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Kung Fu Panda 4 è la chiusura di un cerchio

Pubblicato il 12 marzo 2024 di Lorenzo Pedrazzi

Anche per il pacioso panda Po è tempo di crescere. Se il primo capitolo della saga raccontava la sua iniziazione alle arti marziali, il secondo e il terzo ne consolidavano il ruolo di Guerriero Dragone, mentre Kung Fu Panda 4 segna il suo definitivo passaggio all’età adulta: per certi versi, una sorta di struttura in tre atti suddivisa tra quattro film. In effetti, l’intero franchise è un racconto formativo che avanza per gradi, guidando Po dall’ingenuità degli inizi alla saggezza dell’epilogo. Parliamo di narrativa basilare, ispirata al viaggio dell’eroe: una volta giunto alla fine, il protagonista deve trovarsi in una situazione diversa rispetto a quella di partenza, per dimostrarne la crescita nel corso dell’avventura.

Tale sviluppo è intuibile fin dal principio nel film di Mike Mitchell, già regista di Shrek e vissero felici e contenti, Trolls e The LEGO Movie 2. Ritroviamo Po impegnato a difendere la Valle della Pace, salvo scoprire dal Maestro Shifu che il futuro gli riserva qualcos’altro: dovrà diventare la nuova guida spirituale della Valle, e trovare un successore che erediti il titolo di Guerriero Dragone. Refrattario al cambiamento, Po si allarma quando scopre che Tai Lung è tornato, e sta seminando il panico sulle montagne. In realtà si tratta della Camaleonte, una strega con poteri mutaforma, determinata a riportare in vita gli antichi avversari di Po per acquisirne i talenti. Insieme all’ambigua volpe Zhen, una ladra che sa molte cose della strega, l’eroe si mette sulle tracce di quest’ultima nella caotica Juniper City, tallonato dagli apprensivi genitori Mr. Ping e Li Shan.

Già, perché Po è figlio di due padri (uno adottivo e uno biologico), e l’aspetto più tenero di Kung-Fu Panda 4 è proprio questo: porta a compimento un’idea di famiglia non tradizionale che la saga ha saputo costruire nel tempo, con una naturalezza ben lontana dal solito opportunismo hollywoodiano. Alcune delle gag migliori coinvolgono proprio i due simpatici papà, sorprendentemente credibili nella loro combinazione di amore, buona volontà e angoscia genitoriale. Mr. Ping e Li Shan saranno fondamentali nel far capire al figlio l’importanza di accettare il cambiamento, soprattutto in rapporto alla crescita personale. Intendiamoci, non è che questa nuova saggezza aiuti Po a sconfiggere la Camaleonte: serviranno forza, arti marziali e doti atletiche, come al solito. Ma l’eroe sarà in grado di abbracciare il suo nuovo ruolo senza troppi rimpianti, ormai consapevole che la vita è un cammino, un’evoluzione; non uno stato di perenne immobilismo.

Così, il film riesce a divertire perché mantiene inalterata la caratterizzazione di Po anche all’interno di questo percorso, con la sua proverbiale goffaggine, il buon cuore e l’ingenuità fanciullesca. Metterlo a confronto con la realtà di Juniper City, molto diversa dai luoghi cui è abituato, serve proprio a valorizzare questo lato della sua personalità: nella metropoli è tutto più grande, tutto nuovo, e persino la sua fama ne viene ridimensionata (a Juniper non lo conosce nessuno, segno che la Valle della Pace è una dimensione molto più piccola rispetto al mondo reale). La sua nuova consapevolezza nasce anche da qui, oltre che dal confronto con la navigatissima Zhen. La volpe incarna il classico personaggio femminile con cui il protagonista stabilisce un rapporto conflittuale, che poi si tramuta in affezione reciproca grazie alle esperienze condivise: poco originale, ma funzionale alla storia. Discorso simile per l’antagonista, dotata di una backstory che viene solo accennata nel terzo atto, peraltro non nuovissima nel suo impasto di rancore e senso d’inferiorità.

Alla fine, ciò che conta di più è la centralità di Po, e il fatto che la solidarietà sia un valore interspecie, non necessariamente connesso ai legami di sangue. Alcuni fan potrebbero non amare l’idea che Po assuma una carica diversa, o l’assenza dei Cinque Cicloni dalla trama (fanno solo dei camei), ma è proprio questo il punto: il protagonista cresce di pari passo con il suo pubblico, il cambiamento è parte integrante della vita, e l’epilogo di Kung Fu Panda 4 sembra davvero la chiusura di un cerchio.