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Deadpool & Wolverine: la recensione di DocManhattan (senza spoiler)

Pubblicato il 25 luglio 2024 di DocManhattan

Si può uscire da una sala in cui hai visto un film di Deadpool – oltre due ore di battute sboccate, artigliate nei gioielli di famiglia, gag su quanto sia bello fare dell’umorismo sconcio e scatologico in un film Disney – con un pizzico di magone? Con la malinconia degli anni che passano, e tanti ne hai passati tu a seguire i super-eroi su un grande schermo? Sì, se quel film è Deadpool & Wolverine. Se la sapete già fermatemi, ma avete mai sentito quella su come un personaggio sgangherato e metareferenziale ha trasformato un team-up con Wolverine in una lettera d’amore verso un cinema dimenticato da tanti troppo in fretta?

Deadpool & Wolverine recensione di DocManhattan

SALVIAMO L’MCU DALLA SUPERHERO FATIGUE

Non ho mai creduto che il sottogenere dei film sui supertipi fosse arrivato al capolinea, come era pronto a giurarti sui social fino all’altroieri chiunque e sua sorella. È un tipo di pellicole, a metà tra il fantastico e la fantascienza, che ci portiamo dietro da decenni, e che vive come ogni altra cosa di cicli. C’è stata la crisi dei troppi Superman, poi quella dei Batman con i bat-capezzoli sulla tuta, poi la fase discendente di metà anni Duemila in cui tanti si dicevano certi dell’esaurimento del filone, se era in grado di produrre cose come Catwoman. E l’MCU ancora doveva nascere.

Quel che è indiscutibile è che serviva qualcosa che smuovesse le acque, ferme e paludose da troppo tempo. Un film che – esattamente come avvenuto per la Pixar con Inside Out 2 – restituisse entusiasmo e generasse hype ancor prima di approdare nelle sale. Bucando quella che lo stesso Kevin Feige ha chiamato più volte “superhero fatigue”, stanca da super-eroe. E chi avrebbe potuto riuscirci di più di Deadpool, il personaggio che adora prendere per i fondelli il suo genere di appartenenza e pure se stesso? Meglio ancora: chi più di Deadpool affiancato dal ritorno dell’amatissimo Wolverine di Hugh Jackman? Boom, baby: prevendite alle stelle, sale piene.

È troppo presto per sapere se è la sterzata giusta per riportare in carreggiata tutta la carovana, ma di sicuro, grazie a quell’entusiasmo, a quell’hype e ai numeri che sta facendo il film, l’atteggiamento nei confronti dell’MCU è cambiato. Il buzz è positivo, la grande memoria collettiva da pesce rosso che è l’utenza di Internet è tornata a indossare il volto sorridente quando parla di Marvel. Almeno per un po’, non dovremmo più vedere tutti quei tizi che scrivono che l’MCU è morto “quando i film ha smesso di scriverli Stan Lee”, e altri magnifici esempi dell’Effetto Dunning-Kruger simili.

E ok, sorrisi e canzoni (di Madonna), ma il film com’è? Be’, ci sono almeno tre modi diversi in cui ci si può gustare Deadpool & Wolverine, e sono direttamente legati a quanto siete vecchi.

Deadpool & Wolverine recensione di DocManhattan

LIVELLO 1: AL CINE COI BRO, FRA’

Tralasciando i bambini under 10 che ho visto ieri in sala, a qualunque giuovine che sa poco di tutto il discorso pregresso, che ai tempi in cui Hugh Jackman sfoderava per la prima volta gli artigli (X-Men, anno 2000, vale a dire VENTIQUATTRO ANNI FA) non era manco nato, Deadpool & Wolverine sembrerà il buddy movie super fracassone, la commedia volgare e divertita che è, esattamente come i due film di Deadpool precedenti (chi temeva meno sangue e l’edulcorazione di toni e battute a sfondo sessuale è stato smentito). Ed esattamente come gli altri due Deadpool, è una commedia volgare, divertita, eccetera munita pure di un momento scaldacuore. Per contrasto, in film del genere fanno sempre effetto.

Ryan Reynolds, che del film è anche co-sceneggiatore e produttore, ci crede come sempre tantissimo e si diverte evidentemente un mondo ad essere Deadpool. La storia è volutamente un mischione che riesce a buttarla in caciara anche con tutta una serie di spiegoni, ha le sue tappe classiche da film di super-eroi, dà alcune cose per scontate (per chi non ha visto Loki e non sa cosa sia la TVA), ma si segue. E quello che c’è di poco originale diventa ovviamente oggetto di gag e battute.

Nulla di estremamente nuovo, o di particolarmente spettacolare nelle tante sequenze d’azione, ma divertente. E il cane più adorabilmente orribile della storia dell’universo è difficile che te lo scordi.

Deadpool & Wolverine recensione di DocManhattan

LIVELLO 2: I FIGLI DELLA MERAVIGLIA

Un gradino sopra, in termini di coinvolgimento e apprezzamento, c’è l’appassionato dell’MCU, meno giovane del primo ma ancora relativamente giovane, che a casa ha un’edicola votiva di Funko Pop! di Iron Man e Spider-Man e ha chiamato i suoi due pesci rossi Tiamo3000 e Ziamay. Questo spettatore tipo è già andato a vedere Deadpool & Wolverine o in caso contrario sta contando i minuti che lo separano dalla proiezione, evitando come la peste i social e tenendosi le orecchie tappate e urlando LALALALANONTISENTO per evitare qualsiasi spoiler.

Sa che nel film ci sono tante comparsate, vuole gustarsi ogni singolo cameo, e nei suoi sogni più sfrenati immagina che in Deadpool & Wolverine appaia praticamente l’intero Universo Marvel 616. Qualche giorno fa, gli sono apparsi in sogno Stan Lee, Jack Kirby e Steve Ditko e l’hanno rassicurato, dicendogli ‘Mo ce ripigliamm’ tutt’ chell che è ‘o nuost’.

Ecco, il fan dell’MCU di cui sopra avrà di che essere contento. Per quello che il film gli mette sotto gli occhi, per le nuove libertà da Rating R che gli sbandiera in continuazione sotto il naso (“Ehi, guarda, mamma! Un film Marvel in cui dicono due volte “p*mpini”!), oltre che per la botta d’entusiasmo collettivo che l’ha accolto, dicevamo. C’è speranza, e c’è pure un film da guardare, magari ecco senza fissarsi eccessivamente sui cameo veri, presunti, desiderati, sognati, case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale.

Deadpool & Wolverine recensione di DocManhattan

LIVELLO 3: GENERAZIONE X(MEN)

E poi ci sono quelli come me, che se li ricordano i tempi in cui i film Marvel di successo nemmeno esistevano. Gli anni in cui il primo Blade venne accolto nelle fumetterie da abbracci, cinque alti avanti e dietro come alla partita di pallavolo di Top Gun, genuina esaltazione. I tempi in cui i primi X-Men di Singer, infagottati nella pelle nera per via di Matrix, sembravano la cosa più bella del mondo. Perché, in quell’esatto momento della nostra vita, lo erano.

Quelle prime scene di questo giovane ragazzotto australiano troppo alto e venuto dai musical – a cui avevano invano cercato di far star su con la lacca i capelli come al Logan dei fumetti – che sfoderava gli artigli e insultava Ciclope le ricordo come velate dietro una tendina di lacrime di gioia, e probabilmente è andata proprio così. Oggi diamo tutto per scontato, anestetizzati da decenni di film in cui perfino eroi di serie D hanno un loro franchise di successo, ma allora era tutto diverso, e nuovo, e galvanizzante.

Ecco, nel riportare sulla scena quel ragazzotto diventato un 56enne conosciuto in tutto il mondo, nel far fare non solo il suo debutto nell’MCU, ma un nuovo giro di giostra al Wolverine di Jackman, finalmente con il suo costume originale dopo un quarto di secolo, Deadpool & Wolverine non si concentra solo sulla storia di Logan, ma più in generale su tutta l’epopea Marvel della fu-Fox.

Fino a fare di quella legacy un elemento centrale di tutta la pellicola. Anche ciò che di quella legacy lì non ricordiamo più, o abbiamo rubricato come passo falso, è comunque parte – è questo il senso – di un percorso che ci ha portati fin qui. E quale contesto migliore per ricordarlo che un film tutto meta in cui il logo della Fox, come visto sin dal primo trailer, campeggia in una landa deserta e devastata? Letteralmente, una discarica in cui è finito dopo l’acquisizione da parte di Disney?

Con il livello 3 arrivi alla fine non solo divertito, ma col magone, dicevamo. Vorresti quasi (quasi) chiedere scusa a dei tizi che non conosci, che vent’anni fa ti hanno fatto buttare male dei soldi, perché quel viaggio l’hai fatto con loro. Siete diventati vecch… più saggi insieme.

Deadpool & Wolverine recensione di DocManhattan

LIVELLO SEGRETO: MAKE MINE ANDIAMO CAZ*O

Non è obbligatorio, ma al livello precedente si può aggiungere anche una farcitura extra fatta di amore nutrito da sempre per i personaggi e i fumetti Marvel. E lì, per quello che si vede sullo schermo, per le gag e le mille citazioni, dell’ottovolante che è il film ti ritrovi in tal caso a occupare la primissima carrozza. Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi, attaccherà il vecchio Marvel fan all’uscita, con negli occhi ancora il carosello di immagini che non si aspettava di vedere, e invece.

C’è soprattutto una scena, che per quanto prevedibile, nonostante fossi sicuro ci sarebbe stata, quando è arrivata mi ha fatto quell’effetto lì. La pelle nonnapaperizzata del Grande Fomento. Ora, il Grande Fomento è una cosa che più vai avanti negli anni, e più roba vedi, meno di frequente ti ritrovi a viverla: la dannata abitudine che ammazza la meraviglia. E invece qui arriva quella scena, e allora la senti di nuovo, quella sensazione, che per qualche secondo ti ruggisce dentro.

E quell’Andiamo, caz*o, oltre a Wolverine e Deadpool, lo dici pure tu.

(Ne riparliamo domani in un articolo – ovviamente con spoiler – sulle cosucce che mi sono piaciute di più.)