40 candeline per Paul Dano, che con quella faccia un po’ così, con quell’espressione un po’ così, si è infine affermato come uno dei migliori character actors del nostro tempo, come uno degli interpreti più camaleontici che ci siano mai stati dati dal cinema del XXI secolo. Tra commedie, dramma, cinecomic, biopic e cinema indipendente, il percorso di Paul Dano è stato un crescendo fin dai primi anni 2000, dove ha saputo donarci sempre qualcosa di nuovo, di diverso, stupire ogni volta con personaggi ognuno diverso dall’altro. Quella che segue è una Top 5 inerente i suoi film più importanti, quelli dove ha saputo mostrare un talento recitativo rarissimo, che lo rendono ad oggi uno degli attori più diversi dalla norma del panorama internazionale.
Forse la sua migliore interpretazione di sempre, tanto più sorprendente perché al fianco di un mostro come Daniel Day-Lewis, che in Il Petroliere di Paul Thomas Anderson per molti ha semplicemente cambiato il concetto stesso di interpretazione modernamente intesa. Se l’attore inglese, nei panni dello spietato, arrivista e maledetto Daniel Plainview ci dona uno dei personaggi più inquietanti e potenti del cinema del XXI secolo, Paul Dano nel doppio ruolo di Eli e Paul Sunday, ha lasciato una traccia memorabile. In lui abbiamo avuto la base per la creazione di una diade che fa nascere un conflitto per il petrolio, il potere e l’autorità morale sugli altri, che è il cuore stesso del film di Anderson. Se Paul appare abbastanza poco, Eli, predicatore arrivista, ipocrita e vile, è in realtà molto più presente. Questi in realtà non è migliore di Plainview, anzi è l’altro lato della stessa medaglia fatta di egoismo e cupidigia. Costantemente sopra le righe, ipnotico nel momento in cui domina la folla e il suo rivale con i suoi sermoni, Paul Dano riesce nell’impresa di non fare sembrare Paul ridicolo o eccessivo, anzi è incredibilmente realistico nel dipingere l’essenza stessa di una certa religiosità ancora oggi molto presente nella società e nella visione della vita americane. Opportunista, vendicativo, il suo Paul Sunday è in realtà un falso idealista, è la personificazione politica della religione come strumento di potere e controllo sugli uomini, è un predatore non meno pericoloso di quell’uomo tormentato da solitudine e assenza totale di affetti.
Pareva impossibile lasciare il segno come villain nel mondo del Cavaliere Oscuro dopo ciò che Jack Nicholson, Tom Hardy, Heath Ledger o Danny DeVito avevano fatto. Invece Paul Dano in The Batman di Matt Reeves ha sorpreso tutti, dandoci una delle sue più grandi interpretazioni in assoluto con la sua nuova versione de l’Enigmista. Il personaggio, creato da Bill Finger e Dick Sprang, era stato interpretato da Jim Carrey, Frank Gorshin e Cory Michael Smith, con risultati sicuramente pregevoli, ma Matt Reeves ha avuto il merito di dare in mano a Dano, un cattivo completamente diverso per caratteristiche e caratterizzazione rispetto al passato. Il suo Enigmista è ferocissimo, disturbato, egomaniaco e vittima di una sorta di morbosissima divinazione proprio per Batman, mentre odia Bruce Wayne. In lui vi sono due anime. Da una parte c’è il rappresentare il complottismo, l’uomo medio che si lascia andare ad odio, violenza e fake news da cavalcare per cercare di dare un senso alla propria vita contro una società classista ed ingiusta. Tuttavia, appare chiaro il suo legame con la figura del serial killer, in particolare il Killer dello Zodiaco, per la sua ritualità, il suo in fin dei conti volersi far catturare per esibirsi come giustiziere agli occhi del mondo. Il finale, in cui l’Enigmista perde completamente il controllo di fronte a Batman, rivelando la sua follia inquietante e disturbate, vede Paul Dano toccare vette di incisività e bravura semplicemente incredibili. Di sicuro uno dei personaggi cinematografici della DC più articolati e memorabili di sempre.
Nel biopic che Steven Spielberg ha dedicato a sé stesso, Paul Dano viene chiamato ad interpretare Burt Fabelman, il padre di Samuel ‘Sammy’ Fabelman (Gabriel LaBelle), ragazzino con la passione del cinema e alle prese con una realtà familiare a dir poco incasinata. Non ci vuole molto perché, nel corso del tempo, montando i filmati delle vacanze di famiglia, si accorga che l’amico della madre, Bennie Loewy (Seth Rogen) abbia una tresca amorosa con la donna. Il suo rapporto con la moglie Mitzi (Michelle Williams) è uno dei più dolenti e assieme romantici del cinema di questi anni. Film di una sensibilità e intelligenza sopraffine, The Fabelmans permette a Paul Dano di confrontarsi con un personaggio incredibilmente complesso, un uomo che cerca in tutti i modi di salvare il suo matrimonio anche al costo di sacrificare autostima, credibilità, amor proprio. Il divorzio diventa anche grazie a Paul Dano un momento ambivalente, un trauma terribile per Sammy, ma la resa dei conti per Burt. Dano è sensazionale per come riesce a far arrivare la trasformazione del suo personaggio, di base un maniaco del controllo, capace però col tempo di capire che bisogna accettare ciò che non si può cambiare, vale per una moglie ormai distante così come per il cinema, per quella passione che pensava fosse passeggera, per quel figlio che “normale” non lo vuole essere. Interpretazione ingiustamente ignorata dalla critica, a dispetto del suo decostruire il mito dell’american dream a portata di tutti, dell’uomo medio chiamato ad accettare sfide emotive ed esistenziali sovente alquanto proibitive.
Little Miss Sunshine di Jonathan Dayton e Valerie Faris è stato il film che ha lanciato Paul Dano sulla scena internazionale. La sua interpretazione dell’adolescente muto Dwayne Hoover, parte della strana famiglia Hoover, che decide di portare al concorso di Miss America la piccola Olive, è ancora oggi una delle più belle che si ricordino di quegli anni, in un piccolo gioiello di film che ha fatto la storia dell’indie 2.0. Il suo Dwayne che decide di smettere di parlare fino a quando non diventerà pilota, è un personaggio talmente assurdo da essere vero più del reale. Tutto ciò che comunica passa per un block-notes che diventa il suo specchio e telegrafo da e verso il mondo. Soprattutto grazie a Paul Dano Little Miss Sunshine ci sa regalare momenti di un’ilarità semplicemente pazzesca, basti pensare alla scena in cui scopre di essere daltonico, momento che segna il suo meltdown completo in cui dichiara il suo odio verso quella famiglia di weirdos assurdi e strampalati. Il suo personaggio è anche uno dei ritratti più realistici, importanti e belli di una crisi di gioventù che si siano visti nel cinema di quest’era, dove spesso quell’età è stata romanzata o resa in modo assolutamente stereotipato. Paul Dano di certo ha saputo dimostrare qui per la prima volta di essere un volto da cinema indie come pochi altri, di poter offrire una caratterizzazione unica pure all’interno di un film con un cast corale di livello assoluto, forse il migliore di sempre per un film di questo genere. Non un caso che qui abbia ricevuto tantissime candidature in qualità di miglior esordiente.
La sua prima candidatura ai Golden Globe Paul Dano se l’è guadagnata con il ruolo di co-protagonista in Love & Mercy, interpretando il leader dei Beach Boys, Brian Wilson, negli anni della gioventù, mentre invece John Cusack lo raffigurava negli anni della maturità. Diretto da Bill Polhad, Love & Mercy è uno dei migliori biopic degli anni 2000, di certo uno dei più belli mai dedicati ad un musicista e seguiamo Wilson negli anni in cui la sua mente comincia a vacillare. Il motivo è dato dalla co-presenza del successo crescente dei Beach Boys, assieme ad ansie di genitore e marito a cui non sa rispondere, che alimentano la già esistente depressione. Sarà il nemico che lo inseguirà, che porterà al punto di rottura quest’uomo dotato di un talento sconfinato. Quella di Dano è una performance dolente e potentissima, quella di un uomo che rimane vittima di sé stesso, della sua musica e di quel mondo dorato, ma soprattutto della sua emotività. Anche se John Cusack è un grande Wilson negli anni in cui cerca di sfuggire dal controllo dello spietato Dottor Eugene Landy (Paul Giamatti), oggettivamente è Paul Dano che rimane impresso, con una performance in cui dimostra di essere anche un cantante niente male, così come di lavorare sopra le righe in modo perfetto. Love & Mercy è una prova del grande trasformismo di Dano, della sua capacità di sapersi destreggiare con ogni personaggio e genere, di muoversi in ogni direzione, di saper interpretare ogni possibile sfumatura dell’animo umano in modo sensazionale.