L’estate scorsa, nel raccontare la prima e storica zuffa tra King Kong e Godzilla nel 1962, con Kingu Kongu tai Gojira (da noi Il trionfo di King Kong. Titolo USA: King Kong vs. Godzilla), dicevamo come quel film fosse nato dall’idea di far scontrare Kong e un gigantesco mostro di Frankenstein, poi soppiantato con Godzilla quando la palla è passata ai giapponesi. E anche come quella gita nipponica avesse tirato fuori dalla naftalina il gorillone dopo quasi trent’anni dal suo ultimo film. Bene: un lustro più tardi, nel 1967, anche il quarto film mai prodotto su King Kong nasce negli studi Toho in Giappone ed è firmato dal papà di Godzilla, Ishirō Honda. Si tratta del meno noto Kingu Kongu no Gyakushū (“Il contrattacco di King Kong”), che negli States diventa King Kong Escapes e in Italia King Kong – Il gigante della foresta. Un film in cui lo scimmione affronta una sua personalissima versione di Mechagodzilla…
Ispirato alla popolare serie animata King Kong (The King Kong Show), co-prodotta da Toei per la rete americana ABC, King Kong – Il gigante della foresta narra di un Kong che finisce al centro delle macchinazioni di uno scienziato pazzo presente anche nel cartoon, il Dr. Who. Questi ha infatti costruito una copia meccanica di King Kong, Mechani-Kong, grazie a un nuovo elemento trovato al Polo Nord. Dopo aver affrontato due mostri sulla sua isola, Gorosaurus e un serpente di mare (omaggio al King Kong del ’33), Kong viene portato al Polo Nord per recuperare l’Elemento X per il Dr. Who. Ma il gigante scappa, finisce in Giappone e si scontra con Mechani-Kong, naturalmente davanti alla Torre di Tokyo. Ché se in un film di kaiju non devasti una delle strutture simbolo della città, pare brutto.
Pure Mechani-Kong viene dal cartoon nippo-americano di Kong, e in Giappone viene chiamato anche Robo-Kong. Non è il primo mostro meccanico della saga dei kaiju, perché dieci anni prima, nel ’57, il film I Misteriani aveva introdotto l’arma anti-Godzilla chiamata Moguera.
La storia di King Kong – Il gigante della foresta, così come il cartoon a cui si ispira, riprende molti elementi del King Kong originale del 1933, a cominciare dall’infatuazione del protagonista per una bella donna, Susan (Linda Jo Miller, nei panni praticamente di una cosplayer della Ann Darrow del ’33). Il film sembrerebbe totalmente scollegato dalla saga di Godzilla… non fosse che il citato Gorosaurus diventa uno dei kaiju della saga del lucertolone. Non per niente: nel mondo dei kaiju non si butta via niente, tanto meno un costoso costume o direttamente alcune riprese inutilizzate.
Ritroviamo così Gorosaurus l’anno dopo (1968) in Destroy All Monsters, sempre di Honda, in una grande rimpatriata di colleghi (Godzilla, Mothra, Rodan, King Ghidorah, Anguirus, Minilla…). Destroy All Monsters è stato intitolato da noi, in modo assolutamente fuorviante, Gli eredi di King Kong, anche se di Kong nella pellicola non c’è neanche l’ombra.
Non che l’Italia fosse l’unico Paese a uscirne con titoli bizzarri per questi film di kaiju. King Kong – Il gigante della foresta arrivò infatti nelle sale tedesche come King-Kong, Frankensteins Sohn (“King Kong: il figlio di Frankenstein”). Ma comunque. Nelle sale giapponesi, King Kong – Il gigante della foresta debutta nel luglio del ’67. C’è una certa attesa per questa pellicola, ma la scelta di Toho di farsi concorrenza da sola, facendo uscire lo stesso giorno anche il film di Ultraman, avvantaggia solo quest’ultimo. Il povero Kong viene fatto a pezzi al botteghino dall’eroe televisivo, alla sua prima sgambata sul grande schermo.
Negli USA il film esce – come King Kong Escapes – quasi un anno dopo, nel giugno del ’68, accoppiato in un doppio spettacolo alla commedia western The Shakiest Gun in the West, con alcune differenze rispetto alla versione giappones nel montaggio e nella colonna sonora. Viene distrutto dalla critica, che sembra apprezzarne solo i diorami fatti a pezzi dai mostri, ma per il resto lo considera un film infantile.
Toho, nonostante gli incassi non esattamente esaltanti, vorrebbe andare avanti con il gorilla che s’innamora delle bionde, o quanto meno riutilizzare il riuscito Mechani-Kong per un bel match con Godzilla, ma non se la sente di rinegoziare i diritti con l’America, visto che l’accordo quinquennale che le ha permesso di realizzare questi due film con Kong è ormai agli sgoccioli.
Quello che non tutti sanno è che la società giapponese trova comunque il modo di riutilizzare almeno un’altra volta il costume del suo King Kong, a diritti già scaduti. Viene infatti riciclato anni dopo, nel ’74, in una storia in tre parti del tokusatsu televisivo Ike! Greenman (“Vai, Greenman”): l’eroe in costume verde deve affrontare un gigantesco gorilla chiamato, ehm, “Gorilla”. Non c’era tempo di inventarsi un mostro nuovo, figurati di trovargli un nome…