lontane, risucchiati controvoglia nel calderone della Caput Mundi, ma decisi a riscattare la propria libertà. Those About to Die si pone quindi l’obiettivo di guidarci in un viaggio viscerale, potente, suggestivo, anche se spesso l’insieme non appare chiaro per stile e finalità.
Those About to Die si prende ovviamente molte libertà per quello che riguarda non semplicemente armature o costumi, ma più in generale la mentalità dei protagonisti, la loro identità, resa ovviamente incredibilmente moderna. Rifacendosi a The Crown, emerge anche una spaccatura familiare, con Vespasiano alle prese con due eredi difficili: da una parte Tito, che poi sarà soprannominato “delizia del genere umano”, descritto come un romantico, avventato, idealista, e dall’altra il fratello Domiziano, roso dall’invidia, petulante. Roma viene descritta come una gigantesca creatura mostruosa ed impietosa, che mangia sangue, corpi, sesso, ricchezze e non mostra alcuna pietà, non solo per chi è a bordo delle quadrighe lanciate a tutta velocità nel Foro, per i lottatori lanciati in quell’arena che Vespasiano farà costruire e che diventerà un mezzo di intrattenimento senza pari, ma in ogni vicolo o strada, di cui ci dà un’immagine forse fin troppo semplicistica. L’insieme non può non ricordare per questo per una serie come Boardwalk Empire, capolavoro del genere gangster, ed in effetti molti dei personaggi qui gangster e capimafia lo sono davvero, altri lo diventeranno. Nessuno di loro fa nulla se non per il potere, il denaro, per la scalata sociale che in effetti ricorda quella dei disperati o degli ingordi tra le strade di Atlantic City. Those About to Die, tuttavia, sposa quella volta di troppo le atmosfere hollywoodiane e da melò televisivo classico, è distante dal divertito cinismo e dal sobrio realismo che fu di Rome, e la scrittura, spesso incostante, non ci dona personaggi capace di andare oltre la bidimensionalità, al contrario di ciò che a suo tempo fece per esempio Vikings. Per quello che riguarda la sua composizione visiva, vi è un eccesso di CGI che costringe il tutto ad un’artificiosità, che ricorda molto alla fin fine il racconto videoludico moderno. I dialoghi non sono particolarmente curati, se pensiamo a House of the Dragon o Game of Thrones, il confronto è stridente.
Ci arriva la visione di una Roma che ancora una volta pare sbucata dalle fantasie americane, più che dalla realtà di ciò che fu la città al tempo dell’Imperatore noto per tirchieria ed efficienza. Il giudizio alla fine vede la serie di Prime Video andare oltre la sufficienza, non fosse altro per la spettacolarità e l’ambizione, ma il risultato finale non è quello che ci si aspettava, e alla fin fine, la mano di Roland Emmerich normalizza tutto, lo rende hollywoodiano nel senso più demodé del termine.
Those About to Die sarà disponibile su Prime Video a partire dal 19 luglio.