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HOUSE OF THE DRAGON Episodio 1, Stagione 2. Dove eravamo rimasti

Pubblicato il 18 giugno 2024 di Roberto Recchioni

Chissà se William Shakespeare o Rembrandt si sarebbero mai aspettati di diventare la principale fonte di ispirazione per un’opera narrativa popolare, di enorme successo, nata tre secoli dopo la loro morte. Forse sì, perché anche i loro lavori si rivolgevano alla massa e avevano lo scopo di suscitare emozioni, appassionare, esplorare l’animo umano, evocare stati d’animo, il tutto raccontando storie che nessuno aveva potuto testimoniare con i propri occhi. Comunque sia, che la scrittura di House of the Dragon sia ispirata al bardo dell’Avon, e che il suo aspetto visivo sia figlio del più grande artista che l’Olanda abbia mai espresso (pari merito con Johan Cruijff), non sono certo il primo a dirlo e questo primo episodio della sua seconda stagione prosegue nel pieno segno di quanto già fatto prima. A dirla tutta, il senso di continuità narrativa è così forte che quasi non sembra di stare assistendo all’inizio della nuova season quanto al semplice proseguimento di quella precedente.

Senza soluzione di continuità” è il termine adatto da usare in questo caso anche se è spesso impiegato in maniera negativa mentre, in questo caso, il fatto che questo “episodio uno della seconda stagione” si potrebbe anche chiamare “episodio undici della prima” è solo un elemento positivo. Certo, visto che non viene incontro in nessuna maniera per riassumere le sue complicatissime vicende ma che continua il racconto esattamente da dove c’eravamo (drammaticamente) interrotti due anni fa, vi costringerà (a meno che non abbiate una memoria di ferro) probabilmente a cercare un qualche videorecap su Youtube (o a guardarvi quelli che mette a disposizione Sky-Now e HBO), ma è un piccolo dazio da pagare per un racconto che parte dritto come un fuso.

La storia di questo primo episodio è presto detta: i Verdi (guidati dalla regina Alicent Hightower e dai suoi figli) hanno fatto qualcosa di molto brutto ai Neri (la regina Rhaenyra Targaryen) e ora le cose iniziano a precipitare. Un’antica profezia, una guerra imminente, intrighi di corte, giochi di potere, sesso, violenza, amore, odio: sarebbe la solita ricetta che Game of Thrones ci ha proposto per tantissimi anni, rinfrescata dall’approccio austero, rigoroso, coerente e minimale che ha caratterizzato già la prima stagione di House of the Dragon. Il lavoro di Ryan Condal è più facile rispetto a quello toccato a David Benioff e D.B. Weiss perché il libro su cui House of the Dragon si basa non solo racconta una storia finita e chiara, ma è anche poco più di un essenziale riassunto di fatti (raccontati anche con una certa sciatteria) su cui l’autore (e il suo staff di scrittori) può intessere comodamente la sua scrittura e visione, non avendo paura di tradire un materiale originale che, semplicemente, non esiste. Così, sul comunque solido intreccio di base creato da George R. R. Martin, Condal inscrive un arazzo densissimo di rapporti, umani, politici, sentimentali, sessuali e di potere, che permettono a un reparto attoriale semplicemente eccelso (e questo nonostante un gigante come Paddy Considine non faccia più parte del cast) di esplorare al meglio i loro personaggi, dando corpo e anima a una serie che funzionerebbe ugualmente anche in un globe theatre, con le sue assi di legni e i draghi di cartapesta.

E questo primo episodio è la prova di quanto detto: in maniera discreta ed elegante, è sempre bellissimo e ricercatissimo nel suo aspetto visivo (senza sottovalutare anche lo splendido commento musicale), ma è nella scrittura e, soprattutto, nelle interpretazioni che trova il suo vero senso. Così, anche due personaggi introdotti per mera necessità di trama come Sangue e Formaggio, destinati oltretutto a un rapido oblio nel libro di Martin, grazie a un buona scrittura e a due ottime interpretazioni, non solo si sobbarcano il grosso della tensione del peso drammatico dell’episodio ma emergono pure protagonisti a tutto tondo, che vorresti seguire e conoscere molto di più, degni eredi di quei Rosencrantz e Guildenstern di shakespeariana memoria a cui Tom Stoppard ha dedicato uno splendido film.

Insomma, con questo primo episodio, riprendiamo le fila (narrative e qualitative) della stagione precedente e non era una cosa facile o scontata adesso come allora, vale assolutamente la pena seguire questa serie, sia che siate fan di Game of Thrones, sia se non ne avete mai visto un episodio (o letto un libro) prima.
E anche se non vi piace il fantasy, provate a guardarla comunque perché i draghi sono una mera (bellissima) scusa per raccontare di altro.

House of the Dragon è disponibile in Italia su Sky e in streaming solo su NOW.