Cinema roberto recchioni Recensioni
Sintetizzando, gli elementi che determinano la riuscita di un buon piatto in cucina sono la bontà della ricetta, la qualità delle materie prime e l’abilità di chi cucina. Una ricetta solida, rodata, ben ragionata, è la traccia da seguire per costruire qualcosa che funzioni in termini basici e su cui, volendo, si può sperimentare con gusto e misura. Le materie prime di qualità sono quel fattore che permette a una ricetta anche molto semplice o magari non perfetta, di travalicare i suoi limiti. Quanto all’abilità del cuoco, è quella cosa che combina ricetta e materie prime e, alla fine, riesce a fare la differenza tra un pasto consumato in un ristorante stellato e quello che vi viene servito nella trattoria (magari buona, sia chiaro) sotto casa.
The Warrior – The Iron Claw, il film scritto e diretto da Sean Durkin (forse ve lo ricorderete per il pasticciato The Nest – l’Inganno) è una pellicola incentrata sulla famiglia Von Erich, una storica dinastia del wrestling prima che il wrestling diventasse quello che conosciamo oggi, prima cioè che i McMahon (i fondatori di quella che oggi è la WWE) cambiassero per sempre il modo di proporre questa disciplina a mezza via tra lo sport e il puro intrattenimento, trasformandola in uno spettacolare carrozzone colorato da miliardi di dollari. In questo contesto in cui il fiume di denaro era poco più che un rigagnolo, il patriarca Fritz Von Erich (al secolo Jack Barton Adkisson), che sul quadrato, a inizio carriera, interpretava spesso il ruolo del bieco nazista (in funzione di questo scelse il suo nome da battaglia), divenne un famoso lottatore capace di imporsi tanto negli Stati Uniti quanto in Giappone (dove era conosciuto come “L’artiglio d’acciaio”). Il suo primo figlio, Jack Adkisson Jr., morì all’età di sei anni, annegato in uno stagno. Il secondo figlio, Kevin Von Erich, seguì le sue orme e divenne una star internazionale di altissimo livello e ancora oggi lavora nell’ambiente. Il terzo figlio, David Von Erich, anche lui un acclamato wrestler, venne trovato morto nella stanza di un hotel giapponese a ventisei anni. Secondo la famiglia si trattò di un’infezione intestinale, tutti gli altri parlano di overdose e suicidio. Il quarto e più famoso figlio, Kerry Von Erich, “Texas Tornado” come era conosciuto sul ring, si sparò in testa all’età di trentatré anni. Il quinto figlio, Mike Von Erich, divenne un wrestler contro la sua volontà, spinto dal padre dopo la morte del terzogenito, venne costretto al ritiro per problemi di salute. Si uccise all’età di ventitré anni ingerendo barbiturici. Chris Von Erich, il sesto fratello, il più piccolo e il meno atletico di tutta la famiglia, non ebbe una grande carriera sul ring e si uccise, sparandosi, all’età di ventidue anni.
Immagino che vi sia chiaro, a questo punto, il perché qualcuno abbia deciso di fare un film sulla storia del clan maledetto del wrestling americano.
La pellicola di Durkin si concentra sulla figura di Kevin Von Erich (interpretato da Zac Efron), l’unico superstite dei figli di Fritz (qui interpretato da Holt McCallany). Accanto a lui troviamo Jeremy Allen White (sì, quello di The Bear e dello spot di Calvin Klein che tanti turbamenti ha creato negli ultimi tempi) e Harris Dickinson, oltre che a Maura Tierney e Lily James, e cerca di raccontare (almeno in parte) la storia del clan Von Erich, la sua lunga serie di tragedie, il rapporto tossico di una famiglia dominata da un padre padrone e anche un pezzettino di storia di un mondo del wrestling ormai lontanissimo.
La bella fotografia di Mátyás Erdély, il solido montaggio di Matthew Hannam e la splendida colonna sonora composta da Richard Reed Parry degli Arcade Fire, impreziosiscono estremamente questo film che, purtroppo, non riesce a esprimere il suo pieno potenziale fino in fondo.
E qui torniamo al discorso iniziale sul cibo: ricetta, materie prime, talento del cuoco, ricordate? La ricetta, c’è. Gli americani hanno una lunga tradizione nell’ambito delle biografie cinematografiche, sanno come si scrivono e come farle funzionare. Non c’è molto che si possa rimproverare a Durkin per come ha scritto il film che poi ha voluto anche dirigere. Quanto alle materie prime, anche qui si può dire davvero poco: la storia alla base è potentissima e offre lo spunto per parlare di temi molto attuali come la mascolinità tossica, il patriarcato e la depressione. Se a questo ci aggiungiamo un cast in stato di grazia, con uno Zac Efron alla ricerca della consacrazione attoriale, pronto a devastare il suo corpo pur di raggiungerla, e un Jeremy Allen White dolente e magnetico come non mai, direi che non ci possiamo assolutamente lamentare. E veniamo al talento del cuoco, e qui nascono i problemi. Perché Durkin, pur avendolo, non ne ha abbastanza per prendere tutto lo straordinario ben di Dio che è riuscito a mettere assieme ed elevarlo allo stato di eccellenza, a cucinare quel piatto da ristorante stellato che avrebbe potuto, insomma.
Questo significa che The Warrior – The Iron Claw è un brutto film? Assolutamente no, anzi!
The Warrior – The Iron Claw è un film scritto molto bene e girato con estrema cura, che vi strapperà il cuore e che vi farà piangere e innamorare (di Jeremy Allen White, se non lo siete già). Semplicemente, gli manca quella scintilla in più, quel “kick”, che lo avrebbe spinto nel territorio dei migliori film del 2023.
Ed è un peccato, perché gli mancava davvero poco.
Quindi, consigliato? Assolutamente sì. Capolavoro? No, ma per poco.