SerieTV The Doc(Manhattan) is in
Kinnikuman Perfect Origin Arc, il nuovo anime trasmesso in simulcast da qualche giorno su Netflix e sul canale Anime Generation di Prime Video, è un viaggio nei ricordi anche per chi non avesse mai sentito prima il nome Kinnikuman. Una saga in cui, da quarantacinque anni, super-eroi/lottatori dai nomi e dai look estremamente bizzarri si affrontano su ring di ogni tipo. Un fumetto nato come parodia di Ultraman e presto diventato una fantasiosa serie di wrestling che ha dato vita a trasposizioni anime per la TV, film, videogiochi e tanti prodotti su licenza. E anche se il fumetto e la serie TV originali sono inediti in Italia (a differenza del seguito, Ultimate Muscle: ci arriviamo subito), sono in tanti a conoscere il mondo di Kinnikuman… pure se magari non lo sanno. Basta che abbiano giocato anche una sola volta, alla fine degli anni 80, con i pupazzetti degli Exogini…
Certo. Nel 1979, Yoshinori Nakai e Takashi Shimada (che insieme si fanno chiamare Yudetamago) lanciano sulle pagine di Weekly Shōnen Jump il fumetto di Kinnikuman (“L’uomo dei muscoli”), la storia del super-eroe Suguru Kinniku detto appunto Kinnikuman. O il Principe, perché si scopre essere il principe perduto del pianeta Kinniku. Avrebbe dovuto essere una parodia di Ultraman, dicevamo, piena di supertizi buffi chiamati qualcosa-man, ma la popolarità in quegli anni del puroresu, il wrestling giapponese, spinge i due autori a virare verso il mondo dei lottatori. Kinnikuman diventa quindi il teatro di scontri sempre più assurdi tra personaggi con nomi come Buffaloman, Ramenman, Warsman, Ashuraman… Sono i “Chojin”, super-esseri che dopo averlo affrontato diventano amici e alleati di Kinnikuman.
Il manga originale si conclude nel 1987, e dall’83 gli viene affiancata una prima trasposizione televisiva da 137 episodi. Tra vari spin-off e seguiti nasce nel 1988 Kinnikuman nisei, un nuovo manga e poi una nuova serie TV incentrati sul figlio di Kinnikuman. Con il titolo internazionale Ultimate Muscle, la serie anime arriva anche da noi a metà anni Duemila: tre stagioni trasmesse sui canali tematici Jetix e K2 a partire dal 2005.
Non è tutto. Dopo 24 anni, il duo Yudetamago ha ripreso nel 2011 il manga originale, questa volta sulla rivista Shū Play News, e il fumetto è ancora in corso di pubblicazione. Il nuovo anime di cui stiamo parlando, Kinnikuman Perfect Origin Arc, è stato pensato appunto per celebrare il 40° anniversario della prima serie animata e il 45° compleanno del manga, ed è una trasposizione del “Perfect Origin Arc”, il primo e lunghissimo arco narrativo del manga dal suo revival del 2011.
No. Il primo episodio dei due al momento disponibili di Kinnikuman Perfect Origin Arc (il terzo arriva il 22 luglio. Sono tutti in giapponese sottotitolato in italiano) si intitola non a caso “Episodio 0”, perché non è altro che un lungo riepilogo di quanto successo in precedenza. Ovvero i vari tornei affrontati dal principe Kinnikuman, le diverse fazioni di Chojin (supertizi) coinvolte, e infine la partenza di Kinnikuman alla volta del suo pianeta natale, per diventarne il re, dopo un articolato torneo per decidere chi fosse il vero erede del trono.
A partire dal secondo episodio (che si intitola, indovinate un po’, “episodio 1”), inizia la storia vera e propria, con il patto per la pace firmato fra le tre fazioni di Chojin (Seiji, Perfect e Akuma) messo a repentaglio dall’arrivo di una nuova e apparentemente potentissima stirpe di guerrieri spaziali. Come Dragon Ball, ma su un ring, sì. Un ring dell’Uomo Tigre.
Nonostante le facce pacioccose dei buoni e l’ironia di fondo che contraddistingue il look di molti personaggi, si tratta infatti di un anime non privo di violenza e di litrate di sangue. Negli anni 80 e primi anni 90 la cosa – in mezzo ai foscoliani sacrifici a nastro dei saint de I cavalieri dello zodiaco, agli scontri in famiglia di Ken il guerriero o ai match mortali dello stesso Uomo Tigre – a stento si sarebbe notato, ma oggi va detto. Per quei pur fugaci momenti lì in cui una trivella si pianta nella schiena di qualcuno o un Chojin viene fracassato tra le ganasce di un avversario, Kinnikuman Perfect Origin Arc non è esattamente una serie da guardare con figli o nipoti piccoli, ecco.
La popolarità in Giappone di Kinnikuman – ancora oggi ci sono negozi interamente dedicati al franchise – ha dato vita a videogiochi e tonnellate di merchandising, tra cui una celebre serie di personaggi di gomma da collezione, chiamati Kinkeshi (crasi di Kinnikuman e “keshi”, che vuol dire gomma per cancellare). Queste minifigure alte pochi cm sono arrivate, con altri materiali (in genere una plastica più dura al posto della gomma originale) anche in Occidente. In America, dall’85, con il nome di M.U.S.C.L.E., mentre in Italia li ha distribuiti dall’87 la GiG come Exogini. Venduti un po’ ovunque, dalle edicole alle cartolerie, e presentati come “i misteriosi alieni”, gli Exogini costavano poco e questo li rese estremamente gettonati tra i ragazzini dell’epoca. Come si vede nella pubblicità qui sopra a sinistra, pubblicati ai tempi su Topolino, una bustina con un singolo Exogino costava 500; 4.500 per un barattolino da dieci pezzi, 8 o 12 mila per le piramidi da venti o quaranta pezzi. Ogni modello era presente in vari colori, anche in versione traslucida.
A partire dalla seconda serie, la GiG pescherà altrove i suoi Exogini (usando i ninja della serie americana N.I.N.J.A. MITES), ma la prima è una selezione di 40 personaggi presi da Kinnikuman con i nomi cambiati, che vediamo qui sopra: Aquila è Kinnikuman, Medusa è Ashuraman, Marte è Sunshine, Nemesi è Warsman, Minotauro è Akuma Shogun e così via.
Dicevo della popolarità ancora oggi enorme dei Kinnikuman in patria, e lo stesso vale anche per i loro Kinkeshi. Se vi capita di fare un viaggio in Giappone, andate a frugare tra le macchinette dei gashapon: ce ne sono sempre di nuovi a tema Kinnikuman, con nuove pose per i gommini originali, delle versioni più grandi articolate, delle minifigure metallizzate, etc. E via, verso il prossimo super piledriver da 6 metri d’altezza sul ring della fantasia.