Vederlo la notte degli Oscar ancora una volta nei panni di Ken, in quella che sarà ricordata come una delle esibizioni più memorabili della storia dell’Academy, è stato solo un altro motivo per il quale Ryan Gosling sia di fatto il volto maschile più importante del panorama cinematografico. Un risultato frutto di una carriera particolare, precoce eppure atipica, ma che lo vede oggi senza ombra di dubbio come l’interprete più desiderato degli Studios, che ora puntano su di lui per fare di The Fall Guy – in anteprima nazionale il 26 aprile e dal 1° maggio al cinema – un successo. Tutto questo in virtù di una adattabilità e una presenza scenica assolutamente particolari.
Ryan Gosling è il simbolo di Hollywood, a dispetto del suo essere canadese, paese che ci ha regalato tantissimi volti cinematografici memorabili, eppure lui, il biondo per eccellenza oggi, a tutti appare da come l’ambasciatore della fabbrica dei sogni, dell’industria culturale per antonomasia a stelle e strisce. Spettacolini teatrali, il Mickey Mouse Club al fianco di tanti altri futuri divi, la serie sul giovane Hercules, poi qualcuno lo nota, tra i tanti volti giovani in Remember the Titans. Da quel momento Ryan Gosling finisce in una rosa di nomi che comprendono Michael Pitt, Zac Efron, Chris Evans, sui quali l’industria decide di puntare per il domani. Ad oggi è stato capace più di tutti di dimostrare che non è solo un bel faccino, ma anche un attore capace di calarsi in ruoli difficili, complicati, che lo portano agli occhi della critica ad essere la garanzia per quel passaggio di consegne, che nella prima metà degli anni 2000 appare inevitabile. The Believer, Le Pagine della Nostra Vita, The Slaughter Rule è dove Ryan Gosling si confronta con l’autorialità cinematografica nel suo senso più puro, con personaggi maschili spezzati, fragili, eppure spesso comunque capaci di essere simbolo di speranza, di rivalsa, come in quell’Half Nelson che di fatto lo consegna al firmamento. Le nomination e i riconoscimenti più importanti si accavallano mentre diventa anche un oggetto del desiderio del mondo femminile, quello che spesso fa la differenza tra diventare un attore bravo e un grande protagonista degli Studios. Lui oggi lo è, anche in virtù del suo essere stato apprezzato da grandi registi, del suo saper alternarsi tra le più disparate realtà autoriali, il cinema di intrattenimento e i blockbuster, di cui con ogni probabilità Barbie ad oggi ne rappresenta il titolo di maggior risonanza presso il grande pubblico. Non è un caso che persino i detrattori del film di Greta Gerwig abbiano sottolineato che lui, ormai per tutti Ken, sia stata con ogni probabilità la cosa migliore del titolo campione di incassi della scorsa stagione.
Ryan Gosling ha una presenza scenica molto particolare, qualcuno lo paragona ad una sorta di ibrido tra l’Harrison Ford dei tempi d’oro e ciò che riusciva a comunicare dominando ogni scena uno del calibro di Paul Newman. Crazy Stupid Love, Blue Valentine, The Nice Guys, Grey Man, così come l’iconico Drive di Refn, sono forse la migliore esemplificazione di quanto Gosling, al netto del suo essere soprattutto un simbolo del lavoro recitativo in sottrazione, sia capace di interpretare personaggi totalmente diversi tra di loro. Un tratto in comune però è come spesso tutti questi film lo vedano diventare quasi il portatore per eccellenza del concetto di solitudine, che poi nel suo caso ha spesso fatto rima con quello di maschio Alfa. Apparentemente sbucato da certe riviste di bellezza e di gossip per il mondo femminile, Gosling ad oggi ha un’immagine in cui la componente ironica ed autoironica è importantissima, e di cui proprio Barbie ha rappresentato l’apice. Elementi che lo pongono in una dimensione diversa da quella abusata del metrosexual che andava di moda. Ryan Gosling è un contenitore volutamente spesso contraddittorio di quella sorta di perfezione globale che oggi si chiede di essere all’uomo. La Grande Scommessa, Song to Song, First Man sono solo altri titoli con cui Ryan Gosling ha saputo stupirci. Dalla sua ha anche ottime doti di ballerino, una faccia da cinema antica, il che lo pone come erede del divismo della Hollywood che fu, un elemento che forse andrebbe anche più sfruttato all’interno del genere comedy. La La Land è ad oggi probabilmente il film per il quale sarà ricordato, quello in cui risplende più di tutti la sua capacità di essere contenitore di una visione della sensibilità maschile, anche di una certa fragilità. A Ryan Golsing al momento ancora la statuetta dell’Academy, l’atto finale che per ora ha solo sfiorato tre volte senza successo. Certo, il cinema globale del XXI secolo è molto più competitivo, ma con ogni probabilità è solo questione di tempo, difficilmente lo vedremo fare i conti con quella maledizione che ha tenuto un altro grande biondo, Leonardo DiCaprio, così distante dall’impugnarla.
Diretto da Devid Leitch (Deadpool 2, Atomica Bionda, Fast & Furious: Hobbs & Shaw, Bullet Train), The Fall Guy è ispirato alla classica serie anni ’80 Professione pericolo. La trama devierà da quella della serie, in cui Lee Majors interpretava Colt Seavers, uno stuntman che come secondo lavoro faceva il cacciatore di taglie. Il film sarà invece incentrato su uno stuntman malconcio e ormai a fine carriera che si ritrova nuovamente su un set cinematografico, accanto alla star a cui faceva da controfigura anni prima, e che lo ha sostituito con un altro. Quando la star scompare, il protagonista si mette sulle sue tracce.
Lui è uno stuntman, un eroe della classe lavoratrice che viene costantemente coinvolto in esplosioni, sparatorie, incidenti automobilistici e cadute da altezze vertiginose, tutto per il nostro intrattenimento. Dopo essersi ripreso da un incidente che avrebbe potuto mettere fine alla sua carriera, si trova ad affrontare una nuova sfida: rintracciare una star del cinema scomparsa, svelare una cospirazione e cercare di riconquistare l’amore della sua vita, il tutto continuando a svolgere il suo lavoro quotidiano. Nonostante le difficoltà, lui è determinato a farcela. Cosa potrebbe andare storto?
Nel cast troviamo Ryan Gosling, Emily Blunt, Aaron Taylor-Johnson, Stephanie Hsu, Hannah Waddingham e Winston Duke.
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