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Batman: Caped Crusader è esattamente quello che speravo fosse – Recensione senza spoiler

Pubblicato il 29 luglio 2024 di DocManhattan

Va’ che sliding door: c’è stato un momento ben preciso in cui la serie animata di cui parliamo oggi ha rischiato di non esistere. E sarebbe stato un gran peccato, perché Batman: Caped Crusader è una serie molto bella, oltre ad essere esattamente quello che ogni fan del Batman animato anni 90 sperava fosse: una collana di gustosi minifilm noir ambientati agli inizi della carriera di Batman.

Batman: Caped Crusader recensione

CAMBIO DI PIATTAFORMA PER LA VECCHIA GOTHAM

Nell’estate del 2022, HBO Max si trova a dover apportare una serie di tagli ai suoi programmi e cancella vari progetti in cantiere: tra questi c’è Batman: Caped Crusader, nuova serie animata sul paladino di Gotham City, prodotta da J.J. Abrams e Matt Reeves insieme a Bruce Timm, cartoonist responsabile negli anni 90, insieme a Paul Dini, del DC Animated Universe. Vale a dire uno tra i principali artefici del successo del cartoon anni 90 di Batman (in originale, Batman: The Animated Series).

Un nuovo show animato ambientato agli inizi della carriera di Batman, e che sarebbe stato, nelle parole proprio di Timm, “più Batman: The Animated Series di Batman: The Animated Series“. Sembrava troppo bello per essere vero: e infatti, la doccia fredda. Cancellata. Fortunatamente, un anno dopo Amazon ha ripescato questo e altri progetti accantonati da HBO Max (tra cui il film Un piccolo Batman per un grande Bat-Natale . Ne ho parlato qui). Un altro giro della Terra attorno al sole, ed eccoci qui, con la prima stagione di 10 episodi di Batman: Caped Crusader, in arrivo tutta in blocco su Prime Video l’1 agosto.

Ho avuto la possibilità di vederla tutta in anticipo la settimana scorsa, e cavolo se mi sono divertito.

Batman: Caped Crusader recensione

NON IL SOLITO BATMAN

La serie racconta, dicevamo, di un Batman agli inizi, e nel gioco dei suoi creatori quegli inizi sono ambientati proprio alle origini del personaggio. Non è mai detto esplicitamente da nessuna parte, ma sono in pratica gli anni 40 del secolo scorso (la prima storia a fumetti di Batman è del 1939). Questo vuol dire non solo un Batman che per costume e pose è quello degli esordi, creato da Bob Kane e dal povero e a lungo dimenticato Bill Finger, calato nello stile grafico tipico di Bruce Timm, ma anche che tante cose che diamo per scontate a proposito di Batman qui ancora non esistono.

Batman in Caped Crusader non ha ancora un rapporto privilegiato con la polizia – anzi, all’inizio è braccato dalla legge – per gran parte degli abitanti di Gotham è solo una leggenda (tanti, visto il periodo, lo chiamano ironicamente “Dracula”, prima che Bat-Man. Sì, col trattino), non ha la tecnologia dalla sua parte. Niente bat-computer o marchingegni tecnologici a bordo della batmobile: il lavoro di detection va svolto tutto alla vecchia maniera, maneggiando radio, fascicoli cartacei, microscopi.

E, direi soprattutto, Batman non ha ancora la sua rete di affetti su cui poter contare. Niente Robin (e ovviamente niente Nightwing), niente Batgirl. La sua è una lotta al crimine ancora acerba nei mezzi, rude nei modi e senza persone su cui contare. Solitaria. C’è ovviamente Alfred, ma anche il loro rapporto deve svilupparsi: Bruce lo tratta con freddezza, all’inizio, chiamandolo solo per cognome.

La cosa cambierà prima di arrivare alla fine, come tanto altro. Per quanto sembri sicuro di poterne fare a meno, Batman dovrà imparare ad affrontare anche la sua vera maschera (Bruce Wayne, non il contrario) e la sua umanità.

Batman: Caped Crusader recensione

BRUBAKER ALLA TASTIERA

Metà degli episodi portano la firma di Ed Brubaker, che è tra i produttori esecutivi dello show ed è pure, non casualmente, uno degli sceneggiatori più dannatamente in gamba nel mondo del fumetto quando si tratta di scrivere dei noir (se non l’avete mai fatto, leggete il suo Criminal). La sua esperienza specifica anche con le storie di Batman permette qui di inserire al meglio in questo mondo vintage fatto di uomini col cappello e TV in bianco e nero tutta una serie di villain.

A volte riportandoli alle loro origini da Golden Age (come il primo Clayface, la primissima Catwoman o Gentleman Ghost), altre volte reinterpretando in questo contesto vintage personaggi più moderni come Harley Quinn e Onomatopoeia. L’assenza dei paletti che dovevano rispettare, soprattutto nelle prime stagioni, nella serie anni 90, ha permesso peraltro a Bruce Timm anche di togliersi uno sfizio e recuperare il personaggio di Nocturna, che era stato costretto ad accantonare ai tempi. Anche se qui la vampira diventa una specie di Mercoledì Addams letale. C’è pure una versione femminile del Pinguino, una specie di mamma della banda Fratelli decisamente più sinistra.

Il mix funziona, perché a volte le storie non vanno come ti aspetteresti, vuoi per alcuni riusciti depistaggi narrativi, vuoi perché questo è un mondo molto più duro di quello della vecchia serie animata. Un mondo in cui non solo Batman è libero di scazzottare chiunque, ma i proiettili colpiscono per ferire e uccidere, e il corpo di polizia di Gotham deve fare i conti innanzitutto con il marcio al suo interno. Ben rappresentato da personaggi viscidi come Harvey Bullock e Arnold Flass.

Batman: Caped Crusader recensione

MINI NOIR

La struttura degli episodi è perlopiù verticale: come ai vecchi tempi, ogni episodio diventa così un breve film noir da poco più di 20 minuti, godibile a sé. Ci sono però delle sottotrame che si sviluppano in orizzontale, come il ruolo di Barbara Gordon o la parabola di Harvey Dent, da rampante procuratore distrettuale senza scrupoli ad aspirante sindaco e… beh, lo sapete. Batman appare il giusto, senza soffocare gli altri personaggi, e anzi lasciando loro lo spazio di cui hanno bisogno.

I due episodi conclusivi di questa prima stagione (sappiamo che ce ne sarà per certo almeno un’altra) formano un’unica storia tutta incentrata sulla discesa agli inferi di Dent. A chiudere, ovviamente, un bel gancio per la seconda stagione.

Visivamente sembra spesso di ritrovarsi nella vecchia serie, e questo è ovviamente un enorme complimento per Batman: Caped Crusader. Pur con un character design a volte differente, soprattutto per Batman (meno gigantesco oltre che con addosso il costume dei primi anni), i personaggi si muovono in quella stessa Gotham che sembra fatta di pennellate e colpi d’aerografo, su scenari desaturati con arte che sembrano quasi sfociare di notte nel bianco e nero. C’è qualche sporadico caso in cui la CGI stona (qualche veicolo, qualche camminata. Avete presente le camminate al rallentatore dell’animazione in CGI?), ma per la maggior parte del tempo non si nota affatto. Le musiche di Frederik Wiedmann riprendono appropriatamente l’epicità di quelle dannyeflmaniane della serie anni 90.

Batman: Caped Crusader recensione

ANCORA, PLEASE

In altre parole, se avete amato come me i cartoon di Batman degli anni 90, vi troverete immediatamente a casa… prima di scoprire quanto e come questo Batman può essere diverso dal solito, e quale sarà la sua strada. In particolare, il decimo episodio – scritto pure questo da Brubaker – ha due scene di grande potenza. La prima vi terrà col fiato sospeso. La seconda… be’, rischia di farvi saltare sul divano.

Quasi dimenticavo: c’è anche una deliziosa citazione di Ritorno al Futuro, per veri fan delle avventure di Marty e Doc: provate a scovarla, quando la serie uscirà su Prime Video. L’1 agosto è fortunatamente dietro l’angolo.