SerieTV Recensioni roberto recchioni
Parafrasando Jurassic Park, è previsto che si vedano draghi in questa “casa dei draghi”? E sì, come nel parco immaginato da Michael Crichton e portato a schermo da Steven Spielberg, è proprio previsto che i draghi si facciano vedere. Tanti. Bellissimi e terribili.
Dopo sei puntate che sono state, più che altro, la messa in scena di una bella, ma non esattamente rimata, partita di scacchi, dove i Verdi e i Neri hanno fatto pochissimo a parte muovere pezzi sulla scacchiera, reagendo alle mosse reciproche, finalmente le cose si muovono.
Sia chiaro, anche questo episodio è una preparazione a qualcosa che verrà (nessuno spoiler per chi non ha letto il romanzo su cui questa serie si basa, tranquilli), ma questa volta un certo numero di fili della narrazione, portati avanti sin dall’inizio di questa stagione e, apparentemente, slegati dalla faccenda principale, trovano un loro senso e una loro ragione, anche per lo spettatore che nulla ha letto e nulla voleva sapere in anticipo. Il fabbro e la sua famiglia, per esempio. O il fanfarone della locanda. O il figlio illegittimo di qualcuno. Tutta gente con qualche filo dorato tra i capelli e un destino da reclamare. Le loro storie si annodano, finalmente, alla trama principale, andando a costruire quella che è una delle migliori intuizioni di Martin per questa parte della sua saga, la costituzione di quella armata di bastardi che avrà un impatto profondo sugli eventi che verranno e che porta sul piatto un tema politico e culturale di un certo spessore. In più, ci sono i draghi di cui sopra. Tanti. Bellissimi. Portati su uno schermo come mai si era fatto prima, non in televisione ma neanche al cinema. Un episodio che per impatto visivo e resa rappresenta davvero per la televisione una rivoluzione copernicana al pari di quella incarnata proprio da Jurassic Park, al cinema.
In termini semplici: non si erano mai visti draghi del genere. Mai. Neanche lo Smaug de Lo Hobbit può competere per resa e screentime. E i draghi, questi draghi, cambiano drasticamente l’inerzia di una stagione che, nonostante gli alti valori artistici e produttivi, non stava funzionando, andando a compensare tutte le mancanze, i crolli di ritmo e la generale inconcludenza. Certo, ce n’è voluto per vederli a schermo e per vederli così bene e così tanto in azione. E certo, la prima stagione non aveva avuto bisogno dei draghi per catturare e tenere desta l’attenzione (ma aveva anche un Paddy Considine nel ruolo della vita e un Rhys Ifans costantemente a schermo, che valgono come due sputafuoco volanti), ma pazienza: la noia è stata ampiamente ripagata da uno spettacolo che resterà nella storia del medium televisivo e che, nella nostra memoria, si sedimenterà e diventerà via via sempre più grande, fino a rappresentare questa seconda stagione nella sua totalità (a meno che il prossimo episodio non porti a schermo qualcosa di ancora più spettacolare).
Quindi tutto bello? No, draghi a parte (ma è un “a parte” davvero ingombrante) i problemi congeniti di questa seconda stagione ci sono ancora tutti: si cincischia troppo, si allunga il brodo, ci si concentra su momenti di scarso interesse (magari utili alla trama nel suo complesso ma che non arricchiscono il singolo episodio), ci si prende terribilmente sul serio, sempre, senza un attimo che sia uno di alleggerimento. Ma bisogna dire che, rispetto agli episodi precedenti, questi problemi (comunque presenti e evidenti) sono, quantomeno, gestiti meglio rispetto a quanto visto sino a qui e persino la vuota e ripetitiva storyline di Daemon trova un discreto twist che la anima un poco.
Infine, vale la pena (come al solito) di segnalare i tanti tocchi di classe nella messa in scena (alcune immagini ce le porteremo nel cuore per sempre), il sempre puntuale commento musicale e qualche dettaglio di grande pregio nella scrittura (come i topi che ora infestano le sale di Approdo del Re, dopo che tutti gli acchiappatopi sono stati uccisi). Insomma, manca un episodio e House of the Dragon ha rialzato la testa con forza, preparandosi a quello che, si spera, sarà un gran finale.
House of the Dragon è disponibile in Italia su Sky e in streaming solo su NOW.