Rebel Moon – Parte 2: la sfregiatrice è un sensibile miglioramento rispetto al primo capitolo, che al netto del grosso dispiego di mezzi, spettacolarità e di un cast tutt’altro che disprezzabile, era stato con ogni probabilità il peggior film mai fatto da Zack Snyder di sempre. Più di ogni altro aveva evidenziato i limiti di un cinema ormai vetusto, fuori tempo massimo, a cui però ora il regista di Man of Steel e 300 ha rimesso negli anni spesso mano. Qui se ne vanno le sue peggiori manchevolezze, donandoci un fantasy fantascientifico che, se non altro, la sufficienza la porta a casa.
Rebel Moon – Parte 2 ricomincia da dove ci eravamo lasciati, con Kora/Arthelais (Sofia Boutella) che si appresta ad affrontare le truppe imperiali nel piccolo villaggio dove aveva trovato rifugio, dopo essere scappata al seguito del colpo di Stato ordito dal Reggente Balisarius (Fra Fre). Assieme a lei Gunnar (Michiel Huisman) e poi Titus, Nemesis, Tarak, Millius, Aris, sopravvissuti in qualche modo all’incontro con questo Impero, che ha nel redivivo Ammiraglio Atticus Noble (Ed Skrein) la sua testa d’ariete. L’Impero in Rebel Moon – Parte 2 abbraccia un’aggressività costante che Zack Snyder sia dal punto vista visivo che semantico, crea collegandosi ai Meta-Baroni di Jodorowski, a Warhammer 40000, Dune di Frank Herbert, Star Wars, la saga di Riddick, insomma tanti illustri precedenti nel materializzare una sorta di simbolo del male, a cui di certo non mancano se non altro fascino e coerenza. Rebel Moon – Parte 2 come e più del precedente è un continuo omaggio a tanti capisaldi della cinematografia. Si passa da Akira Kurosawa nel suo insieme, per poi spingersi addirittura a strizzare l’occhio a I Cancelli del Cielo di Michael Cimino, William Shakespeare e gli spaghetti western. Zack Snyder unisce tanta mole senza riuscire a disegnare un iter narrativo che sia un minimo equilibrato, che non si perda in inutili lungaggini e che sappia arrivare al cuore delle cose. Continua imperterrito ad affidarsi a dialoghi pomposi e a una regia ipertrofica. La recitazione rimane costantemente sopra le righe, con i primissimi piani, la volontà di agganciarsi ad un’epica ed un eroismo che però sono di mera facciata, per quanto non si possa negare che se non altro l’insieme stavolta abbia un senso e una direzione. I personaggi funzionano tutti abbastanza bene, per quanto lo script glielo consenta, con tutta una serie di flashback sui loro personaggi e il perché ce l’abbiano a morte con l’Impero, che per quanto creativi e fantasiosi, sono posti con malagrazia. Zack Snyder non contento di ciò, abbandona a sé stessi pure i vari villain, che erano la cosa migliore del primo film come potenzialità.
Rebel Moon – Parte 2 sicuramente piacerà ai fan più sfegatati del regista, che quando oggettivamente si lascia andare all’azione pura, ci regala una battaglia di non indifferente qualità. Certo, alla fin fine quasi tutto verte sulle spalle di Sophia Boutella. La sua Kora rispetto al film precedente acquista un po’ più di personalità e di spessore, risulta anche piacevolmente ambigua in più di un’occasione. Se Snyder continuasse con questa sobrietà e non cercasse ogni volta di pensare che è necessario regalarci quadri in rallenty, Rebel Moon – Parte 2 diventerebbe anche un bel film. Ad un certo punto i contadini mietono il raccolto, quello per cui l’Ammiraglio e i suoi stanno venendo, e l’insieme diventa un film da propaganda sovietica, di quelli che esaltavano la vita contadina e l’operosità della classe operaia. Certo, loro non erano così appassionati di deltoidi scolpiti e addominali abbronzati come Snyder, che continua imperterrito ad odiare le masse, anche quando in realtà meriterebbero un po’ più di rispetto. Le scene d’azione e soprattutto i duelli singoli sono robusti, efficaci, anche se il continuo uso del rallenty, marchio di fabbrica da sempre del regista, dovrebbe lasciare spazio a quella fluidità e realismo che è ormai è il grande tema estetico del genere, ma di cui il regista di Justice League pare proprio essere allergico. Gli effetti speciali questa volta sono meno plasticati, idem trucchi e scenografie, si capisce che Zack Snyder ha lavorato molto meglio sul montaggi e l’effetto cosplayers non c’è più. Rebel Moon – Parte 2 non è una serie di scene testosteroniche incollate assieme come era il precedente, ha una sua anima per quanto prevedibilissima, quindi una sua dignità. Rimane ad ogni modo irrisolto il dilemma se si tratti di un B-movie derivativo sotto steroidi o di un colossal che poi è mutato geneticamente. Se a Zack Snyder fosse stato dato uno sceneggiatore con gli attributi, capace di levarci di mezzo le varie frasi da baci perugina, di scalare le marce con la giusta fluidità, di andare oltre una linearità così stereotipata nei momenti chiave, forse staremo parlando di un qualcosa di più di un fantasy fantascientifico puramente derivativo di cui ci si scorda 10 minuti dopo l’ultima scena. Però, visto il primo film, ci poteva andare molto peggio.