Ace Ventura – L’acchiappanimali non doveva neppure esistere, o meglio non doveva essere come lo ricordiamo. Eppure, quel 4 febbraio 1994, ciò che ci arrivò fu un concentrato di follia macchiettistica, assurdità, comicità slapstick al servizio di questo strambo attore, che nessuno conosceva. Sarebbe stato l’inizio di una carriera incredibile, con questo scult assurdo, che ha fatto epoca.
Ace Ventura arrivò in una fase in cui non era ancora chiaro che cosa sarebbe stato della comicità americana tout court. Gli anni ’80 erano stati strani, la parodia aveva regnato, comici di grande attrattiva come Eddie Murphy, Arsenio Hall e Leslie Nielsen avevano dominato i botteghini, ma il pubblico sembrava voler qualcosa di più radicale, di più interessante, di più audace. James G. Robinson, il boss della Morgan Creek Production, voleva una commedia che fosse capace di parlare al pubblico teen, ma senza essere inoffensiva o troppo morbida. La MTV Generation non ne voleva sapere di mezze misure e allora andò da Jack Bernstein e Tom Shadyac e gli chiese di buttare giù una sceneggiatura su una specie di protettore esotico degli animali con cui creare una demenzialità dissacrante e pura. Per la parte di Ace Ventura furono contattati Alan Rickman, Rick Moranis, David Alan Grier e persino Whoopi Goldberg. Alla fine, Robinson si ricordò di quello strano cabarettista, che sapeva imitare chiunque e che pareva fatto di gomma, che aveva visto al In Living Color. Jim Carrey arrivò come un tornado, portando con sé tante idee ma soprattutto una certezza: dovevano fare un film al limite dell’assurdo più demenziale e più stupido, il personaggio di Ace Ventura doveva essere la parodia di uno 007 per gli animali. Alla fine, lui stesso mise mano alla sceneggiatura, chiese ed ottenne di poter improvvisare, di mettere tutto su di giri come fosse unire Coca Cola e Mentos. Il risultato finale fu la commedia più folle, esagerata, sboccata, esecrabile, fantasiosa che quell’inizio di anni ’90 avessero visto, un film che metteva alla berlina il concetto di eroe cinematografico, di macho in particolare, quello che attori come Stallone, Schwarzenegger o simili avevano reso protagonista di ogni possibile stupidata in ogni film action partorito da Hollywood. Ace Ventura era tutti loro, coperto di un’invulnerabilità che però non si scindeva mai dal ridicolo.
Ace Ventura, che cerca Fiocco di Neve, il delfino dei Dolphins di Miami e scopre una complessa macchinazione, riportò al centro del villaggio cinematografico non il tempo comico a sé stante, non le battute, ma l’espressività fisica in senso antico, quella che attori come Charlie Chaplin, Buster Keaton o Stanlio e Ollio avevano usato per bypassare i limiti del cinema muto. La trama proseguiva tra gigionerie totali, battute pecorecce, in cui nulla ha senso, tutto ha senso ma non quello logico. Jim Carrey, banana in testa e camicia hawaiana ovunque, va in giro come una parodia dei duri dell’action, dell’adventure in senso vittoriano. Ace Ventura, ad oggi, appare uno dei film meno potabili che si possano concepire, con il suo giocare con la sessualità e identità sessuale, persino con la villain di Sean Young che si rivelerà essere transgender, con gli stereotipi riguarda a malati mentali, minoranze etniche, e qualsiasi altra cosa potesse venirgli in mente. Il seguito, Ace Ventura – Missione Africa, sarebbe stato ancora più estremo e pecoreccio, ma certo il successo che il primo film incontrò, con ben 110 milioni di dollari di incasso a fronte di solo 20 milioni di budget, fece capire a tutti che una nuova epoca di comicità era iniziata. Nello stesso anno, Jim Carrey avrebbe consolidato la sua posizione con The Mask e Scemo & Più Scemo, levando la comicità dalla mera deformazione della realtà quotidiana e ridando al “non sense” la sua centralità più iconica. Sorta di Sherlock Holmes casinista ed anarchico, Ace Ventura incarna come pochi altri personaggi quanto la follia e l’essere diversi dalla norma, intesa come morale ma anche comportamentale, spesso sia l’unica strada per essere non solo liberi, ma soprattutto liberi di arrivare alla verità. Rimane uno dei personaggi più importanti ed iconici della cinematografia dell’attore, che di lì a poco avrebbe però anche dimostrato di sapersi calare in contesti molto più seri ed impegnati. Ad oggi un film come Ace Ventura sarebbe impossibile, non è neanche detto che sia un male. Ma di certo, pure nella sua semplicità grossolana, rimane uno dei migliori esempi di intrattenimento puro di quel decennio cinematografico.