Cinema Recensioni

Kinds of Kindness, la recensione di Roberto Recchioni

Pubblicato il 18 maggio 2024 di Roberto Recchioni

Film sorprendente e misterioso questo Kinds of Kindness di Yorgos Lanthimos, con Emma Stone, il lanciatissimo (meno male) Jesse Plemons, Willem Dafoe, Margaret Qualley (anche lei pronta a diventare una stella), Hong Chau (finalmente notata per il suo talento dopo The Whale), scritto da Lanthimos stesso e da Efthymis Filippou (lo sceneggiatore che ha co-firmato anche Dogtooth, The Lobster e Il sacrificio del cervo sacro), per la fotografia di Robbie Ryan (La favorita e Povere creature!), il montaggio di Yorgos Mavropsaridis (anche lui dietro a La favorita e Povere creature) e le musiche di Jerskin Fendrix (Povere creature!).

Sorprendente perché lanciato molto (troppo?) a ridosso di Povere creature!, il più grande successo commerciale di Lanthimos, sempre con Emma Stone e Willem Dafoe, film amatissimo sia dal pubblico e critica e che è ancora piuttosto vivace sul mercato.
Misterioso in quanto presentato con un trailer enigmatico e accompagnato da pochissime informazioni sulla sua trama. Due scelte apparentemente inspiegabili fino a quando il film non lo si vede.

Kinds of Kindness

Partiamo dal secondo punto: la coltre di nebbia che avvolge il film.
Perché non svelare nulla della sua trama?
Perché Kinds of Kindness è una pellicola antologica, composta da tre episodi (per una durata totale che sfiora le tre ore) slegati tra di loro se non per il cast (che in ogni racconto interpreta personaggi diversi con un pesi diversi all’interno della trama) e per un filo tematico non così ovvio.
Ora, sono decenni e decenni che nessun film antologico trova un vero successo in sala, questo perché una larga fetta di pubblico non ama i film a episodi e, anzi, ne è proprio respinto (è lo stesso problema delle antologie di racconti, in letteratura e nei fumetti).
Ora, dopo il successo di Povere creature!, Lanthimos è diventato un regista da “grande pubblico” e non sembra troppo malizioso pensare che la macchina promozionale e comunicativa della sua nuova pellicola abbia preferito sfumare e ammantare di mistero la natura episodica di questo Kinds of Kindness, per non perdere una fetta importante della nuova, vastissima, platea guadagnata.

E questo ci porta al primo punto: perché questo film esce così poco tempo dopo Povere creature!, come se Lanthimos avesse una gran fretta di andare oltre a quell’enorme trionfo della sua carriera?
Premesso che non ho la verità in tasca e che come stanno le cose davvero potrebbe dircelo solo l’autore greco, posso comunque fare qualche ipotesi, dopo la visione del film.

Avete mai sentito della regola “uno per loro, uno per noi” che seguono tanti registi e attori?
È quel modo per gestire la propria carriera in cui si alterna un film largo, per gli studios, pensato per il mercato, a uno personale, fatto in primo luogo per te stesso, seguendo la tua direzione artistica personale e intima.
La mia idea è che Lanthimos abbia vissuto Povere creature! (e tutto il ricchissimo circo economico e mediatico che gli si è creato attorno) come un’opera “commerciale” e di compromesso, necessaria (forse indispensabile, addirittura) per garantirsi la possibilità di continuare a fare anche il cinema più estremo che voleva lui. E quindi, dopo la sbornia di premi e popolarità, abbia sentito la fortissima urgenza di tornare a realizzare qualcosa di molto più personale e disinteressato alle logiche dei film per il grande pubblico. In sostanza, credo che con Kinds of Kindness, Lanthimos abbia voluto riaffermare il suo approccio, la sua poetica e il suo occhio, al netto di ogni compromesso. E di compromessi, il suo nuovo film, non ne accetta nessuno, anzi, sembra che il regista ci provi un gran gusto nel mettersi di traverso e di andare intenzionalmente contro a quello che uno spettatore che è arrivato a lui grazie a Povere creature!, potrebbe volere.

Tanto per cominciare, la già citata struttura antologica, invisa a tanti.
Poi, i temi dei tre racconti che decide di portare a schermo, un trittico di riflessioni sull’amore tossico, il dominio mentale, la dipendenza psicologica ed emotiva, fortemente disturbanti.
Infine, la maniera in cui decide di servire questi temi, che definire urticante è poco.

A voler scarnificare l’opera, Kinds of Kindness è una sorta di versione “elevated” e pretenziosissima di classiche serie televisive come Ai confini della realtà e Alfred Hitchcock presenta. Racconti del mistero e della suspance, spesso pervasi da elementi surreali e grotteschi, tutti caratterizzati da un plot twist finale, un “sorprendente ribaltone”, o da una conclusione amara e beffarda. Volendo elevarci anche noi, si potrebbe citare la narrativa di Checov, Bulgacov, Gogol o il cinema di Buñuel senza aver paura di mancare di troppo il bersaglio aspirazionale di Lanthimos.
Il risultato è un film visivamente ricercatissimo, ben montato, con una ricercata e riuscitissima colonna sonora, interpretato in maniera magistrale (su tutti un magnetico Jesse Plemons), insopportabilmente disteso, largamente prevedibile negli sviluppi narrativi delle sue storie (tutte piuttosto banali nelle premesse e non così sorprendenti negli sviluppi), supponente e molto meno profondo e acuto di quanto crede di essere, terribilmente compiaciuto, intenzionalmente indisponente e sgradevole, ma anche (a tratti) affascinante, bellissimo, suadente e riuscitissimo.
Insomma, un classico film di Lanthimos, molto più vicino a Dogtooth che a Povere creature!.

Se per caso voleste sapere se mi è piaciuto, vi direi di no. Anzi, l’ho proprio detestato. Ma proprio per quel senso di irritazione e fastidio così vivo che mi ha saputo suscitare, ho trovato mille volte più interessante questo detestabile Kinds of Kindness che la penultima pellicola regista che, invece, avevo digerito senza troppo problemi, divertendomi pure nel guardarla.

In termini semplici: volete andare a vedere questo film perché avete amato Povere creature! ma non conoscete o non avete amato le pellicole precedenti di Lanthimos? Io ci penserei sopra.
Avete amato le precedenti pellicole di Lanthimos ma Povere creature! vi aveva fatto preoccupare per una sua deriva commerciale? Fiondatevi in sala.