Vincent D’Onofrio compie 65 anni, e lo fa da attore capace di rivendicare un’eredità assoluta nella storia del cinema, grazie a specifiche interpretazioni che hanno lasciato un segno indelebile. Pur essendo noto soprattutto per il ruolo di Palla di Lardo in Full Metal Jacket, non si può ignorare quanto egli sia riuscito in un’impresa non da poco: dare corpo e anima a Kingpin, uno dei villain più affascinanti, complessi e sfaccettati che il mondo Marvel ci abbia dato, un gangster capace di essere una connessione tra ombre e luci che solo lui poteva rendere credibili.
Kingpin nacque dalla volontà di Stan Lee e John Romita Sr., sul finire degli anni ’60, di creare un gangster capace di rievocare il meglio del genere noir e hard boiled dentro quella Grande Mela, in cui supereroi come Daredevil, Spider-Man e più avanti un antieroe come Punisher, scrivevano le loro gesta. Connesso in modo abbastanza palese a un personaggio come Sydney Greenstreet, visto ne Il mistero del falco di Raymond Chandler, Kingpin è diventato non solo il soprannome di Wilson Fisk, ma anche un vero termine attraverso il quale la criminalità americana definisce ancora oggi un boss temuto e vincente, uno di quelli che sembrano usciti dalla fantasia di Brian De Palma o Francis Ford Coppola.
Le apprezzatissime serie Netflix su Daredevil hanno visto in Vincent D’Onofrio corpo, voce e sguardo di questo individuo brutale e raffinato, un mix pazzesco tra visceralità, emotività e una capacità di pianificazione e dominio uniche nel suo genere. Grazie anche a una fisicità imponente, Vincent D’Onofrio si aggira in quella New York notturna come una specie di super predatore, un gigantesco squalo fatto di solitudine, volontà adamantina e una totale mancanza di pietà e scrupoli. Tuttavia, Vincent D’Onofrio è riuscito in ciò che a Michael Clarke Duncan, nel lungometraggio di inizio anni 2000, non riuscì, soprattutto a causa di uno script alquanto semplicistico: farci arrivare la profondità di questo villain. La realtà è che Vincent D’Onofrio fa di Kingpin un personaggio che avrebbe strappato un sorriso a registi come Sergio Leone o Don Siegel; in lui vi è tutta la dualità dell’essere umano. È capace di essere crudele e spietato con i suoi nemici, insensibile ad ogni sofferenza causata al prossimo, e al tempo stesso incredibilmente vulnerabile verso Vanessa (Ayelet Zurer), di cui subisce immediatamente il fascino in modo tanto disarmante da farlo apparire quasi come un adolescente. Ma è solo un attimo, perché tale caratterizzazione non lascia da parte anche la sua capacità di essere sempre comunque presente a sé stesso, sancendo la perfetta differenza tra l’essere vulnerabili e l’essere fragili. Kingpin può essere la prima cosa con alcune persone, ma non sarà mai veramente la seconda.
La serie Echo, così come Hawkeye, hanno avuto sicuramente il torto di renderlo un villain fin troppo grottesco e a tratti anche grossolano, solo un lontano parente del terrificante personaggio che anche dietro le sbarre si conferma un uomo pericolosissimo. Questo non solo perché è dotato di una straordinaria forza fisica e ferocia, ma anche perché è implacabile, astuto, capace di una penetrazione psicologica e una capacità di manipolare gli altri che lascia gli stessi Daredevil e Punisher sovente senza parole. Kingpin in Daredevil rappresenta il Boss nella sua accezione più totalizzante ma anche più machiavellica; è un uomo solo al comando, perfettamente conscio di essere in un ambiente dove non esistono lealtà, fiducia, onore o un codice morale. La sua stessa relazione con Vanessa, da certi punti di vista, lo indebolisce, perché gli fornisce qualcuno di cui preoccuparsi, una persona da difendere in virtù di un sentimento.
Vincent D’Onofrio ha saputo rendere tutto questo in modo perfetto, con un uso della voce assolutamente magistrale, ma anche un lavoro sulla propria fisicità, di certo non inferiore a quello che lo ha reso iconico nel capolavoro di Stanley Kubrick, oppure in altre pellicole come il remake de I Magnifici Sette o Ed Wood. Ora non resta che aspettare il remake della serie firmato Disney+; sarà da vedere se gli sarà permesso essere quel rullo compressore tellurico e sanguinario che è stato uno dei segreti dietro al successo di quella che è, ancora oggi, la più grande serie sui supereroi mai fatta. Vincent D’Onofrio, 65 anni oggi, ha saputo ritagliarsi un posto nel cuore di ogni appassionato Marvel, diventando di fatto, assieme a Thanos, il simbolo del male più affascinante avuto in dote dal mercato audiovisivo in quell’universo. Kingpin è andato oltre i cliché del ruolo che resistevano da decenni, recuperando i topoi del mafia movie dei grandi autori della New Hollywood e connettendoli alla demitizzazione del criminale come simbolo del successo americano. Al contrario di un Don Corleone, lui non ha limiti e codici, ama la violenza e usarla, ma è anche il simbolo, con la sua tragica infanzia, di quanto il male abbia un’origine precisa e non nasca dal nulla. E tutto questo solo Vincent poteva darcelo.