Cinema

Kung Fu Panda con Po ci ha donato un eroe unico nel suo genere

Pubblicato il 13 marzo 2024 di Giulio Zoppello

Pare solo ieri che facevamo la conoscenza di Po, dei Cinque Cicloni, Tai Lung, del maestro Shifu, invece sono passati quasi quindici anni, Kung Fu Panda è diventato un franchise tra i più importanti, ha contribuito a ridisegnare il concetto di eroe non solo all’interno del mondo animato. Di fatto ha anticipato la parte migliore della narrazione sulla body positivity, del superamento di canoni estetici in favore di una maggior profondità semantica. Lui, Po, il Panda più simpatico di sempre, si è ritagliato il suo piccolo spazio dentro la storia della settima arte.

Origini e connessioni con altri eroi atipici del lontano Oriente

Ciò che rende Po in Kung Fu Panda un protagonista così credibile, al netto della sua atipicità totale, sta nel fatto che dentro di lui si agitano caratteristiche in realtà non così nuove, per quanto rielaborate in modo assolutamente geniale e creativo a livello di scrittura ma anche visivamente. Se Jack Black come doppiatore ha fatto qualcosa di più di essere una voce addosso ad un’animazione CGI, con la sua personalità, quella del giullare demenziale e anche un po’ pecoreccio, in Po vivono le anime di tanti protagonisti delle arti marziali. Il primo è Sammo Hung, che aveva cominciato al fianco niente meno di Bruce Lee e che in Oriente è una divinità. Anche lui assolutamente privo di quel fisico scolpito che poi è diventato un mantra per ogni attore o artista marziale sul grande e piccolo schermo, come Po era però dotato di un’agilità e un atletismo a cui andava di pari passo una tecnica di Kung Fu molto personale. Facciamo un salto nei primi anni ’90, dopo che Jackie Chan ha incrociato la comicità slapstick con il Kung Fu e il cinema muto, i mimi, cambiando la storia del cinema marziale, ed ecco che incrociamo Mai Dire Ninja. Diretto da Dennis Dugan, fu un cult che permise a Chris Farley di interpretare sostanzialmente ciò che è stato Po nella saga: un ragazzone dotato di un peso considerevole ma di un cuore purissimo, destinato a diventare un salvatore. Anche lì, come in Kung Fu Panda, vi è il concetto di un’esclusione che colpisce il protagonista non per demeriti reali, ma semplicemente per il suo aspetto, per un pregiudizio da parte di una società di guerrieri d’élite che con il tempo si sono isolati dal mondo reale. Sapranno però apprezzare quel ragazzo capace di battersi fino allo stremo, assolutamente diverso dalla norma, ma proprio per questo veicolo di un superamento dell’ipse dixit assoluto. Po è il risultato dell’unione di tutti questi personaggi, ma ciò non toglie nulla alla genuinità della saga e del suo iter, che sono metafora della vita stessa, di come affrontare i cambiamenti e difficoltà.

Una saga che ci ha guidato dentro il concetto di diversità dalla norma

Po nasce in una comunità di Panda, viene separato dai suoi genitori, allevato da un’oca per diventare un cuoco, e conserva, persino nel momento in cui diventa il guerriero dragone, un candore, un’ingenuità, che in realtà saranno le sue armi migliori. Se la deve vedere con un mondo che vuole convincerlo di una seriosità assolutistica, dove regna un classismo, una totale osservanza di regole sociali, che proprio Po non smetterà mai di combattere, forse neanche senza accorgersene. Tai Lung, Lord Shen, tutti gli altri nemici con cui ho avuto a che fare, spesso hanno avuto in comune con lui un’infanzia dura, votata all’isolamento, alla delusione, e come ogni villain che si rispetti, hanno cercato di condividere questo dolore con chiunque, per cercare in qualche modo di placarlo. Se si dovesse trovare un tratto in comune tra Po ed altri eroi, probabilmente l’unico paragone possibile sarebbe con l’Uomo Ragno, con Peter Parker. Anche lui avrebbe tutti i motivi per diventare un cattivo, ma invece rimane sempre buono, una persona per bene. Po soprattutto non fa mai mistero, al contrario dei Cinque Cicloni per esempio, delle sue paure, fragilità, di quanto sia recalcitrante anche in questo quarto episodio a cambiare, a doversi confrontare con un iter, che è metafora dei passaggi d’età. Simile a Rocky Balboa in questo, è in ultima analisi affine ad una narrativa che tra piccolo e grande schermo ha sempre descritto il passaggio dalla giovinezza all’età più matura come una serie di rinunce, quando invece si tratta molto spesso di arricchimento. Come altri personaggi creati dalla DreamWorks, come Shrek, Il gatto con gli stivali, anche Po in fin dei conti è una trasfigurazione dei cliché, lo è stato dal punto di vista visivo, ma lo è anche per quel suo rifiuto della cultura del successo, della popolarità, che in questo quarto episodio vengono mostrati come elementi di un superfluo da eliminare. Il tutto senza dimenticare la straordinaria ironia, autoironia, il sapere essere accessibile. In Kung Fu Panda 4, non è una sorprese che sulla sua strada incontrerà un alter ego, un altro come lui, capace di essere molto più di quanto sembri.

QUI trovate la nostra recensione di Kung Fu Panda 4

Kung Fu Panda 4, in anteprima il 17 marzo e dal 21 marzo al cinema, è diretto da Mike Mitchell (Trolls, Shrek e vissero felici e contenti) e Stephanie Ma Stine (She-Ra e le principesse guerriere). Questa la sinossi:

Dopo aver affrontato la morte in tre straordinarie avventure, sconfiggendo nemici di fama mondiale con il suo coraggio e le sue eccezionali abilità nelle arti marziali, Po, il Guerriero Dragone (interpretato da Jack Black, candidato ai Golden Globe), si trova ad affrontare un nuovo destino. Gli viene infatti assegnato il ruolo di capo spirituale della Valle della Pace.

Tuttavia, questa nuova responsabilità presenta alcuni evidenti problemi. In primo luogo, Po non sa nulla di leadership spirituale, così come non sa nulla di paleodieta. In secondo luogo, deve trovare e addestrare al più presto un nuovo Guerriero Dragone prima di poter assumere la sua nuova e prestigiosa posizione.

La complicazione si intensifica quando emerge la minaccia di un malvagio signore del crimine, Chameleon (interpretato dalla vincitrice di un premio Oscar®, Viola Davis), una piccola lucertola capace di trasformarsi in qualsiasi creatura, grande o piccola. Chameleon desidera il Bastone della Saggezza di Po, che le conferirebbe il potere di risvegliare tutti i cattivi sconfitti da Po dal regno degli spiriti.

Po si trova quindi in cerca di aiuto, che trova (o forse no?) nella ladra Zhen (interpretata da Awkwafina, vincitrice di un Golden Globe), una volpe corsara che incuriosisce Po e dimostra di avere abilità preziose. Mentre cercano di proteggere la Valle della Pace dagli artigli rettiliani di Chameleon, questa strana coppia comica dovrà unire le proprie forze. Nel frattempo, Po scoprirà che gli eroi possono emergere dai luoghi più inaspettati.

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