SerieTV Recensioni The Doc(Manhattan) is in
In uno dei poster, c’è un Homelander/Patriota trionfale, in mezzo ai coriandoli bianchi, rossi e blu, ad annunciare il ritorno della serie The Boys su Prime Video l’anno prossimo. E c’è una nuova generazione di super, buoni, cattivi e con tutte le sfumature possibili tra i due concetti, pronti a combattere la o per la Vought ora che la prima stagione di Gen V si è conclusa, qualche giorno fa, con il suo ottavo episodio. Ne parlavamo già giorni addietro, ma a season chiusa, che cosa ci lascia questo spin-off giovanile di The Boys? La risposta, sorprendentemente, è “tanto”.
La volta passata dicevamo della sorpresa che Gen V ha rappresentato per tutti coloro – lo confesso, io compreso – che temevano uno spin-off a base di universitari fiacco rispetto al materiale di partenza. Voglio dire: quante declinazioni “classe juniores” di serie affermate avete visto funzionare, sul piccolo schermo o nei fumetti? Se con la serie The Boys, Eric Kripke e colleghi hanno dimostrato ampiamente di sapersi allontanare dove necessario dal fumetto di Garth Ennis e Darick Robertson, pur preservandone in ogni caso lo spirito, qui la faccenda era decisamente più complicata. Allo stesso Kripke, affiancato da Craig Rosenberg ed Evan Goldberg, toccava stavolta non solo portare avanti quello spirito in un contesto diverso, ma con un gruppo di personaggi nuovi e perdipiù calati in un mondo da serie teen come un’università.
Ora, lo spirito di cui sopra, in The Boys, non sono solo le battute sboccate, le teste esplose, il sesso e l’ultraviolenza. L’obiettivo di Garth Ennis in The Boys è sempre stato quello di smontare la figura del super-eroe. E poi, anziché ricostruirla a modo proprio come fatto da Alan Moore o Frank Miller, gettarla via: gli esseri umani sono troppo propensi ad esser corrotti dal potere perché un Superman (ma pure un Flash, una Wonder Woman, etc) trattati come divinità non finiscano per essere dei totali stronzi psicopatici. Questo è il senso.
Gen V si inserisce in questo discorso lasciando al centro di tutto il concetto fondamentale: ovvero che per la Vought, la più evil tra le evil corporation, tutte queste figure con mantelli e costumi sono solo un prodotto, esattamente come gli eroi lo sono nel mondo reale per le case editrici che ne pubblicano le avventure, come Marvel e DC.
E se i super sono la tua merce, e alcuni prodotti di punta rischiano di finire fuori commercio o fuori controllo (è la stessa cosa, in fondo), quello che fai è pensare a una nuova linea. A questo discorso di base, che parte dalle macchinazioni di Indira Shetty (Shelley Conn) e di chiunque lavori per il campus o per la Vought, si affiancano le vicende di Marie e degli altri personaggi, tutte più o meno poste sullo stesso piano e destinate inevitabilmente a intrecciarsi. Capire con un attimo di anticipo trucchi, motivazioni e giochi di alleanze è un piacere aggiunto che la serie ti dà se non ti interessa, o ti interessa poco, il gioco delle coppie (peraltro reso più complicato dai poteri di uno/a dei protagonisti).
E quando tutto manca, un bel cliffhanger con un pene o una testa che esplode, un po’ di follia in stile The Boys (la sequenza spassosissima ispirata ai Muppets), contro-complotti, voglia di libertà e una sana presa per i fondelli di tutto il business dell’intrattenimento basato sui super-eroi nel nostro mondo bastano a tenere desta l’attenzione e a trascinarti verso l’episodio successivo. E così, pur senza strafare, pur senza aggiungere nulla di particolarmente nuovo alla ricetta (l’amore e le amicizie tradite, ovviamente, nella serie madre sono già presenti in abbondanza), Gen V arriva facendo il suo alla conclusione della sua prima stagione. Seguirà una seconda, già annunciata.
E a quel finale, Gen V ci arriva con un paio di ganci belli pesanti a The Boys, che tocca ora capire come verranno sviluppati. Il tutto rimarrà confinato in Gen V stagione 2, o ci dobbiamo aspettare che Marie, Jordan, Andre, Emma e gli altri facciano capolino nelle vicende di Butcher e compagni? Lo scopriremo l’anno che viene. Intanto: chi altro c’era, nei summenzionati poster che annunciano il ritorno di The Boys nel 2024, in mezzo ai palloncini e ai coriandoli, oltre a Patriota? Esatto.
Ma al di là delle persone, quello che Gen V ha introdotto nel mondo di The Boys è un qualcosa di microscopico che può cambiare completamente i rapporti di forza tra umani e super. La nuova stagione di The Boys, con questo, dovrà fare i conti per forza.
Ah, a proposito di Garth Ennis, se vi va di sapere perché a salvare il mondo nelle sue storie sono quasi sempre dei non-buoni come Butcher, potete ascoltare la sua spiegazione nel documentario sulla sua carriera, realizzato per Lucca CG e Rai, di cui chi vi scrive è il co-autore. Se vi va, lo trovate qui.