Un nuovo adattamento live action dell’Uomo Tigre è in lavorazione e questa volta si tratta di una co-produzione tra Italia e Giappone. Nicola e Marco De Angelis di Fabula Rasa hanno dichiarato a THR che hanno in mente una trilogia, per il momento il progetto è ancora senza un regista e un protagonista:
“Sarà un prodotto per la sala, nella nostra idea c’è già una trilogia… probabilmente con un regista straniero, anche se alcuni italiani hanno già fatto un take e sono maledettamente interessanti, quindi decideremo a breve. E anche l’attore, siamo a un passo”
Yohei Takami, responsabile dei Diritti/Media Business di Kodansha, ha dichiarato:
“Tiger Mask è un personaggio molto amato sia in Giappone che in Italia grazie alle sue doti di eroe forte, affascinante e senza tempo fin dalla sua prima pubblicazione nel 1969. Siamo entusiasti di poter presentare un nuovo Tiger Mask al pubblico globale, collaborando con rispettati filmmaker italiani che condividono con noi l’amore e la passione per questo personaggio, come Fabula Pictures e Brandon Box”.
Andrea Sgaravatti, CEO di Brandon Box, ha aggiunto:
“La passione per i manga e gli anime che ha sempre contraddistinto Brandon Box ha radici molto profonde. Nasce nelle storie che hanno segnato la nostra infanzia, come quella di Tiger Mask appunto. Una storia profonda, che ci ha conquistato da bambini e ci ha aiutato a crescere e lottare durante l’adolescenza. Siamo convinti che l’adattamento che stiamo sviluppando con due partner straordinari come Fabula Pictures e Kodasha ci porterà a compiere un viaggio straordinario”.
I De Angelis lasciano intendere che non si tratterà di un adattamento fedele:
“Non pensiamo mai all’IP come una scorciatoia, per intenderci, ma come idea su cui lavorare per tradirla – il modo migliore per esserle fedele, e varrà anche per L’Uomo Tigre – e rinnovarla e portare così dentro ad essa e a tutto il settore qualcosa di nuovo. L’IP deve essere un pretesto, un personaggio attorno a cui costruire un mondo, un universo creativo che ci permette di crescere come sistema paese, prima ancora che come Fabula”.
Rivelano inoltre che ci sono altri tre progetti basati su manga sportivi degli anni ottanta:
“Ora andremo in Giappone e torneremo con almeno altre due o tre sorprese di questo tipo. Saranno lavorate, queste IP, da un dipartimento tutto nuovo che stiamo mettendo su da un anno e mezzo, che si occupa di acquisizioni di graphic novel, comic books, adattamenti da videogame. Di quei tre progetti possiamo dirti che sono sempre manga anni ’80 e girano attorno all’argomento sportivo. L’Italia culturalmente ha un vantaggio enorme rispetto ad altri paesi in Europa, riguardo al mercato giapponese: noi siamo cresciuti a pane e cartoni animati giapponesi.”
Il sottosegretario del Ministero della Cultura Lucia Borgonzoni, rivelano i De Angelis, ha intavolato un trattato di coproduzione e collaborazione Italia-Giappone e rivelano che ne arriverà un altro con la Croazia.
Sono diversi i progetti opzionati da Fabula Rasa: Pensati Sexy di Michela Andreozzi, Perdenti. La prima indagine dell’avvocato Ligas del compianto Gianluca Ferraris; Scheletrofemmina di Francesco Cicconetti; La ferocia di Nicola Lagioia definito da i De Angelis un capolavoro ma difficilissimo da adattare; Briganti scritto dai Grams, ambientato due anni dopo l’Unità d’Italia, in arrivo su Netflix; e Fucking Sakura di Giulio Macaione su una coppia si separa nel corso del volo che la sta portando in vacanza in Giappone, edito da Panini Comics.
Una miniserie firmata da Roberto Recchioni e Leomacs, con elementi investigativi, sci-fi e horror. Descritto come un incrocio tra Suburra e Pablo Larraín racconta le storie di un vampiro, con dei legami con il Vaticano, che attraversa le storie italiane più buie con un cinismo e un (anti)eroismo feroci.
I De Angelis confessano che il fumetto di Leo Ortolani edito da BAO Publishing, già adattato per il teatro, è difficile da produrre perché non ghettizza nulla ma normalizza. La protagonista di questa storia è una transessuale platinata comparsa per la prima volta su Rat-Man che deve fare i conti con la nostra società. Spiegano:
“E dà molto fastidio normalizzare quel tema, perché se lo normalizzi, è come se ad alcune persone spegnessi la luce addosso”.
L’opera originale è un musical, chissà se rimarrà tale anche nel suo adattamento.
Fonte THR