SerieTV Recensioni

Suburræterna sbarca a Lucca: la recensione dei primi due episodi

Pubblicato il 03 novembre 2023 di Marco Triolo

La chiusura di Suburra dopo tre stagioni era in linea con la politica Netflix di non produrre serie da più di tre o quattro stagioni, ma questo non ha impedito a Cattleya di mettere in cantiere un sequel/spin-off per espandere ulteriormente quell’intreccio di stato/Chiesa/malavita nato dal romanzo di Giancarlo De Cataldo e, soprattutto, dal film di Stefano Sollima.

Sollima è uno dei nomi di spicco di questo tentativo a singhiozzo di far ripartire il genere in Italia: il linguaggio da lui creato, prima in TV con Romanzo criminale e Gomorra, e poi al cinema, ha stabilito le coordinate del nuovo noir italiano, quel punto di incontro ideale tra impegno civile, storia e polizi(ott)esco che rappresenta una declinazione tutta nostrana dell’action-thriller sulla malavita. Una formula che si è rivelata fortunata, e che proponeva un’alternativa elettrizzante ai modelli americani e francesi. Per lo meno all’inizio, perché, come ogni genere, anche questo a poco a poco si è trasformato in maniera. Già lo si era notato con Suburra – La serie, ma questa nuova Suburræterna è schiava della sua stessa formula.

Presentati a Lucca Comics & Games, i primi due episodi della serie, sviluppata da Ezio Abbate e Fabrizio Bettelli e diretta da Ciro D’Emilio e Alessandro Tonda, servono più che altro a ricordarci che non basta aderire a un canone estetico e narrativo, se dietro non c’è un autore con uno stile memorabile. La luce di Sollima, proiettata di riflesso su Suburra – La serie, si è insomma qui in buona parte affievolita. Ne esce una Roma cupissima, spesso grigia, sia nella fotografia che nella scrittura dei personaggi, ormai dei burattini creati per comportarsi secondo leggi predeterminate.

Come sempre, Giacomo Ferrara dona un po’ di originalità al suo Spadino, stavolta protagonista quasi assoluto (insieme a lui tornano Filippo Nigro, Carlotta Antonelli e Federica Sabatini, nei ruoli rispettivi di Cinaglia, Angelica e Nadia), ma anche in questo caso, per precisa scelta degli autori, quella carica ironica e pericolosa che definiva il personaggio ha lasciato posto a una rilettura più sobria e meditabonda.

Tutto è già visto, purtroppo, né i nuovi personaggi sembrano tanto interessanti quanto i vecchi. Siamo al solito intreccio parallelo di storie di malavita che abbiamo visto in serie come Gomorra, e la mancanza del trio di protagonisti, alleati improbabili nonostante le loro provenienze diversissime, si fa sentire.

Ma, in particolare, Suburræterna ha due grossi problemi: da un lato è inefficace come serie politica, perché si ostina a non nominare mai i veri partiti che dominavano Roma e la politica italiana nel 2011, anno in cui dovrebbe svolgersi la storia. Le ragioni sono ovvie, ma come scelta puzza di conveniente e depotenzia totalmente qualunque discorso critico. Succedeva anche nel film di Sollima, ma alla lunga come trucchetto ha fatto il suo tempo.

In secondo luogo, va detto che purtroppo l’azione lascia molto a desiderare: le sparatorie che puntellano i primi due episodi sono confuse, girate male, estremamente televisive nel senso della vecchia TV, quella che non aveva ancora fatto suo il linguaggio del cinema. Anche in questo caso è un gran peccato, perché denota una certa sciatteria di realizzazione che in un prodotto di questo tipo non ci si aspetterebbe ormai.

L’impressione è che, dopo aver fatto grandi passi avanti verso uno stile più internazionale ed esportabile, la produzione di genere televisiva italiana si stia nuovamente chiudendo su se stessa, verso un manierismo incapace di fare appello a un pubblico vasto, ma contento di funzionare solo nel piccolo del mercato italiano. Speriamo che i prossimi episodi migliorino: in fondo, anche i primi due di Suburra, diretti da Michele Placido, erano i peggiori della prima stagione.

Suburræterna debutterà su Netflix il 14 novembre. QUI ne potete vedere il trailer.